*IN TV CON VITTORIO SGARBI
Enews 338, martedì 10 aprile 2012
Ricordo le regole del gioco. Chi vuole cancellarsi dai destinatari deve solo farmelo sapere via email: enews@matteorenzi.it Tutti i suggerimenti, le idee, i consigli, le critiche sono per me utilissime: non riesco a rispondere personalmente a tutti, ma leggo ogni vostra riflessione sindaco@comune.fi.it. Per me questo filo diretto costituisce un’oasi di riflessione molto importante. Grazie!
1- Nazionale
Stasera sono a Ballarò, in diretta su RaiTre alle 21. Immagino che parleremo di Lega e della situazione politica che stiamo vivendo. Quello che mi lascia senza parole, quasi disgustato, non è tanto il profilo giudiziario della vicenda finanziamento pubblico ai partiti, già pesantemente emerso nello scandalo della Margherita. Certo, se ci sono responsabilità penali – come io vedo evidenti, ma non tocca a me esprimermi – è giusto che chi ha sbagliato paghi, senza sconti e scorciatoie: se un cittadino viene sorpreso a rubare, deve giustamente risponderne. C’è un buon motivo perché ai parlamentari e tesorieri di ogni colore si debba concedere una soluzione diversa? Domanda retorica. No. Per me almeno no, nel modo più categorico.
Non voglio neanche addormentarvi ripetendo le cose già dette in Leopolda, quando l'argomento non andava ancora di moda, o scritte su Stilnovo: io sono per la totale abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Non modifica, abolizione. E abolizione anche del finanziamento pubblico ai giornali, anche se non vedrete praticamente mai sui quotidiani questa proposta, chissà perché. Via, subito, grazie. Sono 300 milioni di euro l’anno che possono essere messi nei fondi per i servizi sociali dei comuni, non nell’alimentare le casse dei partiti o delle società editoriali.
Ma al di là di tutto questo, c’è qualcosa di profondamente immorale in ciò che stiamo vivendo. È lo scarto tremendo tra il Paese e i partiti. Mi si dirà: ma la famiglia Bossi si è dimessa (vero, era il minimo, ma almeno loro lo hanno fatto. Lusi, ad esempio, no). Già. Ma non è qui il nocciolo. Il punto è il drammatico messaggio che viene lanciato da una classe politica sempre più autoreferenziale. Fuori dal Palazzo le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese, mentre nel bunker i famigli dei partiti hanno soldi da spendere in abbondanza. Gli schieramenti politici sono sempre più vuoti di idee e di persone e sempre più pieni di quattrini: qualcosa non torna, no? Oggi il cittadino si vede aumentare le tasse, specie quelle locali perché ai sindaci tocca il compito dello sceriffo di Nottingham, come fossimo diventati esattori in conto terzi (e lo dice un sindaco che ha abbassato, non alzato, l’addizionale Irpef nel proprio comune). Si vede ridurre il potere di acquisto. E si vede nominare un Belsito qualsiasi – che poi sarebbe l’ex buttafuori divenuto tesoriere della Lega – come vicepresidente della Fincantieri. Agli operai in cassa integrazione che diciamo? Che la Lega aveva diritto al vicepresidente nel patto di spartizione? Come se non bastasse, poi, Belsito viene intercettato mentre collega il suo silenzio sugli scandali a “un contrattone" in Rai. Quello che è umiliante è che si possano attribuire posti di responsabilità a persone mediocri ma capaci di intrallazzare, mentre il merito, il talento e la qualità sembrano parolacce. Questo è drammatico, ancora più drammatico dei rimborsi spese del Trota. Ho cercato di approfondire il concetto in un’intervista a Federico Geremicca, de La Stampa, che trovate qui.
Tu magari sei una ragazza che studia, si laurea, e poi fa la precaria. Già, ti girano perché ti pare di aver buttato via il tempo. Cosa devi pensare quando davanti a te passa gente che ripete la maturità tre volte, che usa i soldi del finanziamento pubblico ai partiti per pagarsi la laurea (poi si lamentano della nostra proposta circa l’abolizione del valore legale del titolo di studio), che viene nominata ai vertici delle aziende pubbliche o che mantiene gli amanti più giovani come pare faccia la vicepresidente del Senato?
Ci sono due Italie. L’Italia delle famiglie normali, quella che fatica e la piccola – in tutti i sensi – Italia che se la spassa nei palazzi giusti. Per evitare che il fiume dell’antipolitica inghiotta tutti, non ci sono alternative. Via il finanziamento pubblico ai partiti, subito. Via questa legge elettorale e restituiamo ai cittadini il diritto di scelta dei propri rappresentati (a maggior ragione del candidato premier!), via i partiti da Rai, Finmeccanica e dalle aziende pubbliche dove ancora inzuppano in tanti. Troppi. La marea, chiamiamola così, monta. Sapranno i leader dei principali partiti capire che non c’è più tempo da perdere? Se ci pensate sono le stesse, identiche, cose che dicevamo alla Leopolda.
2- Locale
Sulle vicende fiorentine, qui trovate un’intervista su La Nazione, nel giorno dello scoppio del carro (link). Approfondisco solo un concetto, fedele all’idea di stringere molto i contenuti delle enews. Il Tar Toscana ha respinto il ricorso dei commercianti di San Lorenzo. Ricorderete la vicenda. Noi stiamo cercando di affermare che il suolo pubblico si chiama così perché dipende dal Comune. Sembra facile a dirsi, ma rivoluzionario a farsi. Infatti toccare gli ambulanti di San Lorenzo, in questa città, sembrava impossibile. Abbiamo aperto un confronto serrato e alla fine l’abbiamo spuntata. Si tratta di una delle prime decisioni nelle città d’arte di totale rivoluzione del commercio su area pubblica. Noi vogliamo – detta in sintesi – riportare quel mercato a livelli accettabili di decoro e di qualità. Ci sono moltissimi lavoratori capaci, che possono sentirsi parte di questa sfida se opportunamente coinvolti. Per farlo, però, bisogna superare l’idea che in San Lorenzo – come altrove – si possa vivere di rendita. E tutti i media locali hanno sottolineato come la nostra scelta abbia provocato un terremoto in quella parte di città.
Per questo non sono stati pochi i suggerimenti di chi mi ha proposto di stare in questi giorni lontano da quell’area. Ma se cito Farinata e il suo “A viso aperto”, poi non posso aver paura di due fischi. Il sabato di Pasqua, allora, ho chiamato un paio dei leader della rivolta sanlorenzina e li ho invitati a pranzo, in una trattoria storica del quartiere. Hanno accettato subito, suggerendomi solo di non fare il pranzo lì, ma in altra zona, per “evitare di surriscaldare gli animi”. E secondo voi può fare il sindaco uno che ha paura di entrare in un quartiere? Risposta banale, no. Pranzo dunque confermato nel centro del mercato con annessa visita a testa alta alle bancarelle per raccogliere tutti gli elementi di polemica, chiedendo: Se avete qualcosa da dire, ditemelo in faccia. Io ci sono
Vedremo se il pranzo sarà servito a riaccendere qualche spazio di collaborazione. In ogni caso credo che sia un dovere, per il primo cittadino, non tirarsi indietro mai. Qualcuno ha parlato della mia passeggiata come una provocazione. Ma sinceramente credo solo di aver fatto il mio dovere: questo non è un lavoro da pavidi, no? Ai fiorentini che leggono le enews chiedo: che pensate di come San Lorenzo si presenta oggi? Vi leggo volentieri.
Due considerazioni sul locale, ancora:
a) Dopo il lancio del biglietto Ataf acquistabile via sms (circa 3.500 nella prima settimana), segnalo un’altra piccola novità legata alla semplificazione tecnologica. Da giovedì prossimo sarà possibile pagare il ticket della Firenze parcheggi senza scendere di macchina ma semplicemente con il telepass. Piccole cose, sia chiaro. Ma l’obiettivo rimane quello di porre l’innovazione al servizio della qualità della vita.
b) Aziende: sono diventato sindaco nel 2009 e nella Provincia di Firenze c'erano cinque aziende dico cinque che si occupavano della gestione dei rifiuti. Abbiamo iniziato a razionalizzare e l'obiettivo è arrivare già nei prossimi mesi a una sola azienda su tre province. Un'azienda che riduca le spese di gestione, che sia in grado di stare sul mercato, che abbassi i costi per i cittadini. Meno posti nei consigli d'amministrazione e più efficienza. Questa è una delle più belle sfide del mio mandato amministrativo, perché solo così si cambia davvero.
3- Stilnovo
Sto ricevendo molti commenti su Stilnovo, il libro che è uscito mercoledì sera per Rizzoli. Ringrazio tutti quelli che ne parlano in modo sin troppo gentile. Chi legge le enews sa che l’ho scritto proprio io: lo stile è lo stesso, nel bene e nel male. Grazie anche a quelli che segnalano qualche errore. Ma grazie doppio, anzi triplo a chi mi critica. Utilizzo questo spazio allora censurando i giudizi positivi per condividere con voi qualche dubbio o lamentela. C’è chi mi domanda: “Perché l’hai scritto proprio adesso? Periodo sbagliato, occasione sciupata” e chi si lamenta: “Troppo semplice, quasi semplicistico”. Per altri il collegamento tra la storia di Firenze e il futuro dell’Italia suona artificiale. Qualcuno si lamenta di un eccesso di autocelebrazione fiorentina. Può darsi, per carità. Vi confesso, comunque, che dà grande soddisfazione leggere i commenti, anche se critici. Perché ogni opinione costringe al confronto, alla condivisione, all’approfondimento. E tutto ciò fa comunque bene a chi ha investito del tempo per provare a scrivere. I pezzi più apprezzati, per il momento? Il capitolo sei sui banchieri di allora, l’otto sulla mezza caccia a partire da Pinocchio. Dante di sinistra fa storcere il naso a molti, mentre l’idea medicea che la qualità dei governanti dipende dalla cultura dei governati è maggiormente condivisa è apprezzata. Viene considerato ardito il paragone tra i tecnici di ieri e quelli di oggi. Qualcuno, infine, dice che la presentazione del testo (a proposito, grazie! 1200 persone in sala e altrettante streaming) è stata troppo scherzosa e in un momento come questo non possiamo lasciare ai politici di fare la parte dei comici. Qui vi linko il video con la presentazione del libro (grazie a Giacomo Guerrini che si è prestato in modo eccellente al ruolo di presentatore), di seguito un po' di rassegna stampa con gli articoli de La Nazione, de L'Unità de Il Tirreno, de Il Tempo, di A, di Panorama e naturalmente invito tutti quelli che hanno letto il libro – o lo stanno facendo – a farsi vivi via email per continuare la discussione. Per chi si fosse perso la puntata di Otto e Mezzo con Lilli Gruber e Vittorio Sgarbi, qui c’è il link. Ogni commento come sempre è graditissimo.
Pensierino della sera. Pare che l’Unione Europea abbia disciplinato persino le gabbie della gallina. Come devono stare, come non devono stare e compagnia bella. Se siete allevatori o amanti della materia (nel secondo caso, magari, fatevi vedere da uno bravo) la direttiva è la numero 1999/74, che in questi giorni dovrebbe essere recepita. Sono sinceramente ammirato da tanta lungimiranza dei nostri legislatori continentali. Ma visto che sono così bravi a prendere posizione su tutti i diritti animali di questa terra, perché nel frattempo non si alza la voce anche per i diritti umani, a partire dalla carneficina siriana che continua nel silenzio più complice della comunità internazionale? Ancora ieri – si legge sui blog dell’opposizione – 100 morti uccisi a bruciapelo. Appena hanno finito con le galline, i nostri capi europei riusciranno a preoccuparsi anche di politica estera?
Un sorriso,
Matteo
PS. Fa sorridere parlare di innovazione quando si leggono notizie come quella di ieri, quando Mark Zuckerberg ha annunciato che Facebook si è comprata Instagram per 1 miliardo di Dollari. Qualcuno ha fatto notare che se Facebook avesse voluto comprare il New York Times, avrebbe speso meno, invece l'investimento ha riguardato una cosa nata in 8 settimane di lavoro come app per l'iphone e che in un anno e mezzo è stata usata da 30 milioni di persone. Non c'è niente da fare. Il nostro mondo viaggia ad una velocità impressionante...