da PANORAMA di Micol de Pas
Del futurismo al femminile si è sempre saputo ben poco, anzi, spesso lo si è proprio ignorato. A dar voce a quelle donne è stata la recente mostra La Grande Madre, curata da Massimiliano Gioni, che ha dedicato un'importante sezione alle opere altamente creative e rivoluzionarie di un gruppo di donne decisamente geniali.
Una tra queste, e forse la più importante, è Benedetta Cappa, compagna e moglie di Filippo Tommaso Marinetti e pittrice a sua volta. A raccontare la sua storia è Simona Weller, pittrice e autrice di diverse biografie dedicate alle donne dell'arte. Si intitola Marinetti, amore mio il volume in uscita oggi per Marlin editore, dedicato al colpo di fulmine che unì i due artisti e alle vicende di una donna artista, amante, moglie e madre.
Una storia intensa d'amore, prima di tutto. La giovanissima Benedetta incontra Marinetti nello studio di Giacomo Balla che a sua volta l'aveva invitata dopo averla vista disegnare su una panchina al parco (e in quell'occasione Beny, come la chiamavano, aveva subito fatto emergere la sua personalità: voglio fare il pittore, aveva detto, non la pittrice come mia madre, che dipinge solo per se stessa). L'incontro si traduce in un colpo di fulmine che li legherà da subito. A cominciare dai primi versi che l'inventore del futurismo dedica alla sua Beny:
Non dimenticare che l'antica parola
fedeltà
è la più nuova di tutte le parole
in libertà.
E poi. E poi cominciò quel duello meraviglioso che si ingaggia tra due persone di pari intelligenza nelle discussioni e nei confronti sulle cose della vita e sulle idee. Fu così che i due impararono ad amarsi per una vita intera. Naturalmente, fuori dagli schemi: niente matrimonio ma una convivenza di fatto. Siamo nei primi anni del 1900...
Per Marinetti non fu "mai discepola, ma uguale" e la loro storia d'amore si interseca con il loro lavoro, inventando una nuova corrente, il tattilismo, quindi promuovendo il Manifesto dell'Aeropittura (scritto insieme a Depero, Balla, Dottori, Fillia, Prampolini, Somenzi e Tato). Fu Beny a dare una spinta alla diffusione del futurismo all'estero, mentre i suoi lavori furono esposti per cinque edizioni alla Biennale di Venezia (nel 1930 fu la prima donna artista ad avere la pubblicazione di un'opera nel catalogo ufficiale) e per tre volte alla Quadriennale di Roma. Il Palazzo delle Poste di Palermo fu affrescato interamente da lei in cinque pannelli pannelli raffiguranti le comunicazioni terrestri, marine, aeree, telegrafiche, radiofoniche in versione razionalista. Poetessa e pittrice, decisa ad affrontare l'universo maschile per differenza, è stata psesso definita una protofemminista. A cominciare dalla firma delle sue opere, costituita unicamente dal nome per non dar voce al cognome di origine maschile...
Beny fu anche madre di tre bambine, Vittoria, Ala e Luce, dopo aver sposato Marinetti nel 1923. E fu madre nel senso più completo del termine, senza mai rinunciare alla sua individualità. Proprio durante la gravidanza e i primi anni di vita di Luce, Beny sperimenta e mette a punto una sua personale versione dell'aeropittura con l'appiattimento delle prospettive e delle vedute dall'alto, fino a teorizzare che la capacità artistico-espressiva della donna è pari a quella di procreare.
Di queste (e altre) storie racconta l'autrice, Simona Weller, artista poliedrica che nel corso degli anni 70 è alla Biennale di Venezia e di San Paolo del Brasile, al FIAC al Grand Palais di Parigi, all'International Kunstlerinnen di Berlino… Vive il clima di quegli anni impegnandosi appassionatamente su più fronti: partecipa a collettivi femministi, a mostre internazionali di artiste. E inizia ad affiancare alla sua attività di pittrice (poi anche ceramista) un percorso di ricerca e ricostruzione storica sulla presenza delle donne nell'arte: nel 1976 pubblica un libro-inchiesta sulle artiste italiane del Novecento, Il Complesso di Michelangelo, e un saggio sulla creatività femminile, Il Privato come politica. Negli anni '80 e '90. E poi si specializza nella stesura di biografie al femminile: nel 1998 esce Ritratto di Angelika dedicato alla vita di Angelika Kaufmann, mentre del 2000 e 2002 sono Una rosa nel cuore e Suzanne, due volumi sulla vita di Suzanne Valadon.
Simona Weller, Marinetti Amore Mio, Merlin editore, 15 euro
VIDEO
Del futurismo al femminile si è sempre saputo ben poco, anzi, spesso lo si è proprio ignorato. A dar voce a quelle donne è stata la recente mostra La Grande Madre, curata da Massimiliano Gioni, che ha dedicato un'importante sezione alle opere altamente creative e rivoluzionarie di un gruppo di donne decisamente geniali.
Una tra queste, e forse la più importante, è Benedetta Cappa, compagna e moglie di Filippo Tommaso Marinetti e pittrice a sua volta. A raccontare la sua storia è Simona Weller, pittrice e autrice di diverse biografie dedicate alle donne dell'arte. Si intitola Marinetti, amore mio il volume in uscita oggi per Marlin editore, dedicato al colpo di fulmine che unì i due artisti e alle vicende di una donna artista, amante, moglie e madre.
Una storia intensa d'amore, prima di tutto. La giovanissima Benedetta incontra Marinetti nello studio di Giacomo Balla che a sua volta l'aveva invitata dopo averla vista disegnare su una panchina al parco (e in quell'occasione Beny, come la chiamavano, aveva subito fatto emergere la sua personalità: voglio fare il pittore, aveva detto, non la pittrice come mia madre, che dipinge solo per se stessa). L'incontro si traduce in un colpo di fulmine che li legherà da subito. A cominciare dai primi versi che l'inventore del futurismo dedica alla sua Beny:
Non dimenticare che l'antica parola
fedeltà
è la più nuova di tutte le parole
in libertà.
E poi. E poi cominciò quel duello meraviglioso che si ingaggia tra due persone di pari intelligenza nelle discussioni e nei confronti sulle cose della vita e sulle idee. Fu così che i due impararono ad amarsi per una vita intera. Naturalmente, fuori dagli schemi: niente matrimonio ma una convivenza di fatto. Siamo nei primi anni del 1900...
Per Marinetti non fu "mai discepola, ma uguale" e la loro storia d'amore si interseca con il loro lavoro, inventando una nuova corrente, il tattilismo, quindi promuovendo il Manifesto dell'Aeropittura (scritto insieme a Depero, Balla, Dottori, Fillia, Prampolini, Somenzi e Tato). Fu Beny a dare una spinta alla diffusione del futurismo all'estero, mentre i suoi lavori furono esposti per cinque edizioni alla Biennale di Venezia (nel 1930 fu la prima donna artista ad avere la pubblicazione di un'opera nel catalogo ufficiale) e per tre volte alla Quadriennale di Roma. Il Palazzo delle Poste di Palermo fu affrescato interamente da lei in cinque pannelli pannelli raffiguranti le comunicazioni terrestri, marine, aeree, telegrafiche, radiofoniche in versione razionalista. Poetessa e pittrice, decisa ad affrontare l'universo maschile per differenza, è stata psesso definita una protofemminista. A cominciare dalla firma delle sue opere, costituita unicamente dal nome per non dar voce al cognome di origine maschile...
Beny fu anche madre di tre bambine, Vittoria, Ala e Luce, dopo aver sposato Marinetti nel 1923. E fu madre nel senso più completo del termine, senza mai rinunciare alla sua individualità. Proprio durante la gravidanza e i primi anni di vita di Luce, Beny sperimenta e mette a punto una sua personale versione dell'aeropittura con l'appiattimento delle prospettive e delle vedute dall'alto, fino a teorizzare che la capacità artistico-espressiva della donna è pari a quella di procreare.
Di queste (e altre) storie racconta l'autrice, Simona Weller, artista poliedrica che nel corso degli anni 70 è alla Biennale di Venezia e di San Paolo del Brasile, al FIAC al Grand Palais di Parigi, all'International Kunstlerinnen di Berlino… Vive il clima di quegli anni impegnandosi appassionatamente su più fronti: partecipa a collettivi femministi, a mostre internazionali di artiste. E inizia ad affiancare alla sua attività di pittrice (poi anche ceramista) un percorso di ricerca e ricostruzione storica sulla presenza delle donne nell'arte: nel 1976 pubblica un libro-inchiesta sulle artiste italiane del Novecento, Il Complesso di Michelangelo, e un saggio sulla creatività femminile, Il Privato come politica. Negli anni '80 e '90. E poi si specializza nella stesura di biografie al femminile: nel 1998 esce Ritratto di Angelika dedicato alla vita di Angelika Kaufmann, mentre del 2000 e 2002 sono Una rosa nel cuore e Suzanne, due volumi sulla vita di Suzanne Valadon.
Simona Weller, Marinetti Amore Mio, Merlin editore, 15 euro
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