Le fiabe futuriste di Carmelich

fonte IL PICCOLO


C'è un uomo cannone nelle fiabe futuriste firmate da Carmelich

di Simone Volpato

Un reuccio che apre un'officina di ventilatori, una nobile fanciulla lettrice dei romanzi di Marinetti, un viandante poeta desideroso di avere un aeroplano da cui spargere i versi, un palombaro che anela la Luna, un aviatore che non ha mai visto il mare, un uomo cannone stanco del circo: questi i protagonisti delle uniche fiabe futuriste mai scritte in Italia.
L'autore? Il triestino Giorgio Riccardo Carmelich (1902-1929), una meteora nel futurismo triestino, amico di Pocarini, Sanzin, Morassi, compagno di avventure di Emilio Dolfi, ammiratore di Prampolini e Depero, grande sostenitore di Marinetti, guardato con sospetto da Bobi Bazlen, amato e collezionato da Manlio Malabotta. Questa scoperta delle fiabe, genere letterario che si pensava fosse mai stato toccato dal Futurismo, è tutta da svelare.
I primi tre personaggi delle fiabe appaiono nella rivista mensile triestina "Femmina" (marzo 1924), diretta da Ada Sestan, nata a Pisino, poetessa di versi dedicati all'Istria (vi è un fondo archivistico presso i Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste) che crea questa rivista per il gentil sesso con grafiche di Marcello Claris e Marcello Mascherini, racconti di Cesare Rossi, Lina Galli e rubriche sulla moda. Forse la Sestan aveva già incrociato la matita e la scrittura del vulcanico Carmelich che assieme a Emilio Dolfi si dilettava sulle pagine del Piccolo dei Piccoli a creare le vignette Il Geografo e Cercando la pietra filosofale (21 gennaio e settembre 1922) e il racconto Io scendo tu sali o viceversa (7 luglio 1923); sta di fatto che gli commissiona tre favolette.
E tanto dovevano esser piaciute che la Sestan pensa di pubblicarle in un libretto a parte, una sorta di lussuosa strenna per la Casa editrice Femmina. Ma la rivista chiude nel marzo del 1925 e con essa tutti i progetti.
Ma le carte, come il Timavo, hanno percorsi invisibili e così, se varchiamo le porte della Fondazione Echaurren-Salaris di Roma (creata da Pablo Echaurren, contro-pittore e illustratore di copertine come Porci con le ali di Marco Lombardo Radice e di Lidia Ravera del 1976 nonché grandissimo collezionista di futurismo e da Claudia Salaris, la studiosa non accademica cui si deve la prima Storia del futurismo nel 1985), tra i manufatti futuristi e in particolare tra quelli triestini da Bruno Giordano Sanzin a Tullio Crali, da Silvio Mix a Vladimiro Miletti, troviamo la rivista Femmina e i due libriccini di fiabe.
A Carmelich l'idea di creare manualmente dei vivaci libretti giocattolo con carte colorate, legatura artigianale, allegri collage doveva solleticarlo non poco; e così forgia dei prototipi, da sottoporre allo sguardo della Sestan. Il primo libretto del 1924, che riporta le tre favole apparse su Femmina, presenta, con lettering proprio della Wiener Werkstaette, il titolo "Fiabe Futur Futuriste" e una sorta di giustificazione di pubblicazione dal tono canzonatorio, che recita così: "Terminato di stampare a Trieste, città italiana, per le amiche mie e di FEMMINA nel marzo 1924. Tirato in 100.000 copie, tutte avidamente esaurite, le poche sopravissute sono in vendita, a prezzo altisonante, presso le migliori librerie di Trieste, Gorizia, Torino, Venezia, Firenze, Milano, Genova, Roma, Napoli, Palermo. Alcuni, e noi ci crediamo, hanno visto copie a Parigi, Vienna, Berlino. Ai pochi futuristi copie GRATIS!".
Ovviamente nessuno crede alle 100.000 copie (la prima tiratura settimanale di Cinquanta sfumature di grigio fu di 500.000 mila copie!) e forse le uniche erano state regalate a chi andava a trovare Carmelich nella sua casa di via San Zaccaria 6 a Trieste.
Il secondo libretto ha come titolo "Carmelich Fiabe" e presenta altre tre fiabe inedite - il palombaro, l'aviatore e l'uomo cannone -, con il medesimo furbastro lancio pubblicitario che gioca ancora su tirature da bestseller: "Terminato di stampare a Trieste, città italiana, il dicembre 1924 per le amiche mie e di Femmina. A seguito del grandissimo successo delle prime fiabe, sono state stampate 200.000 copie, tutte dattiloscritte, altre 1000 a mano, una ad una, inchiostro rosso e nero. Sono in vendita solo a Trieste in via … (chi indovina riceve gratis 2 copie). Ai pochi veri futuristi copie gratis!".
In tutte e sei le fiabe aleggia un'atmosfera alla Charlie Chaplin (attore amatissimo da Carmelich e da Augusto Cernigoj), irreale e metafisica; per esempio, il palombaro, stanco di scendere nelle viscere del mare, decide di costruire una scala per sbarcare sulla luna come farà Neil Armstrong ma alla fine gli manca uno scalino.
Lo stesso Pablo Echaurren rimarca la centralità del futurismo giuliano "di confine" e la specificità triestina del duo Carmelich-Dolfi, nell'autoproduzione di libretti e giornalini dedicati a pochissimi eletti (2 o 3, meno dei 25 lettori di Manzoni), unici in Italia e di cui si può cercare un equivalente solo nell'avanguardia russa prerivoluzionaria, allorquando si assistette a un fiorire di pubblicazioni altrettanto fragili realizzate con timbri, carte differenti e curiosamente assemblate con testi manoscritti e collage.
Se il collezionismo internazionale ha fatto di questi manufatti, commenta Echaurren, il trofeo di caccia privilegiato, succede altrettanto per le operette dattiloscritte e collagiste di Carmelich (suoi materiali sono posseduti dalla Beinecke Library della Yale University, la stessa che possiede l'archivio Marinetti). Se dall'ingegnoso aspetto artigianale passiamo poi a quello contenutistico, sorprende come la veste grafica vivace nasconda fiabe dal sapore malinconico, frutto della poetica romantica e mitteleuropea del giovanissimo autore.
I finali sono infatti amari: impossibilitati a esaudire i propri desideri il reuccio apre un'officina di ventilatori, la nobile fanciulla muore per il dolore
e il viandante, desideroso di avere un aeroplano, spicca un salto fuori del Mondo e fa i suoi versi nell'eterno! Proprio come quelli del triestino Carmelich, giocoliere di parole e di carte, l'unico in Italia a creare delle fiabe futuriste, ovviamente inedite.

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