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In escusiva le immagini e le voci dal campo profughi dimenticato da tutti e finanziato anche dal Governo italiano. Gestito dall'Unhcr, ospita 3300 persone. In mezzo al deserto, in precarie condizioni igieniche, molti richiedenti asilo, nonostante la guerra, rischiano di essere rimandati al paese d'origine.
Si chiama Shousha ed è uno dei campi gestiti dall'Unhcr (l'agenzia dell'Onu per i rifugiati) in Tunisia. Qui a 7 chilometri dalla Libia hanno trovato rifugio persone provenienti dal Ciad, dalla Nigeria, Iraq, Eritrea e Sudan che prima della guerra erano emigrate in Libia in cerca di lavoro.
Aperto il 24 febbraio 2011, il campo è cofinanziato dal governo italiano, in seguito agli accordi stipulati tra Roberto Maroni e il governo provvisorio tunisino tra febbraio e aprile 2011. Più volte, dal giorno dell'apertura, è stato teatro di violenti scontri tra i migranti e la polizia tunisina: il 22 maggio 2011, per citare solo uno degli episodi più gravi, il campo prese fuoco. Quattro persone persero la vita nell'incendio.
http://www.fainotizia.it/inchiesta/12-03-2012/shousha-profughi-nel-deserto-tunisino
“A causa della guerra in Libia ho perso tutto – racconta uno dei profughi –.Sono arrivato qui il 22 maggio 2011, sono venuto in Tunisia perché le NazioniUnite mi aiutassero. Ho aspettato quattro mesi prima del colloquio perrichiedere lo status di rifugiato poi altri 5 mesi e alla fine sono statorigettato. Non capisco cosa succede: io sono un profugo, vengo dal Darfur, inSudan”.
Le condizioni del centro sono precarie. A occuparsi dei pasti è il World FoodProgramme (l’agenzia dell'Onu responsabile degli aiuti alimentari), pasti che,essendo spesso esigui, fomentano gli scontri. Spesso poi mancano sia l'acquapotabile che l’acqua calda, costringendo la maggior parte dei profughi a fare ameno delle docce per giorni. Frequenti tempeste di sabbia peggiorano lasituazione. Shousha, nato come campo provvisorio, rischia di trasformarsi in unaccampamento permanente visto che anche chi hanno ottenuto lo status dirifugiato non ha i mezzi per andarsene.
I nigeriani presenti inoltre denunciano sia l'agenzia dell'Onu sial'ambasciatore che, essendo il rappresentante del paese da cui sono staticostretti a scappare, difficilmente darà mai credito alle loro testimonianze.In proposito l'Unhcr nega tutte le accuse: “Non siamo a conoscenza della visitadi alcun ambasciatore nigeriano a Shousha – dice Nuri –. I nostri dossier sonosempre segreti e restano tali anche in caso di diniego”.
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