DIVENIRE 5: INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Essendo la presente una rassegna di studi interdisciplinari, i saggi raccolti – pur concentrandosi sullo stesso tema – presentano differenze notevoli sotto il profilo delle prospettive, delle metodologie, delle finalità. Questa differenziazione degli approcci rappresenta un’indubbia ricchezza, perché consente di vedere lo stesso problema dalle diverse angolature dell’ingegneria, della filosofia, della sociologia, della storiografia, della futurologia.
Com’è facile immaginare, l’ingegnere pone maggiore enfasi sugli aspetti tecnici; il filosofo si interroga sul significato del concetto di intelligenza, mettendo a confronto quella delle macchine e quella umana, basandosi tanto sull’osservazione quanto sull’introspezione; il sociologo indaga l’impatto sociale delle nuove tecnologie robotiche e informatiche, nonché il modo in cui la società le genera, facendo riferimento anche a dati statistici; lo storico ricostruisce la genealogia del fenomeno; mentre il futurologo lo proietta nel futuro, per disegnare possibili scenari.
La stesura del saggio introduttivo, dal suggestivo titolo “Intelligenze artificiose”, è stata affidata all’abile penna di Stefano Vaj, segretario nazionale dell’Associazione Italiana Transumanisti. Vi si sostiene la tesi che il tema dell’automa o dell’esecuzione di programmi antropomorfi o zoomorfi su una piattaforma diversa da un cervello biologico resta tuttora circondato da un vasto alone di misticismo. Il risultato è che, quando non viene negata in linea di principio la fattibilità del’IA, ne viene esagerata escatologicamente, o più spesso millenaristicamente, la portata rispetto a quella che invece è una questione molto più cruciale: la potenza di calcolo cui sia possibile avere accesso in termini personali, comunitari o generali.
Apre la sezione “Attualità” un articolo del Prof. Salvatore Rampone, docente di bioinformatica all’Università del Sannio, che pone enfasi sul fatto che, al momento, la domanda se una macchina abbia intelligenza o possa pensare è troppo confusa per poterle dare una risposta precisa. Più in dettaglio, Rampone sostiene che la nuova disciplina del soft computing riprende le basi dell’intelligenza artificiale, studiando come far fare ai calcolatori cose che, ora come ora, gli uomini fanno meglio, cioè sistemi che agiscono come gli uomini e non sistemi che pensano come gli uomini. Sono state così sviluppate migliaia di applicazioni che definiscono nuovi e talora inquietanti scenari.
Segue l’interessante saggio “Il problema filosofico dell’IA forte e le prospettive future”, del ricercatore Domenico Dodaro, incentrato sul tema della coscienza artificiale. Presentato il dibattito filosofico di riferimento, l’autore si interroga sullo statuto ontologico dell’intenzionalitàe della consapevolezza del significato. Descrivendo le caratteristiche delle nuove teorie deisistemi dinamici, indica qual è a suo avviso il programma di ricerca più adatto al fine di costruire una mente artificiale.
Un altro ricercatore, Emanuele Ratti, nel saggio “Cervelli artificiali?”, espone il progetto di ricerca forse più ardito nel campo dell’IA, e precisamente del suo filone cosiddetto ‘biologico’ (ossia di emulazione di funzioni e organi biologici). Particolare attenzione è dedicata al cervello artificiale di Hugo de Garis, ricercatore che ha girato il mondo, e attualmente lavora in Cina. Per presentare la portata di tale lavoro, Ratti introduce anche altri concetti chiave del settore disciplinare, per esempio, quelli di rete neurale e di algoritmo genetico.
Chiude la sezione Attualità un saggio intitolato “Automi e lavoratori. Per una sociologia dell’intelligenza artificiale”, a firmadi Riccardo Campa, professore di sociologia all’Università di Cracovia, nonché curatore di questo volume. L’attenzione è qui posta sull’impatto economico e sociale della computerizzazione e della robotizzazione. Facendo uso di statistiche Istat e altri indicatori, l’autore mette in luce l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione e prospetta i correttivi adottati in passato per massimizzare i benefici e minimizzare gli effetti collaterali indesiderati. Quindi proietta il problema nel futuro, per mostrare quali possibili scenari possiamo generare, a seconda delle nostre politiche (o non-politiche) dello sviluppo tecnologico.
Apre la sezione Genealogia l’articolo “Il nostro cervello cinese”,del filosofo Danilo Campanella. L’autore ricostruisce l’origine dei moderni calcolatori, ricordando che l’idea originaria va ricercata in Cina. I cinesi, utilizzando matematica, teologia e misticismo, elaborarono i primi rudimenti del linguaggio binario, che è poi stato “rubato” dagli occidentali e utilizzato, molto tempo dopo, per usi meno contemplativi e più pragmatici.
Per la stessa sezione, segue un secondo articolo di Domenico Dodaro, intitolato “Alan Turing: uno spirito transumanista”. L’autore evidenzia innanzitutto come Turing possa rientrare a pieno titolo nel Pantheon dei transumanisti, e inoltre espone alcune informazioni, emerse da un recente lavoro storiografico, che contraddirebbero alcuni luoghi comuni associati all’opera matematica e speculativa dello scienziato inglese. In primo luogo, viene mostrato come il matematico abbia tentato di “trascendere” le potenzialità computazionali della sua stessa più importante scoperta: la Macchina di Turing. In secondo luogo, vengono riportate alcune fonti che terrebbero ancora in piedi la previsione futurologica di Turing secondo cui una macchina sarà in grado di superare il suo test.
Chiude la sezione uno studio di Bruno Lenzi, intitolato “Passato, presente e futuro dell’Intelligenza Artificiale”. Secondo l’autore, l’IA non è, come generalmente si pensa, una questione puramente tecnico-scientifica, ma racchiude al suo interno germogli e frutti maturi di pressoché ogni area del sapere. E non poteva essere altrimenti, avendo come obiettivo il voler ricreare, su un substrato artificiale, l’intelligenza. L’articolo mostra, su un arco temporale molto ampio, fallimenti, riuscite, pericoli e scoperte di quest’area disciplinare, sottolineando che l’IA potrebbe essere molto diversa da quella umana.
Nella sezione Futurologia, spicca innanzitutto un saggio di Ben Goertzel, chiefscience officerdiNovamente LCC e Biomind LCC, nonché uno dei principali sostenitori dell’AI forte. In “Post-embodied AI”, l’autore analizza la questione filosofica dell’embodiment (o “incarnazione”) nell’intelligenza artificiale. La domanda che si pone Goertzel è la seguente: un’intelligenza artificiale forte, cioè un’intelligenza capace di risolvere problemi in domini nuovi, di comunicare spontaneamente, di imparare ed elaborare strategie nuove, deve essere necessariamente embodied (cioè legata ad un corpo)?
Segue una ricerca del giornalista scientifico Ugo Spezza sul tema della nanotecnologia. Il saggio “Nanotecnologia: dalla materia alle macchine pensanti” mostra come questo ramo della scienza applicata cerchi di realizzare e controllare la materia sulla scala del nanometro (un milionesimo di metro), nonché di progettare e realizzare nanomacchine e nanomateriali in tale scala. Lo sviluppo di questa tecnologia emergente è importante perché si innesta in settori di ricerca molteplici: biologia molecolare, chimica, meccanica, elettronica ed informatica. Spezza sottolinea che già vi sono nel campo dei nanomateriali applicazioni concrete di questa tecnologia, ma le potenzialità progettuali sono fantastiche e spaziano dalla realizzazione di nanobot da usare in medicina alla possibilità di creare computer intelligenti replicando neuroni artificiali.
Chiude la sezione un interessantissimo saggio di Gabriele Rossi, fondatore e direttore di iLab, che mostra come ci stiamo muovendo “Verso l’Intelligenza artificiale generale”. Il saggio introduce la Matematica dei Modelli di Riferimento degli iLabs ed esplora i potenziali vantaggi di questa prospettiva alla luce di alcune questioni teoriche di fondo che pervadono tutta la storia della disciplina.
Chiude come di consueto il volume la sezione “Libreria” che ospita questa volta la recensione del noto libro di Ray KurzweilLa singolarità è vicina. La recensione, che porta il titolo “IchbineinSingularitarian”, è a firma del fisico Giuseppe Vatinno, da poco nominato Commissario alle politiche di ricerca dell’Associazione Italiana Transumanisti.
Il numero contiene i seguenti contributi:
Intelligenze artificiose, di Stefano Vaj
La maschera dell’intelligenza artificiale, di Salvatore Rampone
Il problema filosofico dell’IA forte e le prospettive future, di Domenico Dodaro
Cervelli artificiali?di Emanuele Ratti
Automi e lavoratori. Per una sociologia dell’intelligenza artificiale, di Riccardo Campa
Il nostro cervello cinese, di Danilo Campanella
Alan Turing. Uno spirito transumanista, di Domenico Dodaro
Passato, presente e futuro dell’intelligenza artificiale, di Bruno Lenzi
Post-embodied AI, di Ben Goertzel
Nanotecnologia. Dalla materia alle macchine pensanti, di Ugo Spezza
Verso l’intelligenza artificiale generale, di Gabriele Rossi
Ich bin ein Singularitarian. Recensione di La singolarità è vicina, di Giuseppe Vatinno