Editoriale
Avvocati, il futuro passa per macchine e intelligenza artificiale
di nicola di molfetta
Creazione di valore, produzione di economie di scala, efficienza tecnologica, capacità di risposta ai bisogni della clientela. Gli studi legali esercitano l'intelligenza artificiale. Programmi di ricerca e sperimentazioni cominciano a drenare risorse dai bilanci delle strutture internazionali. Allen & Overy ha appena presentato un progetto denominato i2 in cui un gruppo di professionisti (avvocati e tecnici) lavora sulle interazioni virtuose tra macchine e uomini per arrivare a capire in che modo la tecnologia possa consentire allo studio di aumentare la produttività e migliorare le performance.
Oltremanica, il caso di Allen & Overy non è isolato. Ma solo uno dei più recenti. In Italia ci sono solo pochi studi che hanno avviato delle sperimentazioni che, nella maggior parte dei casi, si intersecano con l'attività di knowledge management. Uno dei casi di best practice consolidata, da questo punto di vista, è quello di Nctm.
Ma la cosa che incuriosisce di più della tendenza che si sta riscontrando a livello internazionale in questo periodo è la diffusione di team multidisciplinari in cui i legali si affiancano a specialisti di software o a esperti di internet e social media.
Il principio che guida queste attività è molto semplice: uno studio legale non ha futuro se non riflette fin da oggi quali saranno le aspettative e la domanda di servizi dei clienti futuri, ossia di coloro i quali oggi hanno 15 anni.
Si tratta di una tipologia di clienti nata e cresciuta in un contesto socio-tecnologico assolutamente nuovo e che svilupperà un approccio al lavoro, così come alla domanda di servizi legali, completamente diverso da quello attuale. Sono i clienti di domani che vanno coltivati già da adesso. Soprattutto nella consapevolezza che il progresso tecnico scientifico avrà effetti pervasivi che interesseranno anche la professione.
@n_dimolfetta
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