Parigi, 16 aprile 2019 Da qui, sulla Place du Châtelet, dove mi trovo bloccato a piedi, vedo distintamente la grande flèche di Notre Dame in fiamme: brucia, e io mi chiedo come quella grande guglia possa ardere letteralmente come un immenso fiammifero gotico puntato verso il cielo. Una preghiera, potrei dire. Se fossi
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Se fossi ebreo, oserei quasi interpretarla come un dito indice puntato contro Dio onnipotente che ha voluto un orrore del genere. Una tragedia senza fine. Ne parlo da parigino ormai quasi abituale, ne parlo da medievista: mentre racconto, lingue enormi di fuoco si stanno levando da dietro le due torri della facciata. Li conosco centimetro per centimetro, quei posti. È la navata centrale che sta andando a fuoco. Io non ci credo e una mano di ferro mi stringe all'altezza dell'esofago. Sono trent'anni che non piango, ma ora non riesco a trattenere le lacrime. I quais sono pieni di folla attonita, le strade intasate. C'è qualche imbecille che approfitta per farsi un selfie e mi verrebbe voglia di scaraventarlo nella Senna. Sta bruciando il corpo centrale di Notre Dame e la sciagura è immane...........