Sgarbi controcorrente doc: Vattani, Casa Pound e il Ministro Pippo Terzi Baudo...


Roma, venerdì 27 gennaio 2012

 

Sgarbi sul richiamo del Console italiano a Osaka

Sgarbi: «Il ministro degli Esteri Terzi come Baudo: si preoccupa

di come e cosa canta Vattani»

«La Farnesina lo deve giudicare per i meriti

o i demeriti professionali; per le prediche morali l’unico che ha podestà è suo padre»

ROMA –

Vittorio Sgarbi interviene sul richiamo in Italia, da parte della Farnesina, di Mario Vattani, Console italiano a Osaka (Giappone):

«Il ministero degli Esteri

osserva Vittorio Sgarbi - utilizza per i propri funzionari gli stessi criteri di valutazione del Festival di Sanremo. Il problema che si è posto il ministro Terzi, incerto se indossare le vesti di Pippo Baudo o di Gianni Morandi, è come e cosa canta il console Vattani.

Già l’anno scorso

ricorda il critico d’arte e sindaco di Salemi - si era posta la questione per l’ammissione di due interpretazioni di «Bella ciao» e «Giovinezza giovinezza». Belle canzoni, ma d’ispirazione politica, una comunista, l’altra fascista, non necessariamente corrispondenti alla fede politica manifestata con tessere o proclami. Io posso cantarle entrambe, e con me il ministro Terzi, senza essere né l’uno né l’altro, fascista o comunista.

Il modello di San Remo, più equilibrato di quello della Farnesina, ci insegna intanto che la ragione per cui è inopportuno canticchiare quelle due canzonette è perché esse sono espressione di regimi totalitari. E che nessuno può onestamente affermare che il comunismo con le violenze, le deportazioni, la mortificazione della libertà di parola e di stampa sia un regime più tollerabile del regime fascista. Sono equivalenti. Eppure non mi risulta che nessun ministro degli Esteri abbia sottoposto a inchiesta disciplinare o richiamato in Italia un diplomatico perché ha cantato «Bella ciao» o si è anche pubblicamente proclamato comunista.

Il fascismo resta inopinatamente tabù nonostante i suoi effetti siano cessati molto tempo prima di quelli dei regimi comunisti, alcuni ancora in vigore e con cui la diplomazia italiana intrattiene importanti e convinte relazioni.

Ci si chiede, davanti al ragguardevole curriculum di Vattani: in che cosa le sue convinzioni politiche «cantate» hanno condizionato o alterato il suo compito - mi dicono esemplarmente svolto - in Giappone ?

In che cosa le canzoni cantate in Italia in una riunione di

Casa Pound, come un circolo dei tanti che i diplomatici frequentano, ha compromesso le funzioni di Console ad Osaka o ha messo in imbarazzo i suoi interlocutori giapponesi ?

Non doveva cantare ? Non doveva cantare. Ma i grotteschi fervorini, le allusioni al padre Umberto che va in motocicletta, in tuta di pelle nera (sic), le illazioni sullo svolgimento del suo compito (espresse, per esempio, da Francesco Merlo) chiedevano che il ministero lo difendesse per il ruolo che svolge e per come lo svolge, e non si facesse influenzare da indiscrezioni giornalistiche su vicende totalmente private.

Non capisco cosa debba sindacare la Farnesina rispetto a un incontro privato le cui immagini e il cui sonoro risultano rubati. Mi sarei aspettato che il ministro degli Esteri dicesse questo, elencando i meriti o stigmatizzando i demeriti professionali di Vattani. Per le prediche, o le questioni di opportunità, l’unico che ha podestà su Vattani, è il padre»

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