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Ciberculture: intervista a Luca Oleastri (Edizioni Scudo)- from Quaz Art magazine


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La pittura e gli altri linguaggi tradizionali sono morti? Solo il Digitale può rappresentare la complessità del Contemporaneo?
Non credo che nessuna tecnica artistica sia morta e non credo morirà mai. Il digitale è solo un mezzo nuovo che va ad aggiungersi ad tutti quelli inventati dalle origini dell'umanità. Cambiano i soggetti e, se qualcuno può rappresentare la complessità del Contemporaneo dipingendo con le mani come un uomo primitivo, ha tutta la mia ammirazione.


Se il Digitale è ciò che da forma allo spirito dei tempi, perché critici, curatori e galleristi lo sottovalutano e non gli danno lo spazio che merita? Limiti culturali, passatismo o paura del futuro?

Forse i curatori e galleristi italiani sottovalutano il digitale, così come continuano a sottovalutare la fotografia, ma poi se si va a vedere qualche galleria di arte moderna straniera o anche solo la Triennale di Venezia, ci si accorge che è piena di arte digitale e fotografica.

Il problema della percezione dell'arte in Italia lo sollevò già nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti nel suo "Manifesto del futurismo"; cito un passo del manifesto per spiegarmi meglio:

"E che mai si può vedere, in un vecchio quadro, se non la faticosa contorsione dell'artista, che si sforzò di infrangere le insuperabili barriere opposte al desiderio di esprimere interamente il suo sogno?… Ammirare un quadro antico equivale a versare la nostra sensibilità in un'urna funeraria, invece di proiettarla lontano, in violenti getti di creazione e di azione."

Il problema è che ci sono troppi "Michelangelo" e "Giotto" in giro per in questo paese; l'educazione visiva degli italiani è condizionata fin dall'infanzia dalla enorme quantità di arte antica presente ovunque e il "figurativo" dalle forme classiche impera ancor oggi. I mercanti d'arte italiani si adattano al gusto dei propri clienti, tanto che ancor oggi, dopo più di un secolo, non riescono a commercializzare la fotografia.

In altri paesi, soprattutto quelli anglosassoni, non c'è il peso della cultura artistica classica, i fruitori d'arte hanno una mente assai poco condizionata ad un certo gusto visivo e i mercanti d'arte possono vendere di tutto, compresa l'arte digitale.

Ho sentito gente dire: ma l'arte digitale è riproducibile! Certo, ma lo è pure una foto di Henri Cartier-Bresson. Di recente un suo scatto è stato venduto a Parigi per 433.000 euro! Forse la soluzione - radicale ma sicuramente funzionale - è sempre nel Manifesto di Marinetti che a un certo punto recità così:

"Impugnate i picconi, le scuri, i martelli e demolite, demolite senza pietà le città venerate!"
Se Filippo Marinetti fosse vivo oggi non avrebbe certo esitato a far distruggere le opere dei futuristi, in quanto "arte morta".

 

Negli anni '80 hai fondato "Newcinemagica", azienda di effetti speciali per il cinema e la televisione. Sei stato un precursore… Secondo te, in Italia c'è ancora spazio per avventure del genere? Oppure si è perso il coraggio di osare?

Mi verrebbe da dire di no, perché a fare "i primi" in un qualsiasi settore si rischia spesso di arrivare in anticipo e di fare un tonfo, ma in realtà penso che se qualcuno ha delle idee innovative le debba perseguire, facendo un poco di gavetta in Italia - la piazza più "dura" nel mondo industrializzato per fare qualsiasi cosa di nuovo - e poi, se resiste per il tempo necessario per farsi le idee più chiare, bisogna che si sposti in qualsiasi altro paese per sviluppare le proprie capacità. Dopo essersi fatti le ossa in Italia, il resto è tutto in discesa.

Io praticamente non ho quasi nessun committente italiano.


Perché l'intellettuale italiano guarda il fantastico e la fantascienza con la puzza sotto al naso?

Forse perché è italiano?
 
..... ARTICOLO COMPLETO  (a cura di Alessio Brugnoli)
 
http://www.quaz-art.it/ita-art.php?arte=luca-oleastri-intervista
 
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