Libero Comune di Paolo Giardini

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LIBERO COMUNE

 

C’è negli archivi una famosa foto, scattata attorno al 1948, sempre intesa come primo simbolo del ritorno alla normalità del Comune di Ferrara dopo le traversie di guerra. Mostra una fila di nuovi furgoncini triciclo della Nettezza Urbana, azionati a pedale, allineati coi loro conducenti (paciugàr e spazzùn) in Piazza Municipale.

Furono comprati con soldi penosamente sottratti a risorse mai bastanti alle necessità del dopoguerra, per soddisfare il bisogno di civiltà sotteso nell’organizzare la pulizia in casa propria. Ancora in piena emergenza, quei trabiccoli di lavoro nuovi rappresentavano un futuro migliore.

Se una foto odierna dovesse simboleggiare la peculiarità dei servizi del Comune, fra i tanti soggetti idonei è impossibile trovarne uno senza la targa di Hera, società per azioni.

La società di capitali è la struttura mercenaria più filosoficamente lontana dall’essenza della municipalità che ci possa essere. Eppure ad una di queste s’è conferita buona parte dei servizi comunali, comprese l’esazione di certe tasse. E’ un caso che, nel dipanarsi della Storia, le tasse date in appalto dal potere vigente a soggetti diversi, insieme ad altri adattamenti abbiano sempre preluso a mutamenti non indolori?

Uno degli artefici, se non l’artefice principale, di questa strana perdita di autonomia comunale (la genesi dei Comuni, si sa, è l’affermazione di autonomie emancipate da soggezioni feudali, non il contrario) è il nostro sindaco.

Una perdita che è stata certamente intesa solo come muscolare, ritenendo che “la mente” possa conservare in virtù di clausole contrattuali il controllo a distanza di un “braccio” diverso dal proprio. Un disegno sbagliato, perché l’atrofizzazione del braccio spegne anche i comandi e di fatto il Comune perde il know-how dei servizi comunali. Quindi una provetta d’acqua di Po inviata a Sasso Marconi subisce un trattamento fisico, con agitazioni meccaniche alle temperature più varie miste a pause, considerato inammissibile dai vecchi tecnici comunali depositari del sapere municipale. Spariti quelli, chi in Comune ora può dare pareri per scienza propria sugli impianti di potabilizzazione? Sindaco, assessori e consiglieri? Non è possibile, oggi come i passato.

Altro esempio. Il Contratto per l’affidamento a terzi del Servizio di Pubblica Illuminazione prevede giustamente i controlli. Ma i controlli significativi nel rispetto del Disciplinare Tecnico possono farli solo controllori esperti almeno come gli addetti ai lavori ed equipaggiati con apposite dotazioni, tipiche, appunto, di un Servizio Illuminazione Pubblica che non c’è più, fagocitato dal “controllato”. E’ una coincidenza che in cinque anni la spesa sia più che raddoppiata per l’illuminazione pubblica a fronte di una potenza elettrica costante?

In questo contesto la frase gridata a Tavolazzi dal sindaco “Io non prendo ordini da Hera!!” nella seduta consigliare del 4/02/2010 suona come gradita espressione liberatoria per chi non apprezza un Comune brulicante di 1.500 furieri-impiegati e nessun soldato-operaio, in cui il senso della vita sia sempre e solo: “ ed è subito Hera”. Se non altro, per rispetto a Quasimodo.

Perciò speriamo che a Tagliani non sia sfuggita un’affermazione temeraria, che mantenga fede al suo intendimento dando ordini ad Hera in favore della città, riformulando contratti più idonei alle necessità di Ferrara. E cacciando via Hera da Ferrara se non ubbidisce.


Paolo Giardini

 

www.progettoperferrara.org

 

VIDEO http://www.youtube.com/watch?v=_PcBaIYylMw


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