Da: Newsletter Financecommunity.it
Nazionalizzare Banca Carige è un finto tabù
Di laura morelli
In un'intervista rilasciata a La Repubblica martedì scorso, il ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha detto che a risollevare le sorti di Banca Carige potrebbe essere anche un intervento pubblico, così come accaduto "in Germania, Regno Unito o altrove".
È un endorsement che non dovrebbe passare inosservato. Per quanto realmente accadute in Germania (con la Hypo Real Estate bank), Regno Unito (con Royal Bank of Scotland e Lloyds) o altrove, ad esempio in Austria (Kommunalkredit e Hypo group Alpe Adria), le nazionalizzazioni delle banche sono sempre dei tabù, soprattutto in Italia.
Politica e credito insieme? Pensarlo ci fa già vedere nelle nostre teste un segnale d'allarme rosso fuoco che lampeggia senza sosta: una banca nazionalizzata è per molti più soggetta alle ingerenze politiche e questo non va mai bene.
Inoltre, al di là del discorso attorno a cosa è accettabile o meno in un libero mercato, ciò che più preoccupa l'opinione pubblica, e uno degli elementi chiave della retorica populista, è l'uso dei soldi dei cittadini per il "salvataggio" di istituti di credito finiti in dissesto spesso a causa di una gestione spregiudicata, clientelare, in cui la banca locale di turno sapeva esattamente a chi e come prestare i soldi. Salvare una banca significa oggi correre in soccorso di una classe dirigenziale privilegiata, di interessi espressi da privati, a spese dei contribuenti quando invece l'obiettivo di ogni politico è "tutelare i risparmiatori".
Il tutto a fronte di un conto salatissimo. Per fare un esempio, al Regno Unito, azionista di maggioranza di Rbs con oltre il 60%, il salvataggio della banca nel 2008 è costato almeno 27 miliardi di sterline.
Ma a volerla vedere da un altro punto di vista, nazionalizzare potrebbe non essere sempre e solo il male assoluto.
Nel 2017, nove anni dopo la nazionalizzazione, Rbs è tornata per la prima volta in utile raggiungendo i 752 milioni di sterline (circa 850 milioni di euro) contro una perdita di 7 miliardi di sterline nel 2016, e nel 2018 ha distribuito il suo primo dividendo dall'inizio della crisi. Il lavoro di rimessa in sesto della banca sembra dunque funzionare e se il Regno Unito decidesse di restare nell'azionariato, nel (molto) lungo periodo la nazionalizzazione potrebbe trasformarsi in un investimento. I soldi dei contribuenti (che non vengono esattamente spesi benissimo in tante altre circostanze) potrebbero in questo modo essere in parte recuperati. Perché non potrebbe essere così? Perché tutelare i risparmiatori non può significare intervenire in maniera diretta nel rimettere in sesto un oggetto, la banca, che potenzialmente può dare dei frutti interessanti? Con una corretta gestione, manager capaci, le dovute distinzioni con la politica e un tempo lungo di attesa, l'intervento pubblico in una banca potrebbe trasformarsi in qualcosa che possa servire allo Stato. Se utilizzare i soldi delle tasse per questo sia giusto o sbagliato dipende probabilmente dall'operazione in sé. A volte non c'è scelta. E spesso l'alternativa è svendere la banca in dissesto e darla a qualcun altro che molto probabilmente farà la stessa cosa, o magari la smantellerà e allora gli interessi dei risparmiatori non sarebbero comunque tutelati.
E le ingerenze politiche? Il rischio c'è, ma chi davvero si sentirebbe di dire che alcune delle banche private del paese, in diversa misura, non le hanno avute?
E il costo? È sicuramente elevato. Mps solo a luglio 2017 è costata 3,9 miliardi. Come in ogni investimento, deve valerne la pena, soprattutto perché in ballo ci sono i soldi che ognuno di noi versa allo stato. Occorre quindi valutare sia la valenza di sistema - se il costo del non intervento, ossia le eventuali ripercussioni sul sistema dei pagamenti dunque su imprese e famiglie, sia superiore al costo dell'intervento ? e sia quella finanziaria, in termini di rischio/rendimento. Carige non è una banca sistemica, farla fallire non farà crollare il nostro sistema economico, ma di certo può essere valutata per quella che è: un'azienda in crisi che deve essere risanata. Se a farlo è lo Stato ? come in altri settori ? non necessariamente è una cosa negativa. Certo, deve essere fatto bene e ciò dipende dalle persone. Ma questo è tutto un altro discorso.
NEWSWIRE
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