Rinaldopoli... ECCELLENZA E PERMALOSITÀ a Ferrara


Evidentemente fatichiamo ad imparare che questi controlli si fanno di rutine in tutti gli innovativi ospedali costruiti in campagna. È il motivo per cui non tutti comprendono che la necessità di sostenere il ruolo d’eccellenza impedisce di occuparsi di banalità. Figuriamoci che un paziente, prenotato da un anno al vecchio S. Anna, ha osato presentarsi nel mega ospedale per farsi asportare una ciste, un intervento da ambulatorietto da callista! C’è da immaginarsi lo sdegno con cui l’hanno cacciato via! È ovvio, perciò, che pubblicazioni irrispettose vadano a scorticare la sensibilità al vertice dell’ospedale di Cona, mettano a dura prova la suscettibilità del sistema nervoso di chi cammina costantemente sul filo del rasoio dell’eccellenza, infragiliscano i nervi di tutti i dirigenti di quella pregevolezza ospedaliera. Diventa comprensibile, quindi, che la signora Manuela Uberti (avvocato dirigente dell’azienda ospedaliera) abbia diffidato il giornale dal pubblicare ancora notizie di uguale tenore. Perché, spiega, “potrebbero provocare inutili allarmi e negativa attenzione dei lettori sull’affidabilità della struttura ospedaliera e sue pertinenze”. Da navigato vecchio lettore posso però rassicurare l’apprensiva avvocatessa Uberti: stia tranquilla che per quanti articoli farlocchi possano scrivere i giornali è impossibile battere la molteplice evidenza dei fatti. Basta l’esperienza di sterminati corridoi deserti battezzati con sigle da battaglia navale, senza sedili, ma ricchi di soffitti affrescati dall’umidità per far constatare l’eccellenza a tutti quelli che passano. A me, per esempio, l’eccellenza di Cona ha comportato tre rinvii delle date di ricovero per una coronografia preoperatoria (al successivo quarto invito ho rinunciato: non sum dignus di tanta arguzia, tanto più che l’obbligarmi a transitare nello squallore di due piani di galleria commerciale solo per salire ai piani alti mi fa regolarmente girare gli ammennicoli), per cui i ritardi hanno fatto saltare l’appuntamento programmato in altra sede per l’intervento. Capirà che è una vera gioia dover trascorrere in stato di necessità diversi mesi d’attesa fuori programma grazie all’organizzazione precipua di Fondo Morte! Ma per distrarmi dalle malinconie dell’attesa, mi è giunta a fine 2012 una raccomandata dell’Ufficio Recupero Crediti della sua ineffabile Azienda Ospedaliero-Universitaria, il cui contenuto sa qual’era, gentile avvocatessa? Una richiesta di pagamento del ticket per una prestazione eseguita ad una certa data nel 2002! Ovvio che la comunicazione mi mettesse di buon umore: nel 2002 mi ero davvero sottoposto ad una visita specialistica (fu proprio in quella visita che mi prescrissero l’intervento ormai improcrastinabile che argutamente mi avete fatto saltare), ma non a quel giorno indicato e neanche a quel mese. Ora un sistema informatico che azzecca l’anno sballando però giorno e mese, e si affretta 10 anni dopo a richiamare all’ordine sarà anche considerato d’eccellenza fra voi ospedalieri di campagna, ma a me fa scappar da ridere. Quindi ho pagato volentieri l’obolo pur essendo convintissimo che si tratti di una bischerata, perché così mi sono comprato il diritto di poter scriverne ai giornali a piacimento. Può comunque sempre provare a diffidare me dal divulgare il sapido episodio, chissà che non mi stimoli a trascinare in causa la sua azienda per un risarcimento milionario per danni psicofisici.

 

Mi saluti tanto il suo Direttore Rinaldi, gentile avvocatessa Uberti. Un personaggio notevole, quello.


 

 

Paolo Giardini