IL SIMBOLISMO NELL’ARTE a Padova by Pierluigi Casalino

 



IL SIMBOLISMO NELL’ARTE

Dopo il 1885 anche nelle arti plastiche si nota una reazione alle tendenze idealistiche che erano in parte proprie anche dell’impressionismo con la forma da un lato della corrente neoimpressionista - che è un superamento dell’impressionismo in un campo rigidamente scientifico – e dall’altro del movimento simbolista che si accompagna di pari passo al contemporaneo movimento letterario, specie per i rapporti tra artisti e scrittori che si incontrano nelle principali riviste alle quali collaborano entrambi (la Plume, la Revue Blanche, et cetera) e nella perfetta fusione tra saggi poetici e illustrazione d’artisti, il cui insuperato capolavoro rimane il Parallélement di Verlaine, illustrato da Bonnard. Nel 1889 appare la prima esposizione cui partecipano Gauguin e tutto il gruppo di Port-Aven, cui si accosteranno poi non solo gli aderenti al gruppo dei Nabis (Bonnard, Vuillard, Denis, et cetera), ma specialmente i “Tre grandi isolati” che maggiormente rappresentano in pittura il Simbolismo. Gustave Moreau, Puis de Chavennes, Odilon Redon. Accanto a questi infine deve essere ricordato – sebbene in genere tutti gli artisti del periodo abbiano risentito del gusto simbolista – il belga James Eusor, le cui maschere testimoniano di un mondo di pura fantasia, espresso in tempi “simbolistici”, che in parte anticipano il totale superamento della realtà oggettiva del surrealismo. A “ IL SIMBOLISMO IN ITALIA” è dedicata, fino al 12 febbraio 2012, una mostra di grande interesse a Palazzo Zabarella, a Padova. Nell’occasione viene riepilogata la suggestiva e visionaria stagione dell’arte della “modernità” nel nostro Paese. Sartorio, balsamo e gli altri protagonisti di quel periodo vengono rivisitati nel confronto dei modelli stranieri ispiratori, dai Bokin ai Klimt. Dietro la sapiente e brillante regia dei due curatori dell’evento, quali sono due esperti come Fernando Mazzocca e Carlo Sisti, la rassegna patavina riscopre la potenza creativa anche di artisti minori quali Grassi, Alciati, Lojacono e de Maria, oltre che uno straordinario “Notturno” ferroviario di Selvatico. Il Simbolismo italiano, irrequieto e nervoso, e pur ricco di intelligenza inventiva, interpreta un incandescente ed eccitato delirio di idee e di istinti, quasi ferini, tra le sirene e le ansie dell’incipiente Art Nouveau e le seduzioni magnetiche e isteriche della nascente psicoanalisi di Freud, vivendo già le ormai incombenti atmosfere futuriste, in quelle delle picassianeDesmoiselles d’Avignon”.

Casalino Pierluigi, 27.01.2012.