fonte Ferrara Italia
estratto
Già in libreria e, da questo sabato, anche in edicola
la prima, scottante e documentatissima, inchiesta giornalistica sul GAD
Il volume contiene rare immagini d'epoca e coraggiose fotografie d'attualità.
Da SABATO 28 ottobre "Nero Gad" di Marcello Pulidori disponibile ANCHE presso le edicole, promosso e distribuito da LANZA ADG-FE.
Questo libro-inchiesta nasce da una necessità. Scritto da un giornalista che per mesi è riuscito a infiltrarsi nell'abisso di Ferrara – tra angeli dalla faccia sporca e prostitute con prole, comitati di cittadini furiosi e zerbini-water, urla laceranti e cuori di tenebra – garantendo l'anonimato ai coraggiosi testimoni che con le loro confidenze rischiavano la vita, "Nero Gad" racconta la vicenda, per certi versi unica, di un intero quartiere. Acronimo di 'Giardino Arianuova Doro', il Gad dopo essere stato dagli anni '60 la perla della Ferrara-bene si è trovato, all'improvviso, a fare i conti con un'immigrazione massiccia e una violenza talvolta degna di "Arancia meccanica". Dal dopoguerra a oggi, nella città estense, il "caso Gad" è il fenomeno criminoso di lunga durata più significativo, con tutti i suoi numerosi e spesso inspiegabili risvolti: sociali, politici, economici, giudiziari.
In un viaggio allucinante, ma fin troppo vero, dalle tre torri del Grattacielo ai minimarket etnici, da via Oroboni a piazzale Castellina (detto piazzale Cocaina), da via Ortigara alla stazione ferroviaria, incontrando spacciatori-ciclisti con il biglietto da visita e assassini con la katana, ristoratori condominiali abusivi e pianerottoli insanguinati di siringhe, lady di ferro e guerrieri della notte, bambini con troppe domande e mamme senza risposta, "maman" e ministri, orecchie tagliate e occhi che hanno visto gente morire, l'autore di questo volume ci offre – senza filtri – un termometro che arriva a 40 (capitoli) per misurare la febbre a una zona divenuta off-limits, sino all'arrivo dell'Esercito. Un libro che, insieme a quel quartiere, cerca un riscatto per Ferrara: per salvarne la memoria, nel rispetto di quello che un grande poeta chiamava "sentimento del tempo".
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