Incontro col cerbiatto
Il cerbiatto!
Che bell’interno d’antiche foreste
abbonda dentro i bruni occhi innocenti;
e quanta confidenza mescolata
a quanta, quanta attonita paura.
Tesoro inestimabile portato
dalla gracilità miracolosa
dei palchi delle corna: ancora crescono.
Ma nulla arriva mai, nulla mai arriva
all’ignoranza senza possesso
di quella fronte vuota di domande.
Un Unicorno: cosa tra le cose
L’Unicorno!
Levò la fronte, il Santo. E, tutt’a un tratto,
cadde dalle sue labbra la preghiera.
E tacito avanzava il favoloso
bianco animale dalle tristi immense
pupille supplicanti di una cerva.
L’eburnea leggerezza delle gambe
muoveva in lieve ritmo, in equilibrio:
giù per il manto gli scendeva un lento
riflesso di candore; e dalla fronte
senza pensieri si appuntava – fulgido
come una torre nel chiaror lunare –
l’unico corno. E forse ad ogni passo
lo ergeva sempre più di contro al cielo.
Avevano le labbra, tra cinerea
rosea pelurie, un tenue sogghigno,
da cui scattava, più bianco tra il bianco,
il balenìo dei denti. Un aspirare
dalle sue froge, uno sbuffare a tratti…
Ma i suoi sguardi infiniti nello spazio
suscitavano immagini lontane,
creavano azzurri squarci di cielo.
Paolo Melandri
12/13 maggio 2012