Aprile 1965. Ovvero Linus anno 1: la nota rivista italiana di fumetti, fondata da Giovanni Gandini festeggia dunque oggi i suoi cinquant'anni di vita. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, anche e soprattutto in Italia.
Quando Linus (un nome scelto in omaggio ai Peanuts di Schultz) si affacciò per la prima volta nelle edicole di Milano (e poi di tutti il Paese), eravamo nel pieno dei fermenti studenteschi pre-sessantottini che, di lì a poco, avrebbero portato all'esplosione della contestazione. "Sotto le chiome disordinate e gli eskimo consumati, i giovani indossavano le divise dell'anticonformismo tout court e la continua ribellione verso tutto ciò che era conservatore e tradizionale diventava esasperata e assoluta".
Il primo numero costa 300 lire. "Il distributore – racconta alla Gazzetta dello Sport la moglie del creatore della rivista – ci diede dei pazzi. Eppure, in quei primi anni siamo arrivati a vendere più di 100mila copie. Perché alle spalle del mensile c'era un gruppo di amici convinti che i fumetti siano vera cultura e che una rivista a loro dedicata possa ospitare articoli di intellettuali". E parlare quindi, oltre che di fumetti (sulle sue pagine hanno trovato spazio disegnatori divenuti, nel corso degli anni, veri e propri "mostri sacri" del settore), anche di libri, musica, società e politica. Ovviamente di sinistra. Una sinistra che, seppure rivoluzionaria e non ortodossa, sembra sia stata comunque chiusa a tematiche non in linea con un'ideologia militante dimostratasi ancora una volta tutt'altro che libertaria, come dimostra un aneddoto raccontato da Pablo Echaurren.
L'artista, al quale nel 1986 venne data la possibilità di pubblicare su Linus le sue creazioni, presentò ai responsabili della rivista una corposa opera intitolata "Caffeina d'Europa. Vita di Filippo Tommaso Marinetti". Le prime puntate della storia del padre del futurismo italiano uscirono regolarmente. Poi, senza alcuna spiegazione, la pubblicazione venne interrotta. "Il motivo – scrive Giuseppe Contarino su Barbadillo.it - non fu difficile da trovare: la fase della vita di Marinetti che incrociava il ventennio fascista era inaccettabile per il politburo di Linus e veniva quindi decisa la sospensione del fumetto incriminato. La censura operata dimostrava l'incapacità di andare oltre certi schemi, portando a sacrificare la grandezza indiscussa di un personaggio – Marinetti – sull'altare dell'ideologia di parte". Che non ha nulla a che vedere – o per lo meno così dovrebbe essere – con l'arte e la cultura. Anche quella del fumetto.