SAKINEH APPELLO ALL'ONU

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Appello all'Onu di Fiamma Nirenstein per fermare la lapidazione di Sakineh

 

All’attenzione della Commissione delle Nazioni Unite per la Condizione Femminile

E per conoscenza:

all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Sig.ra Navanethem Pillay

 

URGENTE: FERMARE LA LAPIDAZIONE DI SAKINEH MOHAMMADI ASHTIANI


Le parlamentari della Camera e del Senato della Repubblica Italiana, a nome del popolo italiano, chiedono solennemente alla Commissione Onu per la Condizione Femminile di farsi interprete di fronte alle autorità iraniane della nostra decisa richiesta di cancellare ufficialmente la condanna alla lapidazione di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, cittadina iraniana accusata di adulterio, nonché di liberarla dal carcere. Sakineh da quattro anni è detenuta nel carcere di Tabriz, dove sono recluse altre donne in attesa della medesima pena, tra loro anche minorenni. Chiedere oggi la liberazione di Sakineh significa intercedere per ogni donna che rischia di subire la stessa ingiusta e disumana sorte in base a una legge che riteniamo barbarica.

Ricordiamo che nel maggio scorso l'Iran è stato ammesso a far parte della Commissione dell'Onu per la Condizione Femminile e chiediamo quindi che, alla luce di quanto sta succedendo e succede da anni in quel Paese, tale decisione venga rivista. L'avvocato della donna condannata, Houtan Kian, ha dichiarato che la giustizia iraniana si accanisce su Sakineh solo «perché è una donna», che vive «in un Paese dove alle donne vengono negati i diritti più elementari». A Sakineh è stato impedito l'accesso a un processo equo, in una lingua a lei comprensibile. Ha subito la pena della fustigazione (99 frustate) davanti a uno dei suoi figli, è stata costretta a una confessione pubblica dopo essere stata accusata anche per concorso in omicidio del marito, di modo che venisse accelerato l'iter dell'esecuzione capitale, che potrebbe avvenire da un momento all’altro.

Ci rivolgiamo a Voi con il cuore pieno di angoscia sperando di riuscire a scongiurare questa tragedia, memori anche di quanto la tenace mobilitazione della comunità internazionale ha potuto fare in passato per Amina Lawal, la giovane donna nigeriana anch’essa condannata alla lapidazione per adulterio, che alla fine venne assolta.

Con i nostri migliori saluti,

Roma, 1 settembre 2010

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