Perchè il terremoto nel ferrarese? (6/7) da INGV Meteo Web

Terremoto02

Sciame sismico in Emilia Romagna: l’ultimo aggiornamento dell’Ingv  ORE 13 circa

Come spiega l’Ingv, l’attività sismica prosegue in Emilia Romagna con numerose piccole scosse e pochi terremoti rilevanti. In totale, al momento sono stati localizzati oltre 530 terremoti. Dall’inizio della sequenza, gli eventi di magnitudo superiore a 5 sono stati 3; quelli con magnitudo tra 4.0 e 4.9 sono stati in totale 15. A soli cinque giorni dal terremoto principale di magnitudo (Ml) 5.9, l’accadimento di qualche replica forte è possibile. L’ultimo evento di M≥4 è avvenuto ieri, alle 15:14 (ora italiana) (M4.0).

Tettonica compressiva nella Pianura Padana Emiliana
I meccanismi focali dei terremoti, ottenuti dalla modellazione dei sismogrammi della rete sismica nazionale, indicano che nella regione della pianura padana emiliana è in atto un processo di raccorciamento, indizio di una tettonica di tipo compressivo. La direzione di massimo raccorciamento è circa nord-sud, o nord-nord-est – sud-sud-ovest, ed è confermata dai dati GPS degli spostamenti cosismici (si vedano i rapporti precedenti). Questi risultati sono in accordo con quanto noto da precedenti eventi sismici del margine padano dell’Appennino settentrionale e dai dati sulla geologia del sottosuolo, evidenziando che tale processo si spinge ben più a nord del fronte esterno dell’Appennino.

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Per comprendere le origini geologiche dell’attuale crisi sismica che sta interessando l’alta pianura del Modenese e del Ferrarese bisogna rifarsi non a quello che si vede in superficie, ma alle caratteristiche geologiche, rocce e grandi strutture tettoniche (pieghe e faglie), presenti in profondità nel suo sottosuolo. Queste rocce e strutture tettoniche sono attualmente non visibili direttamente perché mascherate dalla presenza di sedimenti alluvionali (ghiaie, sabbie, limi, argille, ecc.) lasciati dai vari corsi d’acqua che solcano la Pianura Padana e di sedimenti marini immediatamente sottostanti.
Che cosa nascondono questi sedimenti fluviali e marini recenti? L’intensa esplorazione petrolifera eseguita con metodi indiretti (metodi geofisici) e diretti (tramite perforazioni) nei decenni passati dall’AGIP ci ha permesso di conoscere con un certo dettaglio la natura delle rocce e le strutture presenti nel sottosuolo padano fino a svariati chilometri di profondità .
Questo substrato più antico molto deformato rappresenta la prosecuzione verso NE della catena appenninica in lenta migrazione verso N e NE. Sotto la pianura è quindi presente una vera e propria catena sepolta. Questa catena deriva dalla collisione di due grandi placche: quella europea con il suo margine più orientale, il blocco sardo-corso, e quella africana col suo bordo più nord-occidentale: l’Adria. La collisione e l’interazione di queste placche ha portato al piegamento e al sollevamento dei sedimenti situati tra esse. La catena geologica non coincide però con quella topografica; una buona parte dell’Appennino, e precisamente la sua parte più frontale, si trova sepolta al di sotto dei sedimenti della Pianura Padana (Fig. 1).

http://www.meteoweb.eu/2012/05/le-origini-geologiche-dellattuale-crisi-sismica-in-emilia-romagna/136015/#chiudi_adv

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http://lasinorosso.myblog.it/archive/2012/05/25/perche-il-terremoto-nel-ferrarese-5-da-next-me-via-ingv.html