IL CREPUSCOLO DELL'UOMO

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Nell’età post-industriale in cui viviamo, stanno sorgendo sempre più forti le tensioni sociali, la violenza e il nichilismo, affiorano dall’oblio dei sensi dell’uomo occidentale , il quale si vede sempre più preda e non predatore, sempre più dominato e non dominatore del creato, perché i valori umani, affettivi, tradizionali, sono irrimediabilmente morti, per dare spazio alla tecnica e alle scienze, che nate con il presupposto di aiutare l’uomo a vivere meglio, invece lo stanno soffocando , rendendolo un automa amorfo ed irragionevole, sempre più chiuso in sé stesso , sempre più vittima delle sue stesse paure.
Con lo scorrere incessante dei secoli, l’uomo ha perso tutti i contatti con la natura, con il suo essere egli stesso membro di essa, abbandonando madre-terra, per rifugiarsi nelle città, negli ambienti urbani, là dove ha tagliato corto col mondo naturale è si è via via costruito un mondo artefatto, insipido, finto , finendo con l’ingannare il suo stesso essere ontologico.
Ecco che giunto a questo punto, l’uomo, avendo perso ormai tutto il suo bagaglio spirituale-naturale essenziale, si trova a vagare come un’anima in pena in questa prigione di cemento e acciaio che s’è creato, divenendo schiavo delle sue stesse voglie e di quelle che la società moderna gli impone.
Come soleva dire Dostoievskij: -il segreto della vita non sta nel vivere, ma nel sapere per cosa si vive- ed ecco che l’uomo di oggi non ha più un paradigma solido da seguire, non ha più un principio ispiratore per le proprie azioni, che non sia la banale voglia di affermarsi sul piano materiale, perdendo di vista il senso del suo esistere egli non vive pienamente la sua vita, sopravvive.
L’uomo moderno ha smesso di contemplare il cielo, le stelle, il sole, la natura tutta, smettendo così di ricercare il principio primo ed ultimo del creato, l’alfa e l’omega della vita; preferendo cercare di dominare il mondo materiale si è rifugiato nei falsi miti dell’innovazione tecnologica, della supremazia dell’ Io sul Noi, del pressappochismo, del relativismo e del danaro, unico motore della nostra civiltà malata.
Ci sentiamo impotenti di fronte a questo mondo che corre, corre, ma non sa dove stia andando così di fretta , non ha né un fine , né una meta; siamo tutte schegge impazzite di una società folle, in cui non ci sono più punti di riferimento, dove la religione ufficiale è divenuta più o meno un coacervo di finti moralismi, rinnegando il suo ruolo primario, per la verità già abbandonato da tempo, dove i filosofi hanno smesso di fare i filosofi e i politici hanno smesso di occuparsi della politica, demandando tutto all’occhio onnisciente del Mercato.
Non v’è più spiritualità se non quella che potremmo definire “ Spiritualità da Supermaket”, tale categoria è ben rappresentata da moderne pseudo-religioni settarie.
Da più parti, si avverte come se qualcosa si sia rotto irrimediabilmente, come se l’equilibrio che contraddistinse l’antichità classica e che si protrasse nel medioevo e nel rinascimento sia andato progressivamente disgregandosi con le prime avvisaglie del razionalismo sei-settecentesco e via via sempre più dissolvendosi sino a divenir nulla nell’età moderna.
Ecco, il nulla, il nulla di un uomo disumanizzato, despiritualizzato, decontestualizzato dal suo habitat originario, il nulla che possiamo percepire quando pensiamo alla futilità del vivere quotidiano, il nulla che si manifesta come violenza: violenza contro gli immigrati, violenza negli stadi, violenza che traspare da omicidi tanto assurdi quanto efferati.
A volte mi chiedo se il Lume della ragione non ci abbia ottenebrato la coscienza, invece che donarci il fuoco della conoscenza tanto osannato dai modernisti.
Forse aveva ragione Guènon siamo agli sgoccioli della civiltà come la intendiamo noi moderni, forse siamo giunti davvero al computo finale del Kali Yuga.
 
http://it.wikipedia.org/wiki/Ren%C3%A9_Gu%C3%A9non

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