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Il romanzo sul sisma emiliano del 2012 di Davide Grandi (Il Grande Boato...): e 6 anni dopo?



"ll mio secondo racconto, "Il grande boato. Maggio 2012, l'Emilia trema" pubblicato nel 2014 dalla Este Edition (nota casa editrice di Ferrara); parla dei due terribili sisma che hanno colpito l'Emilia il 20 e 29 maggio 2012. Ne parlo in quanto testimone che ha vissuto in prima persona tale tragedia e che è stato colpito da ciò che di positivo ha visto affiorare, come causa degli effetti psicologici e sociali, nelle persone che abitano questi luoghi, che ha messo in evidenza un altruismo e un senso di comunità che non vedevo da tantissimi anni e che mi hanno motivato a scrivere questo libro. "

Così l'autore all'epoca semiesordiente  nel 2014 (quindi due anni dopo il famoso sisma emiliano - che lateralmente colpì anche Ferrara) presentava il suo libro analisi sulla tragedia emiliana (relativamente anche per Ferrara) ma assolutamente inedita in città (persa anche la memoria storica del sisma disastroso di alcuni secoli prima...).

Nel maggio 2018  per il sesto anniversario, si è osservato dalle cronache, una serie di interventi in città istituzionali, incontri, dichiarazioni pubbliche dei vertici politici (anche regionali), geologi inclusi:
all'insegna di una ridondanza e autoelogi francamente stucchevole, a parte i geologici che hanno comunque evidenziato - né potevano certo fare diversamente-  x  strutturali, ineludibili nonostante la prosopopea dominante.
Nello specifico, certamente, le cose sono andate diversamente dalle riqualificazioni di certi terremoti  storici meridionali (ma non a L'Aquila probabilmente,, e certamente meglio a suo tempo in Friuli..,), ad esempio quello ancora recente di Amatrice e umbro-abruzzese...:
tuttavia  a parte  molti milioni di euro  dislocati dal ministro ferrarese (ex) Franceschini quasi esclusivamente a uso clericale storico, parzialmente per le scuole e altri edifici storico-pubblici (Università ecc.), qualche piano d'informazione civica sulla prevenzione, non ci risultano  almeno trasparenti  piani di prevenzione e di evacuazione precisi, né tanto meno qualche business plan strutturale a medio lungo termine  per - come sempre dicono i geologi- una grande opera di messa in sicurezza della città, ovvero nel settore privato, le case dei ferraresi , in gran parte fuori norme antisimiche (almeno dopo il 2012... ma poco importa scientificamente e nella sostanza).

Che c'entra tutto ciò con il libro di Grandi?  L'on topic neppure è oscuro...  Infatti, quella radiosa paradossale condivisione umana e comunitaria postsisma  ( una breccia di psicologia collettiva inedita da decenni - in tal senso)  nei fatti, essendo irrisolti certi bachi X di cui prima, si è risolta un poco e con una iperbole come l'ardita avventura di Fiume di Gabriele D'Annunzio. 

Come spesso capita, passata la paura e eventi di squilibrio traumatico come i terremoti, alla fine ha vinto la rimozione  e l'esorcismo e la solita teoria della Percezione cara ai Politicanti di certa area;   a Ferrara, la sicurezza è persino - come noto - peggiorata quasi altrettanto tragicamente- con la politica ultrabuonista dell'Accoglienza (vedi ZONA GAD ma non solo): dando degli allucinati a residenti e mezza città che ben constatava e viveva  (tutt'oggi) anche  livelli di insicurezza inediti per un villaggio-città ex quasi isola felice.

Soprattutto in caso di future scosse  6- 7.0  che cosa accadrebbe a Ferrara, tra gran parte della città con edifici e case private (ma non solo)  insicure (fuori parametri normativi antisismici)? Nessuno ci risulta, non solo ha risposto e spiegandolo, ma non si segnala neppure una domanda del genere (perché  prevedibile ....).

Fatte le dovute proporzioni, il libro cronaca di Davide Grandi in questione, per gli stessi motivi (a meno che certe focalizzazioni non provenissero dalla solita casta culturale cittadina...), sebbene assolutamente neutro sul piano politico, essenzialmente psicologico e di rara interiorità collettiva, che secondo logica poteva diventare almeno un bestseller regionale, è stato bellamente ignorato non solo dagli addetti ai lavori (giornalisti inclusi) ma persino a livello istituzionale, quando poteva benissimo diventare ulteriormente ( per l'alta e certamente ottimizzabile cronaca psicologica) uno speciale biglietto da visita e link  creativo e di interesse sociologico non solo per Ferrara post terremoto.

Opportune, concludendo, ci pare, quindi, tali considerazioni, a memoria almeno della comunità geologica scientifica: per neutralizzare  certamente un piccolo oblio (parliamo comunque sempre di "letteratura" )  magari e indubbiamente meno importante dell'oblio che si è scoperto proprio nei giorni del sisma (dal 1995, dopo un "famoso" Convegno di Geologia a Ferrara, era nota la pericolosità sismica per Ferrara e il ferrarese, ma istituzioni e intellighenzia locale sempre silente...), ma comunque singolare (un eufemismo).

"Maggio, il mese più bello dell'anno, periodo a cavallo tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate, il cui clima piacevole è motivo di felicità, serenità e voglia di vivere. Due eventi sismici di portata catastrofica, trasformeranno quel mese nell'anno 2012 in un ricordo terribilmente indelebile. La vita di tutti i giorni che improvvisamente si trasforma in una tragedia di enormi proporzioni, che coinvolgerà tutto il territorio della nostra amata Emilia, trasformando la sua struttura geologica e il cuore e le menti di tutti i suoi abitanti."

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