ARCIPELAGO FERRARA

MAJAKOWSKIJ LENIN.jpgARCIPELAGO…FERRARA (Da Balbo a Balboni...al FUTURO)

*da Roby Guerra La Casta Ferrara (saggio futurpolitico) Futurist Editions E-Book

"Il proletariato dei geniali al governo realizzerà il teatro gratuito per tutti e il grande Teatro aereo futurista" Filippo Tommaso Marinetti


Una digressione ferrarese, intesa come campione scientifico nazionale (e storicamente giustificata e pertinente), ovviamente riparte dalla stagione eroica della rivoluzione fascista. Altrove una succinta disanima più specifica su Italo Balbo: ora uno sguardo trasversale fino ai nostri giorni con particolare puntualizzazione sull'attualismo... e sulla roccaforte comunista Ferrara, ancora saldamente in mano alle forze pseudoprogressiste del Passato. E iniziamo dal futuro, dal Presente: negli ultimi decenni il "regime" spaccia Ferrara per città d'arte; è anche vero, come nessun revisionismo deve discutere fatti storici irreversibili come la resistenza (anche ferrarese) e tutta la mitologia anche reale antifascista, il ruolo eccezionale dei comunisti italiani (da Togliatti a Berlinguer!)  rispetto al comunismo internazionale (pur con il dubbio indimostrabile ma fondato di un probabile slittamento nell'orbita di Stalin se i Rossi... avessero vinto nel 1922 o nel 1945.). Va da sé, piaccia o meno, certo fascismo ferrarese in particolare, testimonia tutt'oggi a livello esclusivamente semiotico - sia ben chiaro - una rivoluzione italiana possibile mai realizzata: lo stesso vituperato Italo Balbo si oppose chiaramente alle leggi razziali e alla suicidale alleanza del duce con la Germania nazista, per sottolineare - ora- uno solo degli aspetti di certo revisionismo non volgare e bugiardo che la politica del futuro non può ignorare o ibernare. Nel secondo dopoguerra a Ferrara e soprattutto nella nostra contemporaneità, l'opposizione antiregime - precursore della svolta di Fiuggi della Destra italiana - s'identifica con il ruolo dell'attuale senatore Alberto Balboni: ricordiamo soltanto l'ancora recente memorabile battaglia sullo scandalo insabbiato del Palazzo degli Specchi, pietra miliare della fase terminale del paleocomunismo ferrarese. Il ruolo, poi, nazionale e fondamentale del Festival del Tricolore a Mirabello testimonia anche con il foglio rinnovato a livello ideale del Corriere Padano.(fortemente voluto da Alberto Balboni e Carlo Ferretti- per anni Paladino inascoltato dell’aeroporto... Italo Balbo, tra primi d’Italia e mai decollato… per farci il Castello Rosso, diretto prima dal libero e colto conservatore Stefano Gargioni e poi dal libero e gentleman giornalista  politologo Mauro Malaguti), il percorso alternativo per Ferrara più visibile degli ultimi decenni, al di là dei numeri per Forza Italia (mero effetto Berlusconi) e della critica hard recente de La Destra dello stesso Gargioni e Alberto Ferretti, dell'eretico Davide Verri, alla luce di recenti gravi errori mediatrici e poltici che caratterizzano l'attuale opposizione. La "Ferrara Liberata" che la Nuova Destra italiana postmoderna scommette è tuttavia ardua impresa in un villaggio... nazionale dove il Partito Comunista ha anche parzialmente nel Passato operato brillantemente (come in Emilia-Romagna) e dove gli eredi attuali postcomunisti vivono - ancora vincenti - di forza d'inerzia sempre più e godono i frutti di 60 anni di dominio incontrastato. Ferrara è chiaramente una rete virtuale... ma concretissima di poteri intrecciati (comprese magistratura e banche) che coinvolge anche nell'anima tutta la popolazione: chi si oppone a Ferrara, mette in gioco la propria sopravvivenza economica, la propria autoaffermazione e prestigio, rischia l'esilio sociale come negli ex paesi della cortina di Ferro, fatte le dovute proporzioni... In realtà, tornando al presente più specifico, Ferrara città d'arte, sta esaurendo la propria forza propulsiva, è ormai mito d'arte! Lo scandalo Ronconi è il canto del cigno di tale mitologia! Ferrara resta Cenerentola dell'economia, nonostante Arte e Turismo, al di là di certa creatività persistente della nuova generazione postcomunista, identificabile con l'Arci o certo ambientalismo: alcuni dei migliori (i vari Alberto Ronchi, Massimo Maisto, Barbara Diolaiti, Leonardo Fiorentini o lo stesso Golinelli) assurti a ruoli istituzionali non trascendono spesso i pregiudizi paleocomunisti da cui provengono, scontano pure l'inevitabile scivolamento democratico di una città che non ha mai conosciuto in 60 anni politiche alternative (una vera e propria legge fisiologica del Potere!). Insomma 20 anni di fascismo, 60 di comunismo (quasi come ...Moska!) , già tale fatto storico non può non suggerire, in nome della libertà e della democrazia (ora in senso relativo senza enfasi o proovcazioni letterarie) la necessità inrinviabile di una prossima rivoluzione neoestense.  L'arte e il turismo non favoriscono affatto a medio-lungo termine, in tale politica di regime, l'evoluzione economica di Ferrara, anzi fungono sempre più da lucciole per lanterne: nel turismo, poi, come nuova fonte d'occupazione concreta si privilegiano soluzioni sconcertanti, pensionati volontari anziché giovani disoccupati o personale qualificato in età di lavoro! Certa puridecennale politica economica finalizzata al privilegio della grande distribuzione (e di ipermercati), della Coop… della Finanza Rossa,  ha già irreversibilmente minato il piccolo commercio: il centro storico sopravvive per il tempo libero serale ma coinvolge solo studenti e i più giovani; una pedonalizzazione poi assoluta, sempre del Centro storico, anche nella ore serali, riflette una visione di Ferrara futura sempre dominata dalla Nebbia e dall'inerzia, mai dalla creatività come presuppone qualsiasi città d'arte (non solo fino alle 6 pomeridiane, quando chiudono i musei). Dall'esterno, la museificazione di Ferrara è dato trasparente, come testimonia appunto la popolazione studentesca extraferrarese degli ultimi anni, altra risorsa sprecata, che poi preferisce Bologna: ma a Ferrara le istituzioni, anche nelle sue linfe creative, sono sorde, prigioniere di certo solipsismo provinciale autogratificatorio.  Finita, poi, l'era - anche creativa - Soffritti, il futuro di Ferrara rossa appare pericolosamente regressivo dopo l'innesto verde pacifesso, troppe facce ironiche (ed è un eufemismo) dopo l'11 settembre,  Ferrara si è rivelata antiamericana e qualcuno paventa persino il passatistissimo Franceschini o un altro postDC - Tagliani - come futuro leader di Ferrara, dopo l'esperienza alla Matrix di Sateriale (ma come presenza tangibile... Piazza Municipale resta già nella memoria storica, come scrisse solennemente sulla piccola Pravda del Comune...)... Come i paese comunisti dell'est negli ultimi anni, poi, fatte le dovute - ancora - proporzioni, i girotondi assurdi sul traffico, nonché certi input inquietanti che vanno dallo stesso Palazzo degli Specchi, al record della Spal (due presidenti- prima di Butelli- davvero innamorati della maglia...biancoazzurra a strisce!) al Nuovo Ospedale degli Specchi incompiuto, certa farsa stessa della Turbogas non sorprendono chi conosce la storia del comunismo! I record o quasi, infine dei tumori o della depressione (con punte di rifiuto della vita... assai gravi), statistiche o prove scientifiche o meno, segnalano una qualità dell'esistenza ben diversa dalla fanfare del regime, sia a livello psicologico sia a livello di tutela dei lavoratori (ma dei cittadini tutti) e affini, anche se stranamente (per una città Cenerentola in economia) spuntano come funghi nuove banche, quasi come gli extracomunitari che già hanno invaso il quartiere Giardino, zona Spal, Stazione, via Garibaldi (e Viale K con preti ingenui o compiacenti!), naturalmente con il collaborazionismo dei loro amici rosso-verdi o appunto missionari discutibili! Infine, tra le difficoltà a trasformare politicamente e culturalmente la città, è disarmante constatare l'assenza di liberi pensatori alternativi, dall'università alle associazioni, o quasi: chi ci prova (ad esempio la Professoressa e scrittrice Giuliana Berengan, chi scrive e non molti altri) è letteralmente azzerato… In definitiva, a Ferrara, il futuro è prevedibile: mutazione politico-culturale quasi darwiniana inrinviabile! Le fanfare di Ferrara città d'arte sono in fase terminale, nonostante la nebbia e lo "psico-comunismo" che imprigionano la città: o la nuova destra postmoderna ferrarese fa saltare il sortilegio "rosso" nostrano o Ferrara sarà la Nuova Spina del futuro prossimo…


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