CENTO ANNI SENZA ZAR. DALLA RUSSIA SOVIETICA ALLA RUSSIA DI PUTIN

Centanni fa, il 2 marzo 1917, dopo la rivoluzione di febbraio, lo zar Nicola II, sotto la pressione della piazza e dell'opposizione parlamentare, ma anche dei suoi stessi ministri e delle forze armate, abdicò al trono. Finiva così l'impero dei Romanov dopo 300 anni e seguiva l'instaurazione di un governo provvisorio, guidato dal principe Lvov. Il 17 luglio 1918, a Ekaterimburg, negli Urali, l'ex zar e la sua famiglia vevino giustiziati dai bloscevichi. La figura dello zar scomparve dalla Russia sovietica e fu persino cancellata o esecrata dai libri scolastici. Nicola II è stato riabilitato di recente dallo stesso Putin, dopo che la Chiesa Ortodossa Russa, nel 2000, lo aveva canonizzato. L'ultimo zar è oggi venerato come un santo e la sua iconografia suscita movimenti di riabilitazione tra il religioso, l'ascetico e il politico. Un sorta di zar mania che contrasta con nostalgia dei comunisti che, comunque, intrecciano il messaggio della Santa Russia con quello della ritrovata memoria di Stalin..In Russia si assiste, tra l'altro, ad una proliferazione di libri in chiave zarista che ricostruiscono gli eventi del 1917, recuperando pure il contributo dei controrivoluzioari bianchi e della nobiltà militare che li capeggiava contro i rossi bolscevichi, nei cui ranghi era approdato, paradossalmente, anche qualche ufficiale zarista. In realtà si punta in questi giorni ad una generale riconciliazione nazionale che consolida tutte le anime russe nello spirito dell'antica e nuova autocrazia russa: in altri termini un mix di Stalin e di Nicola II, passando per Putin.Un Putin, che per aver celebrato lo zar Alessandro I, vincitore di Napoleone, viene da alcuni proposto come zar di tutte le Russie.
Casalino Pierluigi