UNO STRANO SCAMBIO
L’Amministrazione toglie le castagne dal fuoco ad un imprenditore edile, sollevandolo dal costoso onere di bonificare un’area edificabile inquinata di sua proprietà (ex Camilli in via Darsena) sulla quale voleva costruire quattro villette, concedendogli un’area verde di maggior valore per edificarvi in deroga trenta alloggi. In cambio, l’Amministrazione si appropria dell’area inquinata per destinarla a verde, previa bonifica (più blanda di quella prescritta dalla legge per le costruzioni) da effettuarsi a spese del costruttore.
E’ prassi ritenere che certi scambi “strani”, tipo quello fra una bicicletta malandata e uno scooter nuovo, siano inverosimili. A meno che non ci siano questioni cultural/affettive di mezzo (come la bici del nonno bersagliere entrato per primo a Trento). Questo è uno scambio “strano”: senza pressioni demografiche, la città vede aumentare la cementificazione e diminuire contestualmente la superficie verde, senza neppure riscuotere l’alto prezzo di mercato di un’area verde pregiata, malgrado il Comune sia pieno di debiti. E ciò avviene proprio dopo la pubblicazione di statistiche che attribuiscono a Ferrara la maglia nera per il consumo di territorio!
Quale giustificazione adotta l’Amministrazione per la scelta autocastrante? Ne fa una questione estetica: l’assoluta necessità urbanistica di un poetico “cuneo verde” (irrilevante l’assenza di angoli acuti nel terreno rettangolare chiamato cuneo) di raccordo fra via Darsena e via Rampari di S. Paolo. In mezzo ci sono i resti delle mura estensi. Questo sandwich, non più largo di 50 metri, fra due tratti di strada a che serve? A valorizzare il muro retrostante il museo della Shoah che dà su via Rampari. Si vede che vi apriranno un porta per consentire ai visitatori del museo di uscire dal retro invece di tornare a casa, completando la percezione dell’orrore dirigendosi verso le luride acque del Po di Volano. Nel dolente cammino troveranno così un prato dall’inquietante geometria.
Da quando Gropius e Le Corbusier hanno fatto intuire al mondo che dopo il Rinascimento gli architetti andavano accoppati da piccoli, una moltitudine di esempi nefasti ha vieppiù confermato il concetto erodiano. L’Amministrazione attuale col “cuneo verde” vuole dare il suo modesto contributo in rinforzo a quel concetto, ma non paga di ciò, per bocca del sindaco dichiara guerra alla memoria di Biagio Rossetti con queste parole: “.. abbiamo una visione chiara della nostra città futura: … la riqualificazione della fascia compresa tra il Po di Volano e le mura estensi sul lato sud della città, con il progetto per l’Idrovia, potrà riconsegnarci un fronte fiume vivibile e percorribile”. Non sono parole per i cittadini ferraresi come me, nooo, quelli e le loro decine di proteste sollevate non contano niente. Sono indirizzate solo all’amministratore delegato della Società La Darsena, sig. Lora, in immediata risposta ad una sua obiezione su quello “strano” scambio. Ma il sindaco lo rasserena: “Mi preme precisare che questa Amministrazione non tratta gli imprenditori privati secondo la logica dei figli e figliastri. Invito pertanto il signor Lora (e tutti gli imprenditori ferraresi) a venirmi a trovare se ha necessità di chiarimenti.”. Il signor Lora potrà quindi star tranquillo, a differenza di noi cittadini.
Noi conosciamo il temibile significato del termine “riqualificazione” quando risuona in Comune. Assai peggiore di quello manifestato nella o in altra confraternita simile: là è progettuale, qui è fatalmente operativo. Biagio Rossetti potrà continuare con comodo a rivoltarsi nella tomba.
Paolo Giardini