I RIFLESSI DELLA CRISI SULLE FORTUNE DELLA LINGUA ITALIANA. Lettera dal Marocco

La lingua italiana continua ad innamorare schiere di appassionati in tutto il mondo. Una lingua, l'italiano, che, come ha anche sottolineato il Presidente Mattarella. esprime tutta la qualità del pensare e della vita italiana, con il retaggio della sua cultura, della sua inventiva e della sua geniale visione del mondo. Si è detto che l'apprendimento dell'italiano è in costante crescita e che l'idioma di Dante e le glorie del Bel Paese sono in irresistibile ascesa. E' certamente vero che la suggestione del Bel Paese e non solo del suo apprezzato made in Italy costituisce un fattore promozionale di prima grandezza. Ma sarà proprio così? Si colgono segnali che tale convinzione non sia poi così fondata e che i segni della crisi in cui l'Italia versa da circa vent'anni ormai contribuiscano a rendere meno sicuri certi parametri del comune sentire della nostra pubblica opinione e delle nostre istituzioni, che non di rado sanno poco approfittare delle occasioni delle celebrazioni patrie per consolidare un processo di gradimento dell'italianità nel mondo, salvo rifugiarsi in corner nella latinitas universale e se mai nella proposta di stili di vita sempre meno attraenti e credibili nell'attuale momento di crisi. E non sono le manifestazioni mediatiche come il recente Festival della Canzone di Sanremo o più seriamente le celebrazioni dantesche in corso od altri eventi che richiamano l'idea d'Italia nell'universo mondo. La crisi incide eccome. Da piccole cose emergono conferme di un appesantimento della ricerca di italianità e delle annesse risorse culturali e linguistiche. C'è un aspetto, qui in Marocco, che evidenzia alla nostra attenzione il venir meno della didattica della nostra lingua in quel Paese nordafricano, che fino a qualche hanno fa vedeva, nel bene e nel male, l'Italia una meta di riscatto, un approdo di interesse e di valore aggiunto. Trovare ora un insegnante di italiano è diventato assai difficile e quelli che ci sono operano coprendo spazi insufficienti per la domanda, venendo surclassati da insegnanti di spagnolo, francese, tedesco, oltre all'inglese, che sono direttamente proporzionali al mercato del lavoro di quelle realtà. Mercati del lavoro visti con favore, mentre dell'Italia si dice che è morta e con essa la nostra lingua, giudicata minoritaria ed inutile per uno sbocco di lavoro adeguato. Parlando con imprenditori italiani attivi in Marocco si comprende come l'Italia sia considerata realtà qui in caduta libera e senza speranza: circostanza che scuote le certezze su cui ci basiamo e che non è dissimile dall'atmosfera che si palpa in molti altri Paesi del mondo, dove la cultura italiana non può più reggere alla decadenza in atto. Una responsabilità che pesa in modo determinante su una classe politica incapace di un sussulto, rinchiusa nelle beghe di bottega che rattristano la nostra gente e suscitano l'ilarità di chi ci osserva con ironia e disistima.
Casalino Pierluigi