UNA PRIMA IDEA DEL MONDO

Adam Zamcyski ha rievocato in un fortunato libro di una decina di anni fa l'atmosfera e i protagonisti di quello che fu il primo autentico vertice a livello mondiale e che sancì, in particolare gli assetti d'Europa per più di un secolo. Concepito dalle nazioni vincitrici di Napoleone, fin dall'epilogo della disastrosa campagna di Russia nel 1812, e interrotto brevemente durante l'effimera parentesi dei cento giorni, culminata con la definitiva caduta dell'aquila imperiale a Waterloo nel 1815, il Congresso di Vienna rappresentò il tentativo di ricostruire l'ordine europeo, dopo anni di guerre e di sconvolgimenti della società del Vecchio Continente. L'autore descrive in modo dettagliato e suggestivo in il percorso diplomatico dell'assise viennese, rivisitandone gli atteggiamenti, i sentimenti, le speranze, ma anche le stravaganze, oltre che le ambizioni e le aspirazioni di imperatori, re, principi, ambasciatori e ministri impegnati nell'estenuante negoziato intrapreso per dare stabilità ai popoli d'Europa. La trattativa ricerca le possibili soluzioni per individuare un possibile equilibrio duraturo nelle relazioni internazionali, ma non conseguì apprezzabili risultati a lungo termine per il destino della Germania, della Polonia e dell'Italia, come si comprese molto presto, troppo presto. Le idee della Rivoluzione Francese, affermatesi attraverso la spinta delle armate napoleoniche, avevano ormai fatto breccia nelle coscienze, suscitando ansie di rinnovamento in tutta Europa. I moti liberali e nazionalistici non si cessarono e ripresero anzi slancio, ridisegnando progressivamente la carta geografica non solo del Vecchio Continente, ma anche del resto del pianeta. Le speranze di restaurare l'ancien régime con la forza e di cancellare le novità introdotte da Napoleone, si rivelò effimera. I cambiamenti erano ormai nelle cose. L'auspicio, per quanto legittimo, di fissare principi di una generale riforma del sistema politico europeo a garanzia di sicurezza e di pace eterna, fu dunque illusorio. Lo stesso consenso raggiunto conteneva quei limiti che portarono al cataclisma del 1914. Una riprova di come sia sempre ingenuo augurarsi l'avvento di un "nuovo ordine mondiale, senza una più compiuta riflessione sull'insieme delle questioni che segnano le grandi trasformazioni della storia. Gli stessi eventi successivi al 1989 hanno confermato la difficoltà di fondare la pacifica convivenza solo sugli accordi di vertice, senza un'adeguata risposta alle crisi in atto sullo scacchiere internazionale e in seno alle diverse società umane.
Casalino Pierluigi, 4.02.2015