https://www.ilgiornale.it/news/whitman-cant-se-stesso-capire-moltitudini-2436494.html
Nel 1855 un certo Walt Whitman di New York, che aveva lasciato la scuola a undici anni, aveva fatto il tipografo, il maestro elementare, poi il giornalista, e aveva letto quello che leggevano più o meno tutti la Bibbia, Omero, Dante, Shakespeare, naturalmente, e poi Ossian, Edgar Allan Poe e i filosofi trascendentalisti... ebbene questo trentaseienne ancora senz'arte né parte pubblica a proprie spese un libretto di neanche cento pagine intitolato Foglie d'erba. Il volume comprende una introduzione in prosa e dodici poesie, senza titolo. Il nome dell'autore non si trova sulla copertina, né sul frontespizio, ma nascosto all'interno della prima di queste poesie, un lungo testo (quasi 1400 versi) suddiviso in strofe dalla presenza di spazi bianchi. La storia del Canto di me stesso incomincia così e si conclude quasi trent'anni più tardi, nel 1881, quando Whitman pubblica la versione definitiva del suo capolavoro e attribuisce al poema più e più volte rimaneggiato il titolo con cui è oggi conosciuto.
Presentando una nuova versione del Canto di me stesso