Forse ci siamo. In politica il condizionale è d'obbligo, fino all'ultimo le cose potrebbero cambiare, addirittura saltare.
Ma questa volta Berlusconi e Renzi sono davvero a un passo dal chiudere la riforma elettorale. Anzi: loro l'hanno chiusa, con pochissime modifiche rispetto a quanto concordato nello storico incontro di dieci giorni fa nella sede del Pd. Adesso il Parlamento deve metterci il timbro, resistendo alle isteriche pressioni e ai ricatti dei piccoli partiti, peraltro ben tutelati dal testo finale: niente preferenze (fonti di guai), soglia di sbarramento al cinque per cento, innalzamento della soglia sotto la quale servirà il ballottaggio dal 35 al 36 per cento.
La vera buona notizia è però che sta per finire la dittatura delle minoranze, elettorali o parlamentari che siano. Da Alfano a Quagliariello, da Cuperlo a Civati: si sentivano padroni del mondo senza avere voti, in base a un potere di ricatto efficace solo se il sistema è debole o se la partita è truccata. Adesso sono all'angolo, spiazzati dall'asse tra Berlusconi e Renzi, prima non previsto e poi, negli ultimi giorni, inutilmente attaccato. Adesso sono loro al bivio: prendere atto della sconfitta e rassegnarsi a essere marginali oppure suicidarsi del tutto e far saltare il governo bocciando la riforma elettorale in Parlamento. I numeri li avrebbero, perché la maggioranza che sostiene Letta, voluta e coltivata da Napolitano (che certamente non è un boia come dicono i grillini ma neppure un arbitro imparziale), c'è, ma è solo sulla carta. Rappresenta il vecchio Pd bersaniano (uscito a pezzi dalle recenti primarie) e i traditori di Forza Italia che i sondaggi inchiodano a un misero tre per cento. Se questi signori fanno cadere Letta, anche loro sono finiti. In un prossimo governo o ancora peggio in caso di elezioni, non avrebbero alcuna possibilità di occupare gli spazi e le poltrone che oggi hanno, usurpate con giochini di palazzo.
Che Berlusconi e Renzi all'ultimo calino le braghe lo vedo difficile. Non sono i tipi e soprattutto hanno solo da guadagnare ad andare avanti, qualsiasi cosa accada. Perché se mollano, a finire male saranno proprio loro due, risucchiati e inghiottiti dalla palude della vecchia politica.
IL Giornale, Sallusti!