Il libro Berlino, primi anni Trenta. La città pullula di adolescenti senzatetto. Alcuni sono orfani, altri sono stati abbandonati dalle proprie famiglie, altri ancora sono fuggiti dagli orfanotrofi e dai riformatori per trovare un senso di appartenenza in una delle molte gang di strada. Quella dei Fratelli di sangue è una di queste, formata da otto minorenni che si aggirano tra i vicoli nei dintorni di Alexanderplatz, vivendo di piccoli furti e prostituzione e costantemente in fuga dalle forze dell'ordine. Uniti da una catena invisibile fatta di regole non scritte, cercano il proprio posto nel mondo e sono avidi di libertà. Insieme a loro ci addentriamo nelle viscere dell'underworld di una Berlino gelida, disperata, affamata: bettole maleodoranti dove la musica imperversa fin dal mattino, teatri abbandonati trasformati in ospizi di fortuna, spettrali luna park dove prostitute bambine si offrono per un paio di giri di giostra. Un universo popolato da vagabondi e vecchi mendicanti, da artisti di strada e suonatori invalidi, da gigolò, borsaioli e spazzaneve, raccontato con il realismo più crudo, senza lasciare spazio a pietismi. Una storia vera e necessaria di amicizia e disperazione, ma soprattutto un profetico documento storico, una testimonianza dell'atmosfera di apocalittica decadenza che dominava la Germania alla vigilia dell'ascesa del nazionalsocialismo.
Le prime reazioni della stampa
«Lo si legge come si guarda un film muto, le sequenze di una pellicola espressionista, gli spezzoni di un cinegiornale: affascinati dal bianco e nero, interessati all'autenticità del documento originale, incuranti del tremolio delle immagini e del ronzio della proiezione». La Lettura - Corriere della Sera
«Una topografia della disperazione, un'epica dei bassifondi». TuttoLibri-La Stampa
«Una spietata critica sociale contro ogni pretesa nazionalistica». Il Messaggero
«Un documento tagliente e sottile come una lama, che colpisce il cuore del lettore». Avvenire
«Fratelli di sangue è un piccolo, notevole caso letterario. Ciò che colpisce è il linguaggio secco, ritmico». Il Foglio
«Sono cani perduti senza collare e ragazzi di vita senza il beneficio del corsivo o della condizionale». Il Giornale
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