"Recensione" a MARY BLINDFLOWERS La stella nera di Mu (Black and Wolf)
di Claudio Piras Moreno (da Emigrati Sardi )
"ANDIAMO A RIEMPIRE IL VUOTO DI SENSO"
Prima
di entrare nel merito del libro appena letto vorrei fare una piccola
premessa. Quella che seguirà non vuole essere una recensione. Per me le
recensioni non esistono più. Oggi ci sono troppi rapporti di interesse
tra chi recensisce e chi fa arte, tra critici e artisti, perché ci possa
essere obiettività; e comunque l’arte è qualcosa di astratto, difficile
da valutare se non pure da riconoscere. Si possono solo esprimere
impressioni e annotare elementi oggettivi riscontrati. Questo mi
limiterò a fare per La Stella nera di Mu: primo perché conosco l’autrice
e secondo perché non ritengo importante sapere se il libro mi sia
piaciuto o no, ma solo sapere se è scritto bene e se ha dei contenuti, e
se sì, quali. Per quanto riguarda la scrittura posso dire che l’autrice
ha un’ottima padronanza della lingua italiana e scrive in modo
scorrevole e ricco. Questo è facilmente verificabile, basta leggersi
anche solo l’anteprima. Perciò passiamo subito ai contenuti.
La
Stella nera di Mu narra di un fantomatico “Mondo di sotto” riprendendo e
facendo proprie le teorie della Terra cava e il mito di Agarthi. In
questo mondo, chiamato Mu, vigono regole opposte al nostro e tutto è
come riflesso al contrario. Mu è un luogo privo di governi, di vere e
proprie leggi, senza una religione, dove i cittadini vivono in una quasi
perfetta armonia e pace. A minacciare questo stato di cose è Scuro, uno
stregone del mondo di sopra che vorrebbe entrare a Mu per conquistarlo e
trasformarlo in una copia del suo mondo; egli vuole eliminare
l’anarchia, il potere delle madri, e insediarsi come capo assoluto.
Scuro
vuole creare una società distopica alla Orwell aggiungendovi alcune
caratteristiche del mondo nuovo di Huxley: come la superficialità, il
culto della bellezza e del denaro. Vuole ribaltare la società muana per
farla diventare simile a quella della Terra di sopra, che è già la
perfetta sintesi delle società che i due scrittori appena citati,
avevano ipotizzato. Ma prima Scuro deve cancellare il culto della dea
Madre e istituzionalizzare quello del Dio unico e Padre; cancellare il
baratto e portare la moneta, abolire l’anarchia e instaurare la
“Democrazia”, fondare una Repubblica muana. Insomma, creare un mostruoso
Leviathano e nutrirlo con le personalità dei muani, che in esso si
annulleranno. E lui nel mentre acquisirà il vantaggio non trascurabile
dell’immortalità. A opporglisi ci sono solo la Stella nera di Mu, ovvero
Luce (che succede a Hilde), e alcuni suoi fidati amici. Ma in Luce sin
dalla nascita si è insinuato il dubbio, “Forse il sistema è imperfetto”,
e da un’incertezza nel battito del suo cuore si è aperto un varco. È da
lì che il temibile signore Oscuro cerca di passare.
In
questo libro tanti sono i riferimenti, velati o meno, alla politica
passata e recente, e a eventi accaduti. Questi ultimi vengono presi come
simbolo delle ingiustizie e delle prevaricazioni che l’uomo ha sempre
subito nella sua storia dai più forti (o dai poteri forti). Insomma,
questo romanzo, come nella migliore tradizione dei romanzi distopici, è
una critica della società in cui viviamo.
Nel
testo ci sono continui riferimenti mitologici e filosofici. Più
ispirati alla filosofia e mitologia orientale che a quelle occidentali e
classiche. Difatti il mito di Agarthi ha le sue origini in India:
sarebbero lì le porte di accesso al Mondo di Sotto. Tuttavia nel libro
si parte dalla teoria degli opposti di Eraclito, così cara alla nostra
cultura occidentale, ma non a quella dei muani e degli orientali, per
arrivare a Hegel.
Fin
dalle prime pagine si evidenziano le contrapposizioni tra la nostra
società e quella muana, così come tra il nostro pensiero e il loro. A Mu
anima e corpo, o se vogliamo “spirito e materia”, come nella filosofia
orientale non sono elementi opposti, ma due parti di un tutto. Tutto che
soggiace alle leggi che governano l’universo, e tra queste ci sono
anche quelle quantistiche, dove gli opposti spesso rappresentano un
diverso momento di una stessa cosa. In questo libro la meccanica
quantistica si fonde con la filosofia orientale, come nel Tao della
fisica di Fritjof Capra.
«La
regressione permetterà la progressione, perché soltanto chi ha visto il
fondo può trasmettere ad altri la vita. Soltanto chi conosce il buio
può capire la luce. L’indietro è l’avanti, il passato è il futuro. Il
presente vivrà a Mu in intima connessione con ciò che è stato perché la
memoria e la carne resistano insieme, perché il tempo morto fiorisca nel
presente vivo, evitando la marcescenza della memoria.»
Richiami a Freud:
«Sei l’oscuro desiderio che non si rivela se non nei voli pindarici del sogno. Sei l’istinto, la bestia che preme i suoi artigli naturali e affilati contro l’ipocrita artificio della buona educazione. Sei il dente che morde e fa sanguinare la carne dell’apparenza convenzionale. (…) Subconscio, così ti chiamano.»
«Sei l’oscuro desiderio che non si rivela se non nei voli pindarici del sogno. Sei l’istinto, la bestia che preme i suoi artigli naturali e affilati contro l’ipocrita artificio della buona educazione. Sei il dente che morde e fa sanguinare la carne dell’apparenza convenzionale. (…) Subconscio, così ti chiamano.»
La
riflessione su dio, l’androgino, per quelli del Mondo di Sotto, porta a
una riflessione critica su ciò che per tanti è la fede: «Prima ho detto
che ho reminiscenza dell’Androgino, ma non è vero. Ripetevo le parole
del libro, quello che ci hanno insegnato da generazioni. Sempre la
stessa storia. Ripetere e non sapere, senza riflessione.»
Da
qui Hilde giunge a Nietzschiane conclusioni, definite con la classica
affermazione che “dio è morto”, poi rilanciata sostenendo che non è mai
esistito: “Credo soltanto nel niente con la minuscola. Credo nel
non-divino, nell’assenza, nel vuoto il cui valore è pari a zero».
L’ombra ride: «Il vuoto? Perché?»
«Perché posso riempirlo con ciò che voglio e la volontà è potenza che attende di trasformarsi in atto. Avrei dovuto andare nell’Inconoscibile Oltre. Ci sono andata vicina, sai, ho sfiorato l’abisso. Ora sento un vuoto indicibile».
«Perché posso riempirlo con ciò che voglio e la volontà è potenza che attende di trasformarsi in atto. Avrei dovuto andare nell’Inconoscibile Oltre. Ci sono andata vicina, sai, ho sfiorato l’abisso. Ora sento un vuoto indicibile».
“Andiamo
a riempire questo vuoto di senso allora. Non sai forse che nella Terra
di Sotto chiamata Mu Dio è morto? Anzi non è mai nato, se vogliamo
essere precisi.”
Luce riesce a vedere oltre l’apparenza, oltre il velo di Maya. Vede la realtà per com’è e non per come illusoriamente appare a noi umani.
Luce riesce a vedere oltre l’apparenza, oltre il velo di Maya. Vede la realtà per com’è e non per come illusoriamente appare a noi umani.
Mu
è una società perfetta, alla stregua della Repubblica di Platone, della
Città del sole di Tommaso Campanella, o di Utopia di Thomas More, un
paese della cuccagna, ricco e con cittadini virtuosi; proprio come
quelli delle altre utopie appena nominate. I muani sono immortali come
gli appartenenti allo “Stato Sociale Amaranto” del famoso libro di Jack
Vance: solo un evento traumatico può ucciderli, giacché non invecchiano e
non soffrono malattie.
“Non
ci sono tribunali a Mu, niente avvocati, né lunghi e costosi processi. I
ladri non esistono, dato che ruberebbero a se stessi. I beni sono di
tutti e rubare non avrebbe senso. In ogni caso chiunque si macchi di
qualche reato diventa orripilante e deforme, e la sua deformità è tanto
maggiore quanto più grave è il reato. Il colpevole di omicidio diviene
mostruoso, dopo che il morto ha assorbito tutte le sue energie
positive.”
La
Stella nera di Mu è tutta una metafora sulla vita, sulla nostra società
e su quelle possibili, suggerisce di non uniformarci, non accettare
senza spirito critico ciò che ci viene detto o imposto. Ci invita a
mettere sempre in dubbio tutto, persino quando è rischioso farlo. Perché
l’accettazione cieca e il conformismo sono da persone mediocri prive
d’identità. Persone assoggettate a una società precostituita da altri e
che accettando tutto perdono il libero arbitrio, si confondono nella
massa. Il romanzo ci rammenta una verità che la storia ha evidenziato
tante volte: un alto numero di persone che sostengono un’idea non ne
determinano la correttezza (pensiamo alla Germania nazista). La verità
delle cose sta più nella continua ricerca, nel porsi sempre e comunque
delle domande e nell’avere dei dubbi, che nell’affidarsi a verità date.
È
il dubbio, e quindi la ricerca della sua soluzione, il vero motore
della storia, ciò che ha sempre stimolato il progresso. Così l’uomo
avanza ed evolve! I muani/umani sono coloro che si fanno dire la verità
dagli altri, singole persone adagiate nel conformismo pasto delle masse.
Invece la Stella nera di Mu con il suo dubitare ha iniziato un processo
di crescita. E anche se attraverso lo strappo prodotto da quel dubbio,
Scuro può entrare a Mu, ne è valsa comunque la pena.
In
tutto il libro una serie di disegni opportunamente posizionati riassume
la parte letta. Sono disegni stilizzati, volutamente deformi,
grotteschi. Come se l’autrice nei disegni avesse voluto mostrare quanto
la percezione umana della realtà possa essere distorta rispetto a ciò
che rappresenta. Disegni dove persino ciò che è bello appare brutto,
dove la perfezione si fa imperfezione, le estremità si allungano
inverosimilmente, talvolta storpiandosi senza chiudersi; e dove si
ripetono simboli. Quella è la realtà che vediamo, ma che è infinitamente
più bella.
Allora
cosa rappresenta questo libro? Oltre a una critica della società in cui
viviamo, dei suoi falsi valori, dell’illusoria libertà in cui ci fa
vivere, dell’omologazione del pensiero che ha generato, unita alla
disumanizzazione a favore del narcisismo, al culto dei soldi e
dell’apparenza, il libro è un inno allo spirito creativo, al non
conformismo, alla ribellione contro tutto ciò che priva l’uomo, in modo
diretto o indiretto, della sua identità, umanità, libertà e creatività.
Il
romanzo esula da una semplicistica catalogazione a romanzo fantasy o
filosofico. La Stella nera di Mu è molto di più, abbraccia tanti generi e
li comprende tutti. La protagonista, infatti, alla fine del libro non è
più Luce, ma l’ispirazione creativa. Grazie al dubbio Luce è riuscita a
superare i propri limiti: quelli suoi e quelli imposti dall’esterno. E
così dovremmo fare tutti noi per rendere migliore e più piena la nostra
vita, grazie alla libertà d’immaginare, determinare noi stessi e quel
che siamo o vogliamo essere; vincendo le costrizioni sociali che tentano
di annullare il nostro libero arbitrio.
Tra
queste anche la religione, lo Stato e la morale comune. Infatti è stata
l’immaginazione a decidere il finale di questo libro. Come è stata la
libertà di immaginare – contro ogni forza conservatrice che gli si è
opposta nell’arco della storia – a far giungere al grado di progresso
intellettuale e tecnologico in cui ci troviamo oggi; a far sì che
venissero raggiunti risultati artistici impensabili prima. E deve essere
questo spirito di immaginazione a liberarci dalle catene che ci siamo
costruiti nei secoli per limitarci, per giustificare l’ingiustificabile,
ovvero le ingiustizie della società in cui viviamo.
di Claudio Piras *
* Scrittore e attore teatrale