BIENNALE? LA VERA ARTE LA FIRMA CECCHINI
Angela Azzaro intervista Graziano Cecchini
«Ciao compagno» gli dico alla fine dell’intervista dandogli una pacca sulla spalla. E lui senza scomporsi rilancia: «Tu scherzi. Ma qualche anno fa ho fatto una foto con il saluto fascista e la maglia del Che. I miei si sono incazzati. Ma io gli ho risposto che devono studiare di più». Graziano Cecchini, 55 anni, è l’artista (futurista) che in questi anni è riuscito di più a far parlare di sé e dell’arte. Non solo nel nostro Paese. La sua esposizione mediatica lo ha portato a essere uno degli italiani più famosi all’estero. Le ragioni ci sono tutte. Provocatore, vulcanico, personaggio di confine. Da quando ha tinto di rosso Fontana di Trevi non si è più fermato. Spiazzamento dopo spiazzamento. Anche durante l’intervista non è da meno. Cita Togliatti e la rivoluzione socialista e solo a intervista finita ci ricordiamo della svolta di Fini: «Io mi incazzo quando dicono che è un traditore. Per essere un traditore uno ci deve aver creduto. E lui non ci ha mai creduto». In che cosa? Nel fascismo naturalmente. Quello di sinistra. Fasciocomunista. Se ci incontriamo infatti non è un caso. Sembra interessato al progetto dell’Altro.
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