Elisabetta Setnikar
ADA
Prefazione di Paolo Guzzanti
edizioni Giraldi
Ecco una bella storia del mondo al femminile. Chi vuole scoprire e assaporare la differenza fra lo scrivere degli uomini e quello delle donne,deve leggere Ada di Elisabetta Setnikar per ritrovare il sapore dell'infanzia e del perduto, delle parole dimenticate e dei dialetti della campagna, dei sapori, degli amori, del fruscio delle tovaglie e delle pioggia d'autunno….
(Dalla prefazione di Paolo Guzzanti)
Si tratta d’un libro che prende il lettore, o almeno ha preso me, tanto che non sono praticamente riuscito a interromperne la lettura. Non credo che sia per lo stile, così diverso dal mio ordinario; e neanche per l’ideologia, che, per quello che traspare qua e là, non so se potrei condividere. Probabilmente è la continua presenza dell’autrice, che non lascia mai che la storia prosegua da sola; o è la singolarità di quella Nonna straordinaria, della quale conosciamo l’abitazione antiquata e il vestiario e le abitudini e gli argomenti dei suoi discorsi, e del cui interno tuttavia non sappiamo nulla; o è l’elementarità, la semplicità dei sentimenti – in sintesi, l’umanità – della coppia Nonna-nipote, che ci tocca e che comprendiamo anche se non ne abbiamo mai avuto un’esperienza analoga. Questo, diciamo così, in generale. Per me, che ho vissuto i primi vent’anni di mia vita con una nonna totalmente diversa da Ada è proprio quella figura di Nonna che mi affascina. Sono contento di essere stato coinvolto nella sua “storia” di famiglia . Per quel che conosco il mondo, non credo d’essere l’unico lettore che è stato “catturato” da questa storia di sentimenti, di sentimenti buoni. Bisognerebbe che il suo “Ada” fosse fatto conoscere.
(Renato Peri)
Una donna risolta e madre dal destino compiuto si rivolge alla memoria in cerca di una bambina che c’era e che, forse, lei stessa era. Ne esce un apologo sugli affetti domestici che dispensano “felicità”, prima sensazione assoluta che la protagonista ricorda di aver percepito entrando nel mondo. Felicità come inizio e come promessa della vita? Sì. Come si capisce immergendosi in questo racconto ingenuo e sognante, andando come su un’altalena, tornando bambini, ascoltando i discorsi di una grande nonna che dispensa saggezza e affetto, tanto alla nipotina sul seggiolone, quanto al piccione venuto ad appollaiarsi sul balcone.
(Luigi Amicone, Direttore di Tempi)
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