da Il Giornale
Mentre i grandi della terra sono asserragliati a Parigi nel tentativo di salvare il pianeta, la società civile si muove e non sta a guardare. E alcune iniziative, che lambiscono il campo gastronomico, si orientano nella direzione di un maggiore coinvolgimento degli abitanti, soprattutto bambini, in quelle zone emblematiche dove il paesaggio e i cambiamenti climatici sono fenomeni che già incidono nella vita di tutti i giorni. La storia che stiamo per raccontare ci giunge da un'area particolare, geologicamente delicata, di grande fascino naturalistico, con notevoli possibilità in chiave turistica e tuttavia esposta a un significativo condizionamento ambientale: parliamo del delta del Po e, prima ancora, del suo cammino finale.
Ne parliamo attraverso la storia di una sagra, una sagra unica al mondo e che pertanto può fregiarsi di questo pedigree: La festa mondiale della zanzara. Il luogo: siamo in Emilia-Romagna, a Berra, in provincia di Ferrara, ovviamente sulle sponde del Po.
Festa della zanzara
Un sindaco della zona con una battuta osservava: «Dalle nostre parti ci sono 500 zanzare per ogni abitante». Papa Francesco, alla vigilia del suo viaggio in Africa, smorzava la tensione nei confronti delle minacce terroristiche, temendo piuttosto quelle sferrate dalle zanzare. Non è invece purtroppo una battuta, la notizia di questi giorni che dalle vicine zone del polesine ci parla della morte di un uomo colpito dalla cosiddetta febbre del Nilo, trasmessa appunto da una zanzara.
È già da quattordici anni che Raffaella Nalli con il marito Roberto Ariutti hanno ideato attorno a questo ospite sgradito, tra gli abitanti più antichi delle loro terre, una manifestazione che è innanzitutto un'opera di sensibilizzazione: «Con ironia, certo, perché la zanzara è un pretesto per porre l'attenzione sul nostro territorio – ci spiega Raffaella – . La zanzara è un veicolo di trasmissione di malattie per l'uomo e per l'animale. È la causa prima di morte per malaria. E tuttavia ha un ruolo vitale nell'ecosistema: è cibo per i pesci e per gli insetti. Serve per alimentare il pipistrello, un altro animale quasi sparito». Queste terre alluvionali ci parlano di acque e di tecniche di contenimento, di canali, di bonifiche e risaie e dei grandi interventi umani lungo il corso dei secoli. Da qualche anno si parla anche di "subsidenza", ovvero del problema del graduale abbassamento del territorio.
Nasce da qui l'idea della sagra, a partire dai grandi classici della cucina ferrarese: i cappellacci, i salumi, il somarino (uno stufato di bocconcini d'asino). Questi piatti gloriosi sono però un pretesto: la componente gastronomica è fondamentale, ma al centro di una sagra c'è sempre la vita della comunità, che nella partecipazione attiva di ogni sua componente ribadisce e rafforza la propria identità. Ed è per questo che a Berra, durante la sagra che si tiene ogni anno ad agosto, si organizzano mostre e concorsi fotografici. Dedicati non solo alla zanzare, ma ai pesci, ai manufatti, alla vecchia edilizia e agli scorci di grande suggestione attorno al cammino finale del lungo fiume. Da tutta Italia si partecipa al concorso di fumetti "Striscia la zanzara". Mentre i giochi a premi sono brillantemente rappresentati dai biglietti "Più gratti, più vinci".
Una testimonianza di solidarietà – perché questo è il lascito più prezioso di ogni sagra – che è, prima di tutto, una forma di cultura. È dall'attenzione e dall'amore di questi abitanti per la salute della propria terra che nasce quella spinta dal basso che può attecchire quale modello di educazione civica.
Il nostro viaggio prosegue verso il delta del Po, dove sulla via per Volano troviamo uno dei più suggestivi ristoranti italiani, non a caso intitolato al nostro fastidioso insetto, La Zanzara. Accompagnati dalla lettura di un bel libro di Graziano Pozzetto, memoria storica della cucina regionale, ci sediamo nella calda e accogliente sala del ristorante, che è una vecchia stazione di pesca magnificamente restaurata.
Questo è il regno della famiglia Bison, Sauro in cucina, Samuele in sala e, naturalmente, il patriarca Elio. Gustiamo l'anguilla, cavallo di battaglia della Zanzara: cotta sulle braci, perde parte della sua grassezza, ma certo non il suo gusto intenso.
Le ore, intanto, scorrono lente: prima in compagnia di un buon distillato, poi a passeggio nell'oasi di Porticino, dove il ritmo è ancora dettato dalla Natura, dalle sue esigenze che qui, però, sembrano convivere con le nostre.
Mentre i grandi della terra sono asserragliati a Parigi nel tentativo di salvare il pianeta, la società civile si muove e non sta a guardare. E alcune iniziative, che lambiscono il campo gastronomico, si orientano nella direzione di un maggiore coinvolgimento degli abitanti, soprattutto bambini, in quelle zone emblematiche dove il paesaggio e i cambiamenti climatici sono fenomeni che già incidono nella vita di tutti i giorni. La storia che stiamo per raccontare ci giunge da un'area particolare, geologicamente delicata, di grande fascino naturalistico, con notevoli possibilità in chiave turistica e tuttavia esposta a un significativo condizionamento ambientale: parliamo del delta del Po e, prima ancora, del suo cammino finale.
Ne parliamo attraverso la storia di una sagra, una sagra unica al mondo e che pertanto può fregiarsi di questo pedigree: La festa mondiale della zanzara. Il luogo: siamo in Emilia-Romagna, a Berra, in provincia di Ferrara, ovviamente sulle sponde del Po.
Festa della zanzara
Un sindaco della zona con una battuta osservava: «Dalle nostre parti ci sono 500 zanzare per ogni abitante». Papa Francesco, alla vigilia del suo viaggio in Africa, smorzava la tensione nei confronti delle minacce terroristiche, temendo piuttosto quelle sferrate dalle zanzare. Non è invece purtroppo una battuta, la notizia di questi giorni che dalle vicine zone del polesine ci parla della morte di un uomo colpito dalla cosiddetta febbre del Nilo, trasmessa appunto da una zanzara.
È già da quattordici anni che Raffaella Nalli con il marito Roberto Ariutti hanno ideato attorno a questo ospite sgradito, tra gli abitanti più antichi delle loro terre, una manifestazione che è innanzitutto un'opera di sensibilizzazione: «Con ironia, certo, perché la zanzara è un pretesto per porre l'attenzione sul nostro territorio – ci spiega Raffaella – . La zanzara è un veicolo di trasmissione di malattie per l'uomo e per l'animale. È la causa prima di morte per malaria. E tuttavia ha un ruolo vitale nell'ecosistema: è cibo per i pesci e per gli insetti. Serve per alimentare il pipistrello, un altro animale quasi sparito». Queste terre alluvionali ci parlano di acque e di tecniche di contenimento, di canali, di bonifiche e risaie e dei grandi interventi umani lungo il corso dei secoli. Da qualche anno si parla anche di "subsidenza", ovvero del problema del graduale abbassamento del territorio.
Nasce da qui l'idea della sagra, a partire dai grandi classici della cucina ferrarese: i cappellacci, i salumi, il somarino (uno stufato di bocconcini d'asino). Questi piatti gloriosi sono però un pretesto: la componente gastronomica è fondamentale, ma al centro di una sagra c'è sempre la vita della comunità, che nella partecipazione attiva di ogni sua componente ribadisce e rafforza la propria identità. Ed è per questo che a Berra, durante la sagra che si tiene ogni anno ad agosto, si organizzano mostre e concorsi fotografici. Dedicati non solo alla zanzare, ma ai pesci, ai manufatti, alla vecchia edilizia e agli scorci di grande suggestione attorno al cammino finale del lungo fiume. Da tutta Italia si partecipa al concorso di fumetti "Striscia la zanzara". Mentre i giochi a premi sono brillantemente rappresentati dai biglietti "Più gratti, più vinci".
Una testimonianza di solidarietà – perché questo è il lascito più prezioso di ogni sagra – che è, prima di tutto, una forma di cultura. È dall'attenzione e dall'amore di questi abitanti per la salute della propria terra che nasce quella spinta dal basso che può attecchire quale modello di educazione civica.
Il nostro viaggio prosegue verso il delta del Po, dove sulla via per Volano troviamo uno dei più suggestivi ristoranti italiani, non a caso intitolato al nostro fastidioso insetto, La Zanzara. Accompagnati dalla lettura di un bel libro di Graziano Pozzetto, memoria storica della cucina regionale, ci sediamo nella calda e accogliente sala del ristorante, che è una vecchia stazione di pesca magnificamente restaurata.
Questo è il regno della famiglia Bison, Sauro in cucina, Samuele in sala e, naturalmente, il patriarca Elio. Gustiamo l'anguilla, cavallo di battaglia della Zanzara: cotta sulle braci, perde parte della sua grassezza, ma certo non il suo gusto intenso.
Le ore, intanto, scorrono lente: prima in compagnia di un buon distillato, poi a passeggio nell'oasi di Porticino, dove il ritmo è ancora dettato dalla Natura, dalle sue esigenze che qui, però, sembrano convivere con le nostre.