Sanremo e il sogno d'amore

Per un curioso scherzo del destino, proprio durante le giornate del Festival di Sanremo, è uscito anche nelle sale italiane un film denuncia della violenza estremistica, quel "Timbuktu" di un fortunato regista mauritano, che svela con una pellicola di grande realismo il vero volto di chi uccide nel nome della religione. E non è un caso che il film si sposi paradossalmente con il messaggio dell'evento sanremese appena concluso. Un messaggio d'amore. Perché la gente, in realtà, ha bisogno d'amore, di tanto amore, di Grande Amore. Un motivo che colpisce con il suo testo ancor più della sua melodia, quello dei tre tenorini de IL VOLO, che ha trionfato appunto sul palco dell'Ariston, e che si scontra, per quanto riferito al sentimento di Cupido, con le gesta dei fondamentalisti che il registra ci mostra strumentalizzare anche l'amore tra un uomo e una donna. L'episodio dell'imam che oppone al concetto di guerra santa dei fanatici quello di lotta interiore, quello sforzo che ci purifica dal demone del male. E la canzone de IL VOLO ha lo stesso compito, quello di liberarci dalle caricature dell'amore e di riproporcelo con il suo autentico e antico significato. "Dimmi perché quando penso, penso solo a te, dimmi perché quando vivo, vivo solo in te, grande amore, dimmi chi sei, respiro dei giorni miei d'amore, dimmi che sai, che non sbaglierei mai, dimmi che se il mio unico grande amore". Parole di un lirismo straordinario, quello del vero amore, che nel film un pugno di stressati mette sotto i piedi condannandolo ad un infelice condizione. Una condizione che soffoca il grande amore di chi finisce pesino per subire violenza solo per aver osato sognare. Quel sogno che, invece, Sanremo ci ha detto che vale ancora la pena di coltivare: con il suo rinnovato teatrino, con le sue gaffes, con i suoi incidenti, con le sue polemiche, con la sua audience, con i malumori e le liti nate e poi morte intorno a Carlo Conti e alla sua cerimoniosa e sempre sorridente regia.
Casalino Pierluigi, 22.02.2015