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Modernismo Faxista...: G. B. Guerri ridicolizza il NEW YORKER neo talebano

fonte Il Giornale  *G.B. Guerri


Qualche giorno fa le cronache riportavano la notizia di un uomo che, nel Museo di Salò, il MuSa, ha minacciato di distruggere a colpi di cacciavite un dipinto a olio di Adolf Hitler.

Per fortuna non ci è riuscito, e per ulteriore fortuna le stesse cronache lo definivano «pazzo». È vero, pittoricamente il quadro è una schifezza, ma come documento storico ha valore, eccome...

Che diremmo dunque se lo stesso pazzo minacciasse di abbattere con una carica di dinamite il Palazzo della Civiltà Italiana all'Eur, a Roma, o il Foro Olimpico, o il ministero degli Esteri, o quell'assoluto capolavoro del Novecento che è la Casa del Fascio di Como?

Penseremmo, appunto, che si tratta di un pazzo pericoloso. L'architettura fascista produsse in vent'anni moltissime opere di grande pregio, come tali universalmente riconosciute. Per non parlare delle migliaia di scuole, stazioni, poste, edifici di pubblica utilità ancora funzionali e funzionanti. Tanto che neppure Emanuele Fiano, deputato del Partito Democratico - forse perché è architetto - nella sua nota proposta di legge ha mai accennato all'ipotesi di distruggerli, camuffarli, negarli.

Lo fa ora nientemeno che il New Yorker, con l'articolo di una signora la quale si chiede Why Are So Many Fascist Monuments Still Standing in Italy?, perché in Italia conserviamo tanti edifici fascisti? Per esempio proprio il Palazzo della Civiltà Italiana, descritto come «reliquia di un'aberrante aggressione fascista» (notando poi come «lungi dal prendervi le distanze in Italia viene celebrato come una icona modernista», rimarcando quindi come nel 2004 fu riconosciuto come «sito di interesse culturale», nel 2010 fu completata una parziale ristrutturazione e cinque anni dopo la casa di moda Fendi vi trasferì il suo quartier generale).

Capita anche agli atleti più forti di inciampare, può capitare al New Yorker, e non varrebbe neppure la pena di rispondere se non venisse il sospetto che l'autrice, docente di Storia e studi italiani presso la New York University, conosce bene la presa che hanno da noi simili argomenti, e ci ha marciato per raccattare un po' di pubblicità a basso costo: per questo non la cito. La signora si chiede persino «Come mai gli Stati Uniti si sono impegnati in un controverso processo di smantellamento del suo passato confederato, la Francia si è liberata di tutte le strade intitolate al maresciallo collaborazionista Pétain e l'Italia ha permesso ai suoi monumenti fascisti di sopravvivere incontrastati?».

Del resto, che vuoi risponderle? Che noi non siamo l'Isis? Che allora dovremmo abbattere anche il Colosseo, dove si massacravano pagani, cristiani e animali? Che l'importanza di conservare la storia è più importante (e più sano) di conservare il secondo emendamento della costituzione americana, che consente a chiunque di comprare armi da guerra? Tutto questo è già stato scritto - meno male a grande maggioranza - dal popolo di internet (e sui social l'articolo del New Yorker ha raccolto molte più critiche che commenti favorevoli...)

No, preferisco ricordare che la migliore e più efficace dimostrazione di antifascismo è conservare intera la libertà, non limitarla. Perché libertà è una parola che va declinata intera, anche per quel che riguarda il passato: rispettiamo la nostra libertà pure conservando, curando, apprezzando le opere belle e utili di quel fenomeno liberticida che fu il fascismo.

E poi, a proposito di libertà, sembra che quasi nessuno si stia accorgendo che in Parlamento sta per passare una legge che sarebbe piaciuta enormemente al capo della polizia di Benito Mussolini. Il disegno di legge, che ha come primo firmatario il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, è uno di quegli atti che vengono fatti passare senza un'approfondita discussione parlamentare, per non rallentarne l'iter. In pratica si dispone l'allungamento a sei anni dei tempi di conservazione dei dati internet e telefonici; ancora più grave: si assegna all'Agcom - beffardamente Autorità per la garanzia nelle comunicazioni - il potere di intervenire «in via cautelare», sulle comunicazioni elettroniche dei cittadini italiani, per impedirci l'accesso a contenuti presenti sul web. Quali saranno, verrà deciso con comodo e secondo convenienza.

Il Grande fratello, ovvero il fascismo del futuro, avanza, e il problema è più incombente di quello del passato. Forse per questo nessuno se ne occupa, neppure il New Yorker.


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