E' il sessantanovesimo. Un passo da ieri. Un passato che non molla. Qualcuno prova stanchezza. Qualcuno non sa più niente. Qualcuno è un turista che scatta foto sotto la doccia. Qualcuno ancora lo nega. Qualcuno lo vorrebbe riproporre. Un deficiente. Come tanti, troppi. E' odio. Come allora, oggi. Non c'è altro da dire: "Meditate che questo è stato."* Poi venne la Palestina, il Vietnam, il Congo, il Ruanda, il CIle, l'Argentina, il Darfur, l'Egitto, la Siria, ext. ext. "Meditate che questo è stato." Una battuta? Potrei dire cinicamente: come allora, oggi. Una deficienza comune e frivola. Intrisa di sangue che "annusi come fosse profumo di fiori, lo racchiudi in un fazzoletto, ne domandi il prezzo agli assassini e a quanti tacciono con loro".**
.La domenica.
Oltre le mie cose: l’arrendevolezza,
la scelta impossibile, la neve,
la neve, un campo di verza congelato.
Un sole d’urina dilaga nella carrozza.
Ho edificato il tetto e le mura con la
mia pelle. Le ossa erano le fondamenta.
Ne ho gettato le basi mentre
qualcuno dice – sempre:
<<Cosa è stato?>>
Non è stato un terremoto,
non è stato un temporale:
quando è arrivato il lupo
è bastato solo il secco passo
a seminare macerie, macerie,
macerie.
Sta radendo al suolo un’intera città
di pelle ed ossa. Poi
il mondo. Già
l’universo.
Come spiegarti la realtà senza annoiarti?
Mi riconosci dentro a questo cielo aperto
tra moda e cheese e senza capelli, vuoti
gli occhi, freddo il grembo?*
Ti cuntu nu cuntu:
la domenica mattina:
patate al forno,
lasagne,
un croissant, s’il vous plait.
Ma non posso, non posso:
mi ricorda altro:
la domenica pomeriggio:
la neve, la neve,
un campo,
Arbeit Macht Frei,
la neve, la neve.
Un ricordo sbagliato -
un croissant, s’il vous plait;
un croissant, s’il vous plait.
* "Se questo è un uomo" di Primo Levi
** "Tra tutti i popoli" di Natan Alterman