Perchè il terremoto nel ferrarese?: da METEO WEB

Oltre ai lutti, all’enorme mole di danni e al grave sfregio apportato al patrimonio artistico e architettonico, il forte terremoto che nella giornata di ieri ha scosso tutta la bassa pianura emiliana ha spiazzato gli stessi sismologi e geologi. Difatti il sisma, stimato con una magnitudo approssimativa sui 5.9 Richter, che alle 04:02 AM di ieri si è localizzato vicino il confine fra le province di Ferrara e Modena è avvenuto su una zona ritenuta a basso rischio sismico. La distribuzione spaziale dei danni, indotta dalla bassa profondità delle scosse (6-10 km), è stata localmente amplificata dai terreni di tipo alluvionale (il fenomeno dell‘amplificazione sismica). In genere, le onde sismiche, prodotte da un sisma di grande potenziale, quando incontrano dei terreni soffici, tipo i suoli alluvionali, tendono a rallentare la loro velocità di propagazione. Tale rallentamento conduce necessariamente ad un effetto di compensazione energetica, la quale si traduce in un notevole aumento dell’ampiezza, ossia una maggiore accelerazione del terreno che da luogo al cosiddetto fenomeno dell’amplificazione sismica. Ciò comporta un maggiore scuotimento del terreno che può produrre dei danni davvero significativi agli edifici sovrastanti, anche in presenza di un terremoto non particolarmente forte.

L’epicentro di questo evento tellurico, che creerà parecchi dibattiti dentro la comunità scientifica italiana, si è posizionato a soli 20 chilometri più a nord della zona a pericolosità sismica media dell’Appennino Emiliano. Negli ultimi anni la zona non è stata soggetta ad una attività sismica particolarmente intensa, con fenomeni scarsi e sporadici, meno che negli ultimi mesi, allorquando si è registrata una intensificazione dell’attività tellurica. Nessun legame con le scosse avvenute lo scorso Gennaio nel reggiano, ma c’è una probabilmente connessione con una scossa di magnitudo 4.5 dello scorso anno. Bisogna anche puntualizzare che l’Emilia/Romagna è a tutti gli effetti una regione sismica, tanto che nei secoli scorsi è stata interessata da vari episodi sismici, anche di moderata o forte intensità. Solo che gran parte di queste sequenze sismiche si sono sempre localizzata lungo l’area appenninica o sub-appenninica, tra Romagna ed Emilia, li dove scorrono vari sistemi sismogenetici, ben conosciuti da tempo e catalogati nella mappa del rischio sismico. Stavolta l’epicentro si è localizzato proprio nel cuore della pianura Emiliana, tra le città di Ferrara e Bologna, in un’area caratterizzata da terreni di tipo alluvionali derivati dai depositi fluviali lasciati dai grandi bacini idrografici che attraversano la bassa pianura Padana. Un evento davvero inusuale per questo lembo del “bel paese“. Bisogna pure tenere in considerazione che in Italia siamo riusciti a creare l’archivio dei terremoti storici più completo del pianeta grazie alla presenza di una vasta mole di documenti e reperti archeologi risalenti in età molto antica dal periodo della “Magna Grecia”.

La presenza di grosse civiltà, come i greci e i romani, oggi ha permesso agli studiosi italiani di poter completare la lunga lista dei terremoti più violenti che si sono abbattuti nel nostro paese negli ultimi 2000 anni. Ciò ha anche favorito l’individuazione delle principali sorgenti sismogenetiche sparse per il bel paese in grado di dare vita a terremoti particolarmente energetici. Finora nessun paese del mondo è stato in grado di creare un archivio dei terremoti storici più completo di quello italiano. Purtroppo però anche gli archivi possono includere delle lacune di dati che possono essere tralasciate pure in letteratura. Se si prende in esame la carta geologica della pianura Padana, dove vengono rappresentate le varie faglie e i sistemi sismogenetici riconosciuti dai sismologi, si evidenziano dei particolari molto interessanti sul profilo geologico dell’intera area. L’epicentro del grande sisma emiliano sarebbe localizzato lungo la ramificazione più settentrionale della faglia ferrarese, che rappresenta la prosecuzione verso la pianura Padana di quel complesso sistema di faglia che dalle Marche e dalla Romagna risale l’area costiera adriatica, progredendo verso nord con varie sorgenti sismogenetiche che negli ultimi secoli si sono rese responsabili di decine di grandi terremoti, tra le Marche e il riminese, con una magnitudo stimata anche superiore rispetto il terremoto di ieri, sopra i 6.0 Richter.

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http://www.meteoweb.eu/2012/05/terremoto-emilia-romagna-coinvolte-piu-faglie-del-sistema-sismogenetico-ferrarese-si-interrompe-un-lungo-periodo-di-quiete-sismica-che-durava-dal-1574/134917/#chiudi_adv