da
Totalità.it
Editoriale
Ci vorrebbe una destra. Per svegliare l'Italia
Sabato 6 ottobre a Roma, palazzo Ferrajoli, riprendiamo il discorso sul ritorno a Itaca
di Marcello Veneziani
Come sapete, più di tre mesi fa lanciammo un appello alle destre, a cui seguì a metà luglio un incontro ad Ascoli, tanta animazione e qualche animosità. Molti risposero e aderirono, qualcuno ironizzò.
Era più facile chiamarsi fuori e criticare l'impresa, ammettiamolo. L'appello non era teso a fondare un antipartito e non annunciava discese in politica di chi, come me, si sente refrattario per temperamento, e ritiene di non averne le qualità e i vizi; era rivolto alla politica perché si ricomponesse e ritrovasse le motivazioni. Ma la politica non rispose, salvo pochi; o rispose diffidente, sulla difensiva. Pensò di ripararsi sotto l'ombrello altrui e la livrea propria.
Oggi, dopo le ultime porcate, invoca l'azzeramento che invocammo tre mesi fa.
Per completare quel tragitto, sabato 6 ottobre a Roma, dalle 10 alle 20, a Palazzo Ferrajoli - di fronte a Palazzo Chigi – ci sarà un incontro sul tema: Ci vorrebbe una destra / per svegliare l'Italia. Dalle ceneri delle destre si spera che sorga una comunità.
Sarà un modo per confrontarsi dopo le tempeste e le miserie degli ultimi giorni: l'emersione della brutta destra, burina e disonesta, i travagli dei reduci di An, lo spappolamento del Pdl, in un quadro generale avvilente, dalla dominazione dei commissari tecnici all'incapacità di qualunque reazione della politica al suo stesso declino.
L'impresa di svegliare l'Italia, o quel che a torto o ragione si definisce la destra, ha dell'impossibile, ma non si può assistere inermi e disgustati, si deve pur reagire, anche solo per testimoniare un dissenso e la voglia di aria pulita e idee forti. Nel paesaggio desolato qualcosa si muove, magari più a nord che nel resto d'Italia e va incoraggiato.
Comunque parliamone, suscitiamo un dibattito, chiamiamo a raccolta chi non si arrende, lasciamo un segnale di vita a chi dovrà poi ripartire. Un discorso politico, ma che dista anni luce dall'attuale partitume. Per quel che mi riguarda ho lanciato l'appello, mi sono esposto agli esiti, credo di aver fatto il mio dovere e ho scritto lunedì scorso su Il Giornale un articolo nelle pagine culturali per spiegare il senso di questo estremo, quasi disperato, interventismo della cultura. Ora si conclude un percorso culturale, e tocca ad altri far nascere un discorso di fondazione politica.