SALEMI NORMALITA'E VITALITA' CONTRO LA MAFIA (VITTORIO SGARBI)

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 Comunicato Stampa n° 02

Martedì 3 marzo 2009

 La cerimonia ieri mattina nel corso della conferenza sul tema

«Mafia ed antimafia: riflessioni nel 20° anniversario della morte di Leonardo Sciascia» alla quale ha partecipato

anche il Questore di Trapani Giuseppe Gualtieri

Tina Montinaro è cittadina onoraria di Salemi

Sgarbi: «La mafia si combatte con gesti di normalità. A Salemi lo facciamo con la forza della vitalità»

La denuncia di Petrini: «Usura: c’è una responsabilità del sistema bancario». Bocedi: «170 mila i commercianti vittime di pizzo ed usura»


SALEMI Tina Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, il capo della scorta di Giovanni Falcone morto nell’attentato di Capaci del 23 maggio 1992, da ieri è cittadina onoraria di Salemi. A conferirgliela è stato il sindaco della Città Vittorio Sgarbi nel corso della conferenza sul tema «Mafia ed antimafia: riflessioni nel 20° anniversario della morte di Leonardo Sciascia» svoltasi lunedì mattina nei saloni del castello arabo-normanno.


Queste le motivazioni contenute in un apposito atto deliberativo della giunta: «Per essersi distinta, con incisivo impegno, sempre attuale e costante, nel portare avanti e promuovere la lotta contro la cultura mafiosa, assumendo iniziative volte a sostenere la legalità. La sua tenacia è un baluardo cui guardano con speranza madri, mogli, figli e quanti hanno perso i propri cari nella guerra contro la mafia»


La vedova Montinaro, alludendo alle reazioni, lo scorso dicembre, di Rita Borsellino alla notizia della cittadinanza onoraria ad Agnese Piraino Leto, moglie del magistrato Paolo Borsellino, ha così commentato: «A scanso di equivoci, dico che mia sorella è d’accordo».


«Per me è - ha aggiunto la Montinaro – è molto importante questa cittadinanza di Salemi, soprattutto perché a proporla è una persona straordinaria come Vittorio Sgarbi che in questi anni mi ha sostenuto moralmente. La mia antimafia è fatta di gesti normali e quotidiani. E ai miei figli, ogni giorno, dico solamente: fate la cosa giusta.

Il prossimo 23 maggio ricorderemo la strage di Capaci e lo faremo in modo originale, con un moto raduno che porterà in Sicilia 3000 motociclisti da tutta Italia. Lo faccio per mio marito, per la Polizia, per le Forse dell’Ordine. Con un gesto vivo e forte»


Poco prima Paolo Bocedi, presidente nazionale dell’Associazione Antiracket ed Antiusura «Sos Italia Libera» che nel corso della conferenza di ieri ha presentato la neonata Federazione delle associazioni antiracket e un protocollo d’intesa con alcuni comuni siciliani, aveva designato la Montinaro presidente onorario dell’associazione.

«Ogni anno in Italia – ha rivelato Bocedi - 170 mila commercianti sono vittime del pizzo. Il fatturato di pizzo e usura ammonta a 17 miliardi di euro. La nostra è un’associazione che non chiede nulla, noi non chiediamo soldi a nessuno. In questi mesi sono arrivate molte segnalazioni dalla provincia di Trapani, segno che il fenomeno comunque, esiste»


«Tina Montinaro – ha commentato Sgarbi – è una donna che ammiro, la vedova di un valoroso agente, una donna che ha reagito a questa tragedia con la forza e la vitalità che forse si potrebbe anche non immaginare perché a volte uno pensa che lo sconforto possa essere più forte»


La conferenza è stata anche il pretesto per ricordare lo scrittore Leonardo Sciascia: «Quello di oggi - ha detto Sgarbi - lo considero un atto preliminare di un incontro più ampio e partecipato, con il necessario risalto, che faremo questa estate evitando sulla mafia retorica, rappresentazioni letterarie e di maniera.


«Conobbi Sciascia negli anni Ottanta – ha ricordato il sindaco di Salemi - quando alla Prefettura di Ragusa, assieme a Gesualdo Bufalino, con grande coraggio inaugurammo la riscoperta degli affreschi del pittore Cappellotti che raffiguravano il Duce. L’ho incontrato in numerose occasioni. E stavo lavorando con lui alla pubblicazione della rivista “Fiammette”. I rapporti con lui sono insomma documentati da diverse iniziative che mi mettono in una condizione di grande privilegio nel ricordarlo. Oggi lo ricordiamo nel punto più emergenziale della sua impresa letteraria, quella dei professionisti dell’antimafia che ha fatto tanto discutere.

Ci sono probabilmente tutt’ora persone convinte ancora che abbia sbagliato Sciascia, altre che ne hanno inteso il germe di verità che io stesso talvolta avverto quando incontro i professionisti dell’antimafia strutturata»


Nel suo intervento Sgarbi ha osservato come «la fine della mafia è nella normalità. Non ci dev’essere un aspetto dell’antimafia o della mafia che diventa alibi per il non fare. Il modello Salemi è il modello di un’avventura che poteva capitare a Torino o anche a Milano, e che accade in Sicilia nella presunzione che la Sicilia sia uguale ad ogni altra terra.

La normalità: questa è la fine della mafia. Vivere normalmente, non sotto scorta, non nella preoccupazione che se fai qualcosa qualcuno te lo impedisca o ti ostacola. La nostra esperienza a Salemi lo dimostra fino in fondo.


Ciò che dobbiamo combattere – ha aggiunto Vittorio Sgarbi - non è una ideologia della mafia, ma una realtà dell’azione criminale concreta. Ed è per questo che ho pensato ad un Museo della Mafia che sia come un Museo dell’Olocausto, qualcosa che è tragico, ma che è stato, cioè il segnale di una storia superata, un’archeologia. Non un potere in atto, ma sconfitto: da questa consapevolezza sono nate le mie esperienze e le provocazioni di Toscani che ha registrato il marchio mafia. Marchio che il Ministero dell’Interno ha ricusato ritenendolo Cosa Sua e non Cosa Nostra. Quindi lo scandalo è ingiustificato perché quello che abbiamo fatto a Salemi è un altro modo per smontare un potere attraverso una forza che è quella della vitalità, la forza di tanti giovani che lavorano a Salemi»


Particolarmente seguito l’intervento del professore Francesco Petrino, l’ex docente di Diritto Bancario dell’Università «La Sapienza» di Roma che ha abbandonato l’insegnamento per dedicarsi alla tutela delle vittime dell’usura fondando lo Snarp (Sindacato Nazionale Antiusura e Riabilitazione Protestati:

«In Sicilia attualmente vi sono 320 mila protesti. Ben 680 mila soggetti censiti nelle banche dati dei cattivi pagatori e non sempre lo sono. Se una persona ritarda soltanto di 3 giorni – ha spiegato il docente - va automaticamente a finire nella centrale rischi della Banca d’Italia e vi rimane inserito per due anni anche se ha pagato dopo il terzo giorno. Questo determina che se vanno in banca non possono aprire conti correnti o avere credito: è così che finiscono in mano agli usurai.


In Sicilia ha aggiunto Petrino - ci sono 116 mila esecuzioni, ovvero case all’asta su richiesta delle banche, e altre 43 mila su richiesta delle esattorie. 70 mila le vittime dell’usura in Sicilia, mentre i risparmi rastrellati nell’Isola con gli scandali finanziari ammontano a circa 8 miliardi di euro»


Poi una denuncia forte: «Il sistema bancario non collabora, è assurdo che non si debbano aprire i conti a soggetti che vogliano lavorare con il proprio denaro, e ciò nonostante gli accordi quadro. Questa gente per incassare un assegno è costretta a rivolgersi agli usurai. Il sistema bancario ha grosse responsabilità»


L’editore trapanese Ignazio Grimaldi ha osservato: «La Sicilia, ed in particolare la provincia di Trapani, è schiacciata dal sistema mafia ed antimafia. La politica fa finta di fare antimafia, si leggono tanti attestati di solidarietà, ma nessun gesto concreto»


L’intervento di chiusura è stato affidato al Questore di Trapani Giuseppe Gualtieri. «Ringrazio Sgarbi per la cittadinanza onoraria a Tina Montinaro, perché ogni volta che si ricorda Montinaro, si tocca il cuore di tutti noi. Io sto dalla parte di quelli che vogliono fare. E so che spesso, per fare, si sbaglia. Sgarbi è un uomo dei media, un grande comunicatore e deve colpire per affermare il suo messaggio. E il messaggio va giudicato per quello che è il progetto finale. Sono stufo di fare l’interpretazione autentica delle parole di Sgarbi. Credo che sulle sue posizioni ci si debba attenere all’obiettivo finale e non alla forma. Invito tuttavia il professore ad essere un po’ più indulgente verso i giornalisti»


«La lotta alla mafia – ha aggiunto Gualtieri - deve essere patrimonio di tutti. Non vi sono padroni come penso non vi siano buchi di malafede. Certo, c’è chi lo fa a tempo pieno e può correre il rischio di crederci troppo, ma questo fa parte dell’umano. La cosa fondamentale è che qualunque iniziativa che abbia l’obiettivo di migliorare la vita de cittadini, fa solamente bene.

Oggi la mafia s’insinua là dove ci sono le risorse pubbliche. La svolta culturale sta nel far capire che più imprenditori sani uguale meno mafia. Ma ci vuole un cittadino più consapevole. E la politica deve fare la sua parte»



l’Ufficio per la Comunicazione

(Nino Ippolito)

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