Roma: intervista a Mauro Biuzzi, tra Valentine de Saint Point, Moana Pozzi e la transpolitica

mauro_biuzzi_moana_pozzi_1992_pda (2)mauro_biuzzi 2006.11 (2)Visualizza moana_pozzi_mauro_biuzzi_1993.jpg in una presentazione
....D- Moana erede principale di magari la futurista Valentine de Saint Point
In comune ci sono certamente l’Eros come fiamma, l’idea di virilità nel femminile, il rapporto necessario tra donna e crudeltà. Le lacrime di Eros, direi. Senza però nulla dei cascami del decadentismo simbolista, su cui si è fondata l’immagine della “diva” del cinema hollywoodiano. L’icona che io ho dipinto per Moana ha radici realiste e rinascimentali. L’Italia è una giovane Repubblica fondata sulla resistenza Risorgimentale alle occupazioni militari, e agli stupri simbolici e materiali che sempre ne conseguono. A mio modesto avviso, la mia Moana con la fascia tricolore davanti all’Altare della Patria a Roma è uno dei simboli più significativi della volontà di emancipazione di una Repubblica nata nel clima di occupazione morale e materiale conseguente agli esiti della Seconda Guerra Mondiale e cresciuta nel successivo “sviluppo senza progresso”, la cui entità è data proprio dal livello insopportabile raggiunto oggi dal nostro debito pubblico sotto la pressione speculativa internazionale. In quell’immagine, che ho realizzato con lei nel novembre 1993, Moana cessa di essere la pallida imitazione di una diva del cinema americano (la Marilyn che piace tanto ai critici sessantottini che ancora sostengono la Rivoluzione Sessuale e il Trash all’italoamericana), per diventare la vera icona del cammino che la nostra Repubblica sta facendo attraverso i tanti disastri civili del dopoguerra. Certo, di una Repubblica nata orfana, e che continua ad essere considerata figlia di madre ignota. Proprio come Moana, la nostra Biancaneve che ora dorme con il milite ignoto, con l’italiano futuro.

D- L’artista eretico e dionisiaco Mauro Biuzzi….
Non ricordo chi fosse quella simpatica canaglia fascista che portava la mano sulla pistola quando sentiva parlare di cultura. Forse Alfred Jarry? Il mio Partito dell’Amore è certamente un partito cristiano-dionisiaco, nel senso che proprio con il parlare silenzioso del corpo di Moana ha dato l’esempio di un leader politico che pratica il diritto/dovere di tacere su ciò di cui non si può parlare. Nel realizzare questa rappresentazione politica mi sono opposto radicalmente all’idea tutta mass-mediatica che il politico (che io ancora aspiro ad essere) sia un opinionista televisivo, un inarrestabile nastro trasportatore di Doxa, un continuo parolibero che vomita contratti programmatici. In tal senso la mia cultura realista, in contrasto con il cosiddetto diritto alla libertà d’espressione, si oppone anche all’obbligo per tutti ad avere un’opinione su tutto. Dittatura della Doxa che si esprime ai suoi massimi livelli nei social network, veri campi di concentramento dell’autismo cronachistico di massa (oltre che mezzo di intercettazione e di controllo): crimine perfetto di istigazione dell’umanità alla perenne masturbazione espressiva travestita da “libertà di espressione” (proprio come tra gli adolescenti nativi digitali l’esperienza della masturbazione via cam sta sostituendo quella del primo rapporto sessuale). Insomma, con il mio attivismo antipolitico nel PdA ha dato alla borghesia “protestante” italiana la spiacevole notizia che il sesso è nato molto prima del diritto. E che il sesso non si può “liberare” facendone libero commercio, con risultati quasi peggiori di quelli dei preti che l’hanno voluto “vietare”.
In conclusione, a quanto mi chiede posso rispondere che di certo ho provato a rappresentare una congiura sacra, una discontinuità, un varco, un’esecuzione pubblica, l’avvento fulmineo del Regno Millenario. E anche che Moana ha svolto fino in fondo la parte della Regina, che si è coraggiosamente prestata a questa rappresentazione. E che la sua morte prematura, avvenuta pochi mesi dopo la sua ennesima sconfitta elettorale, ha rappresentato la morte del Re, la rinascita della Repubblica e il raggiungimento del nostro obiettivo. Ritengo, infatti, che la sua vita di pornostar sia stata molto meno politica di quanto non lo sia stata la sua morte. Sul fatto poi che la sua vita (o quella della Repubblica) si sia risolta più o meno perfettamente in questo mio ritratto ovale, non sta a me giudicarlo.

Info * MAURO BIUZZI è un attivista antipolitico che, con differenti mezzi espressivi (architettura, cinema, fotografia, politica, teologia, polemistica, ecc.), pratica da oltre trent’anni una critica generale ai linguaggi della comunicazione di massa, in particolare a quelli della pornografia e della politica.
 
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