La lezione di russo di Piero Gobetti

Quando  qualche anno fa scrivevo IL DEMONE RUSSO e MOSSA DI  CAVALLO, a seguito della mia intervista a Radio 24 de Il Sole 24 Ore su IL TEMPO E LA MEMORIA-LA STORIA DI MICHELE CASALINO, la Russia consolidava apertamente , con Vladimir Putin, un processo di ritorno trionfale al suo antico spirito messianico-imperiale, incarnato in ogni fase della storia russa dall'autocrate di turno, dagli zar ai gerarchi sovietici, Stalin in primis, Può pertanto sembrare singolare che un intellettuale come Piero Gobetti, in tempi certamente non sospetti, prendeva coscienza di una costante dinamica e ciclica dello spirito russo, che non si ferma solo al fenomeno del potere, ma investe i diversi aspetti o anime di quella società.
L'autorevole settimanale britannico The Economist, ha dedicato un suo servizio di grande spessore alla Russia di Putin, quasi a voler rileggere i passaggi non solo presenti, ma anche passati dell'itinerario storico russo; sorprende, al riguardo, che tale reportage, assai articolato e ispirato, ritrovi qualche considerazione di fondo di quelle che formulò Gobetti nel suo "Paradosso dello spirito russo". La forza dell'analisi sta soprattutto nel voler far giustizia di comuni preconcetti sulla Russia, Paese di per sé difficile da interpretare con gli occhi occidentale e da governare per l'ampiezza delle sue dimensioni e la varietà delle sue genti anche oggi che l'ecumene pan-sovietico non esiste più in seno ai suoi confini,ma resta invisibilmente vivo negli stati indipendenti sorti dopo il collasso dell'ordine di Yalta. Pur essendo un liberale perciò anti-marxista, Gobetti, rifacendosi a Gogol, campione dell'orgoglio russo, cercò di capire la Russia, che, secondo l'autore, era "desiderosa di superare il primitivismo asiatico", muovendo dal suo complesso rapporto con l'Europa. E proprio qui la riflessione  di Gobetti ci consente di cogliere una realtà che non viene mai abbastanza contemplata: quella che ci svela quotidianamente, oggi come ieri e forse anche domani, quanto la Russia non sia naturalmente o pienamebte una democrazia all'occidentale. Gobetti già allora intuì, dunque, che la storia non ammette accelerazioni, ma segue un realismo non sempre in sintonia con la sua autentica e profonda logicam cge va rispettata. Gobetti sosteneva dal canto suo che la Rivoluzione del 1917 aveva aperto comunque spinte positive, aldilà degli antagonismi che suscitava all'epoca. Anche in tal senso va spiegata la Russia che fronteggiamo con i suoi enigmi e le sue minacce.
Casalino Pierluigi, 3.11.2016