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A mozzare il fiato è solo il quadro naturale: baie sinuose e frastagliate cime innevate che si tuffano a capofitto nel mare, dispiegando ogni sfumatura di bianco, verde e blu. Quasi all’unisono, i gabbiani stridono e la sirena del peschereccio sibila; sul radar si stanno ammassando i puntini rossi che indicano, oltre i quaranta metri di profondità, la presenza di banchi di pesce. Il comandante ferma la barca e ci invita a gettare le nostre rudimentali lenze per prendere all’amo gli skrei. Gli abili e robusti “merluzzi vagabondi” le dribblano con la stessa abilità con cui le aurore boreali, le evanescenti dive luminescenti del Grande Nord, si prendono spesso gioco dei turisti muniti di app - come Norway Lights o Aurora - che arrivano quassù a comitive per instagrammarle.