Antonio Giordano, macrofotografo dalle molteplici prospettive non è nuovo a fissare nel repertorio delle sue già ricche antologie di immagini anche quelle della rappresentazione della velocità e dei suoi miti. Tra queste Giordano raccoglie anche quelle, colte con rapida e sapiente tecnica di scelta e di felice angolazione, delle macchine conservate al Museo della Scienza di Milano. Giordano torna sulla stagione della prima audace avventura industriale, riproponendone lo slancio rivoluzionario dai toni futuristi. L’arte di Giordano finisce per concepire le locomotive e i loro movimenti imprendibili come un complesso “integrale” d’accelerazione naturale ed artificiale al tempo stesso, come un inno alla sfrenata palingenesi nel nome dell’improvvisazione e dello scandalo! Quell’epoca irripetibile, aggressiva e tormentata, segnata dalla straordinaria e travolgente vibrazione cosmica della civiltà delle macchine, trova nel fotografo una consacrazione originalissima: Giordano traduce il messaggio di armonia ebbra e nervosa degli opposti, in una sorta di arcana ed inedita metafisica moderna, ricomponendo le due dinamiche in frenetica libertà, quella dell’uomo e quella delle macchine. Il lascito di Marinetti pervade le foto di Giordano, attraverso la riscoperta estetica del “lirismo multilineare” futurista: un ritrovare “irrazionale” e puntiglioso, in grado di reinterpretare dal profondo il significato originale di quell’avanguardia, andando oltre la sua esperienza storica. L’attualizzazione “politica” dell’idea e dei simboli della religione dell’avvenire, dell’esaltazione delle conquiste della scienza e della tecnica, della geniale aspirazione del’uomo a guardare sempre in avanti, aldilà degli orizzonti estremi del genio.
Casalino Pierluigi, 5.03.2012