Dai documenti d'archivio si apprende che nei giorni precedenti all'avvicinamento dello squadrismo fascista a Roma, l'autorità militare nazionale aveva assunto i pieni poteri in tema di sicurezza e di tutela dell'ordine pubblico. La confusione e la pericolosità della situazione sociale e politica aveva reso necessario un simile provvedimento, mentre il volantinaggio fascista accompagnava in tutta Italia la marcia verso Roma dell'uomo che fino a due anni prima (durante i lavori della Conferenza di pace di sanremo del 1920, per fare un esempio) era considerato il pericolo pubblico numero uno. Il re, per evitare la proclamazione dello stato d'assedio, venne a patti con il fascismo e aprì le porte, con la complicità della classe politica liberale, alla conquista di Mussolini del potere. Del resto lo stato liberale si andava sgretolando, travolto dalle dialettiche sociali innescate dal primo conflitto mondiale. Il governo, sempre più debole ed imbelle, in tre anni, dal 1919 al 1922, esprimerà ben cinque ministeri. Nelle elezioni anticipate del 1921 i liberali si allearono con i fascisti nei blocchi nazionali. Otterranno la maggioranza assoluta, ma dovranno fare i conti con un agguerrito manipolo di alleati, 35 fascisti e 10 nazionalisti. I socialisti registrarono un sensibile calo, mentre nella nuova Assemblea entrarono per la prima volta anche 15 rappresentanti del Partito Comunista d'Italia, fondato da Gramsci, Bordiga e Togliatti, dopo l'uscita dell'ala sinistra socialista al congresso di quel partito, tenutosi a Livorno, nel gennaio 1921. Nel momento di maggior tensione del Paese, Mussolini ebbe buion gioco a presentarsi come il solo baluardo contro il caos e la crisi economico-politica. La divisione delle forze politiche d'opposizione e la decomposizione delle strutture governative fecero il resto. Il 28 ottobre 1922 il fascismo organizzò la marcia su Roma. Il re appunto convocò Mussolini per conferirgli l'incarico di formare il nuovo governo.
Casalino Pierluigui
Casalino Pierluigui