Fondata nel 2004, la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni ha avuto modo di espandersi nel settore tematico e geografico. Son ben
diciassette le collane editoriali della casa editrice, diciassette sono dunque le braccia che accolgono la diversità per condurre oltre i
confini territoriali e mentali. La denominazione delle collane è in linea con la politica della casa editrice, troviamo infatti:
“Letteratura di Confine”, “Trasfigurazioni”, “Mappe di una nuova èra”, “Saggi”, “Rivelazioni”, “Poesia”, “Fairie”, “Atlantide”, “La quiete
e l’inquietudine”, “Oltre il confine”, “Scritti in scena”, “Sopralerighe”, “Heroides”, “Poesia e vita”, “Echi dalla storia”, “Visioni”,
“Margini liberi”, “Echi da internet”.
Eccovi le novità per il mese di gennaio 2012:
“L’ombrello” di Sonia Consolo Giaccotto. Collana “La
Quiete e l’Inquietudine”. “Marcello, sei un ombrello!” Ecco la presa di consapevolezza di un semplice oggetto, utile, concreto,
appartenente ad ogni famiglia e nazione. Ma un oggetto può avere un’anima? È l’ipotesi che Sonia Consolo Giaccotto ha voluto porsi in
questa bella prova di narrativa, ambientata nel surreale che diviene reale, molto vicino all’impossibile, come direbbero gli scienziati, ma
chissà, la fantasia può fare anche questo, mettersi in discussione, portare se stessa all’esasperazione. È bello immaginare, no? E lo hanno
fatto in tanti: chi disegna fumetti, chi prepara cartoni animati, qualcuno ha pensato bene di far parlare giocattoli, pupazzi, palle, case,
spugne, attrezzi da cucina, e perché non un ombrello? Così la Nostra ha provato a costruirsi un oggetto-soggetto nella stesura della
storia, un oggetto discreto ma utile, non indispensabile all’esistenza, ma fortemente usato, uno di quelli che non rimangono fissi in una
dimora, bensì vengono spostati molto facilmente ovunque, per sostare in grossi vasi nei momenti di inutilità.
“Note di Luna piena” di
Giuliana Paleotti. Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Nella raccolta di Giuliana Paleotti si avverte tutta la tenera passione di uno
stile abbastanza vicino all’idillico-inquieto, una sorta di connubio tra due epoche che a lei appartengono allo stesso modo. Probabilmente
l’Autrice ha letto e assorbito l’influenza settecentesca, ma non solo: probabile che abbia amato parecchio un Giacomo Leopardi, ma anche un
Manzoni, un Verga, facendo tesoro di quella realtà che incombeva e faceva male. Come affermava peraltro Francesco De Sanctis in una delle
sue analisi sullo Zibaldone leopardiano, vera poesia è l’idillio, mi piace accostare tale concetto perché associo spontaneamente quell’io
amo e vivo e voglio vivere del poeta recanatese alla lirica Voglio volere della Nostra. È dunque una penna intimista, pur se non manca di
temperamento irrequieto, dubbioso quindi sano, intelligente, a volte soffuso, con delle puntualizzazioni acute, come quel Voglio che la
definisce già molto risoluta nel modo di porsi al lettore.
“Mielinconie” di Fernando Mirra. Collana “Trasfigurazioni”. Quando il
sentimento amoroso diviene distacco e tormento. Quando la notte è la celebrazione della nostalgica armonia di due corpi che si riscaldavano
e che, ora, preservano solo l’ombra di quel calore corporeo. Quando l’essere umano è al centro di pensieri dotti e rendiconti spirituali.
“Mielinconie” è una raccolta poetica di forte intensità emotiva, le tematiche si intrecciano dolcemente con un andamento melanconico
rivolto verso il passato e, rivolto verso la sensazione dello stesso trascorso. Il presente esibisce un luogo senza spazio per un uomo che
guarda oltre la realtà, sono emozioni che si rivelano antiche e che si proteggono avidamente similmente alle api con l’alveare.
“Mielinconie” è un curioso neologismo dato dall’unione di “miele” e “malinconia”, l’autore così facendo ha evidenziato quanto la forma
mentis della malinconia possa essere per il poeta, in un certo qual modo, dolce.
“Dolcedura” di Diana Cesaroni. Collana “La Quiete e l’
Inquietudine”. La scrittura femminile è qui evidenziata dalla percezione delle cose in maniera sottile e molto rilevante, sempre
idealizzante, pregna di fili invisibili ma saldi, perle preziose che sostengono tutta la poetica di Diana Cesaroni, sicuramente inquieta,
dalle tonalità forti e nel contempo eleganti, che fanno presa immediata sul lettore, cariche di sfumature rare, riconducibili tutte a una
sana rabbia che si fa strada tra le insenature dei concetti perché sì, la Nostra, impasta i propri sentimenti con un dolore sordo che l’
accompagna, la stringe, la mette in standby, ma poi, come se tutto questo fosse una sorta di serra nella quale vengono depositati dei semi,
ecco nuove primavere, che svegliano d’improvviso il meglio di quell’anima tormentata, ne traggono la dolcezza, simile a quella dei boccioli
bagnati di rugiada la mattina, la spargono attorno, nell’aria che frizza e vuole cose limpide, intatte. La poesia di Diana Cesaroni è tutto
questo, mai banale, ogni creazione è qualcosa di mai letto, di folgorante, bellissimo.
“Le ali di Yeshiva e altre storie” di Wilfred
Mbouenda Mbogne. Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. Wilfried è un giovane studente che viene dai luoghi caldi, quelli che io amo e anche
là l’inquietudine corre nel sole, nel mare, nei cieli rosei e dai tramonti speciali. Di questo giovane autore mi colpisce la freschezza,
quella modalità ingenua che usa per descrivere le proprie emozioni. Il suo sforzo per scrivere bene nella nostra complicatissima lingua. La
grande umiltà. è molto tenero Willie, così mi piace chiamarlo, ha grandi valori dentro sé e si è spinto verso la prova poetica con un
coraggio che merita rispetto immenso. So che porterà a termine brillantemente gli studi nella nostra Italia e che potrà vivere con quella
serenità che si è portato dalla sua meravigliosa terra, avrà moltissimo da insegnarci, statene certi. Intanto con questo volume inizia il
suo percorso pulito e limpido come le acque dei mari da cui viene. Inquieto sì, perché continua a non dimenticare le radici e le sue
origini, ma felice, pronto a partire nel salto della vita con tutti gli ideali più belli e più dignitosi. Vi consiglio quest’oasi
dolcissima di lettura.
“Profumo di Kikina nel paradiso dell’eden” di Rossana Asaro. Collana “La Quiete e l’inquietudine”. La poetessa
Rossana Asaro in questa sua prima raccolta di poesie mostra in modo palese ed accorato come la poesia è il veicolo che può rapportare se
stessi al mondo e il mondo a se stessi. I suoi versi sinuosi e coinvolgenti raccontano l’amore inteso come esperienza di vita, come motore
della propria esistenza, come sentimento allo stato puro. L’autrice attraverso giochi di parole, cercando un modo per non essere banale e
scontata, esprime tutta la sua interiorità e la condivide con il lettore. La ricercatezza dei termini, al di là della loro connotazione
semantica, già degna di nota, va oltre il significato reale proiettando l’essere nella iridescente e poliedrica complessità del suo
sentire.
“Stagioni Poetiche” di Antonio de Lieto Vollaro, Gabriele Fabiani, Cristina Parente e Lorenzo Traggiai. Collana
“Trasfigurazioni”. La volubilità del momento, la volubilità del verso. Conoscere il tempo attraverso il suono che scandisce il variare
delle stagioni e dei frammenti poetici. La stagione poetica come simbolo di variatio e sincronismo del pensiero umano con la Natura, la
stagione poetica come interscambio fra intelletti devoti all’emblema dell’esistenza. Una raccolta e quattro autori, Cristina Parente,
Lorenzo Traggiai, Gabriele Fabiani ed Antonio de Lieto Vollaro, che consolidano un legame tra le parole ed il ciclo consueto della
creazione, inteso come ideazione artistica ed umana, dunque facente parte della sfera naturale del conseguirsi della vita. I sentimenti
rispecchiano l’esaltazione dell’essere umano in un’apoteosi di leggi che imperniano la realtà di urla silenti, urla che indietreggiano
davanti all’oralità per distinguersi dall’indistinto dando voce ai segni grafici. Le sillogi presenti all’interno della raccolta “Stagioni
Poetiche”, “Urla la Vita”, “Graffiti Notturni”, “Polvere Poetica” e “Vibrazioni Poetiche”, impugnano la realtà per definirla durante i suoi
attimi circostanziali di definizioni ricettive, senza tralasciare un’esperta devozione verso l’ideale e l’astratto.
“Kuore di Kristallo”
di Paola Maria Leonardi. Collana “Echi da internet”. Ho scoperto la Poesia quando ho realizzato che la trasmissione delle emozioni può
avvenire attraverso la scrittura, le parole sono un efficace fonte di mediazione tra noi, il nostro sentire e il mondo circostante. In
realtà è sempre stata presente in me l’amore per l’armonia attraverso le parole. Avere nella testa delle idee, delle sensazioni che restano
sospese mi mi fa venire voglia di catturarle e direzionarle in versi, che formano poesie.. Accarezzavo da tempo l'idea di poter scrivere
quelle idee, quegli spunti che avevo in mente le ideavo anche con la fantasia, le elaboravo, le cambiavo, ma non trovavo il coraggio per
esporle al giudizio degli altri. Tutto ciò che è contenuto in esse, è frutto del mio cuore, che si è servito della mia mano per porle in
essere. Esporre se stessi senza rete, non è facile, richiede un accettazione di se notevole, al punto da volersi mostrare senza reticenze.
La ricerca dell'introspezione animica fa parte della mia scrittura, nello stesso modo con cui l' immaginazione si mescola all'aspetto
empirico del quotidiano, dando luogo ad elaborazioni di pensieri nei quali spesso le persone amano identificarsi.
“Elfingers e la pietra
nera” di Marcella Di Girolamo. Collana “Radici, letteratura abruzzese”. Presentare un’autrice che per la prima volta o quasi si affaccia al
mondo dell’editoria, non è semplice, ma di certo la naturalezza con cui Marcella Di Girolamo si palesa, non può che agevolare il mio
compito, specie nel momento in cui dalle sue parole si affaccia l’Abruzzo, in tutta la sua ridente fiducia nel futuro. Sentirsi
profondamente legati alla propria terra, è un vanto ed un onore per tutti gli abruzzesi, specie per coloro che coltivano con particolare
ardore le proprie Radici...letterarie. Marcella infatti inventa un mondo parallelo in cui nulla può essere scontato ma deve ricevere la
necessaria attenzione perché tutore di un prezioso elemento, che si rivela a mano a mano…un amore che deve essere compreso perché celato
dietro un’ ingannevole apparenza. Così, la Storia gira attorno a questo cardine, la stravaganza di un elfo che viene notata da tutti tranne
che dalla ragazza che gli ha rapito il cuore. E per lei affronterà incredibili avventure, un principe crudele che tiene prigioniere
svariate giovani strappate ai loro genitori, ingabbiata la prima moglie, e che, ora, vuole attentare anche alla libertà della bellissima
Daysun. Il linguaggio è molto ricercato, nulla viene lasciato al caso nella ricostruzione di un mondo parallelo eppure così magicamente
vicino.
“Un volo nell’anima” di Rosy D’Agostino. Collana “Echi da internet”. La poetessa Rosy D’Agostino ci commuove nella sua capacità
di volare nell’anima, operazione letteraria “complessa” e che può riuscire solo a chi possiede il suo particolare “talento”. Così, Rosy
attraversa l’etere in un batter d’ali poe-tiche, apprestandosi a conquistare anche il più scettico dei lettori.
Le sue parole ci avvolgono;
il loro senso ci permea… fino a che la nostra anima non volerà con le sue stessi ali. Per anni, Rosy ha accarezzato il sogno di volare,
sfruttando tutta l’ispirazione di cui disponeva: al tempo stesso, ha approfittato in maniera davvero accorta, “giudiziosa” a mio dire,
delle enormi, pressoché infinite risorse offerte da una tecnologia ad ogni giorno più amica.
Eppure, quando ha cercato di crescere, ha
trasmesso sempre la sua volontà di istaurare un contatto umano, non si è mai lasciata abbindolare, sedurre da simbolismi esagerati,
meccanici, inespressivi, vezzo di uomini ormai “cibernetici” quasi al cento per cento delle loro potenzialità espressive.
Internet, una
Rete sempre più vicina, è servita a Rosy per confrontarsi “pacificamente”, alla riscoperta di un universo emozionale smarrito, ingoiato, o
meglio fagocitato dalla modernità.
“Quando non passa il tempo” di Francesca Santangelo. Collana “La Quiete e l’Inquietudine”. La presente
raccolta di liriche di F. Santangelo di primo acchito potrebbe sembrare un diario d’amore. Così non è. A ben vedere in questi versi c’è la
spietata confessione di ansie, tormenti e bramosie d’amore; la messa a nudo di un’anima sensibile, passionale, sognatrice, nel suo
tormentato rapporto con il reale. Quasi tutte le liriche esprimono uno smisurato bisogno di amore a tutto campo, ora appagato in momenti di
esaltata intimità che si vorrebbero eterni, ora devastato dal tormento del dubbio, in un’alternanza di stati d’animo che ricorda da vicino
l’”odi et amo” catulliano. Altre liriche ripropongono il dramma esistenziale di una umanità alienata e vacua, inesorabilmente incapace di
cogliere il non-senso della vita e l’inutile scorrere del tempo. Visione cupa che sfocia in una desolante visione della vita e della morte
come un unicum inestricabile ed indissolubile. Da qui la ricerca di un superiore porto di salvezza da tutte le tempeste della vita, che
sembra sfociare nella fuga dalla realtà e nel rifugio in una illusoria dimensione di sogno. I versi di queste liriche, spesso connotati da
scultorea essenzialità, fuori da schemi convenzionali o di maniera, appaiono frutto di indubbia spontaneità di ispirazione.
“Il lavoro di
Don Rosolo Locatelli” di Davide Marzolini Lös. Investigatore privato arguto e meticoloso, sorta di Poirot di provincia, Don Rosolo
Locatelli è chiamato a Villora, nei pressi di Varsi, per risolvere un caso intricato. Gli indizi appaiono fuorvianti, ma il fiuto di Don
Rosolo risolverà il mistero. Davide Marzolini Lös, giovanissimo scrittore, elabora con questo suo primo romanzo una scrittura avvincente
che persuade e conquista il lettore.
“Le Destinazioni” di Fabiola Farina. Collana “Passi nell’ombra”. Spezzati e fragili momenti, di
durata variabile, vissuti da persone differenti per età e ceto, accomunati dal desiderio spasmodico di provare a vivere l’esistenza
accettandola, modificandola in rapporto alle aspettative dell’esterno o finanche giungendo alla decisione di abbandonarla. Nessuna
pusillanimità nel cuore di chi trascorre i propri giorni intensamente utilizzando tutti i sensi, forgiando una percezione individuale degli
accadimenti, che paiono legati alla loro libera scelta ma si rivelano incatenati ad un destino superiore. Il coraggio di esistere è l’
accettare le sfide senza reticenze, altrimenti non resta che far trascorrere i minuti, le ore, gli anni e poi dipartire, senza essersi mai
concessi durante il cammino.
Articolo presentazione Rupe Mutevole Edizioni:
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Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni
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