Caterina Barbieri- Musica Cosmica e il Cosmo alla Biennale di Venezia 2025

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La stella dentro. Questo il titolo scelto dalla nuova direttrice artistica di Biennale Musica, Caterina Barbieri, per l’edizione numero 69 del Festival Internazionale di Musica Contemporanea in programma a Venezia dall’11 al 25 ottobre. La compositrice bolognese lo ha appena presentato in una conferenza stampa all’ambasciata italiana a Berlino, assieme al presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco. Oltre al titolo e all’immagine poetica attorno a cui ruoterà il suo “primo” festival, Barbieri ha presentato in anteprima oltre alle linee guida anche alcuni dei progetti in programma, in attesa di annunciate tutto il calendario completo il 27 marzo. E l’idea che ce ne si fa è di una Biennale diversa, giovane, cosmica, che attirerà un pubblico nuovo e farà storcere qualche naso a qualcun altro. Una Biennale a immagine e somiglianza della sua creatrice.

Cos’è la musica cosmica

Il festival prende il suo titolo da un’immagine poetico-simbolica ispirata alle parole della scrittrice brasiliana Clarice Lispector: «Se il brillio delle stelle mi fa male, se è possibile questa comunicazione lontana, è perché qualcosa che forse assomiglia a una stella mi freme dentro». La musica come vibrazione cosmica, principio generativo e forza trasformatrice.

Ouverture del talento musicale elettronico italiano della sua Biennale Musica a Venezia, è direttore da quest’anno. E programma gia delineato con formula avanguardistica e persino  come si dice cosmica…

Il concetto di musica cosmica, cuore di questa edizione, non è di per sé legato a un genere o a una tradizione specifica, ma si riferisce al potere generativo e soprattutto auto-generativo della musica: la capacità di creare mondi, di dissolvere rigide definizioni di linguaggio, di essere, in sostanza, agente di cambiamento. Un’attitudine che secondo Barbieri trova una risonanza naturale con Venezia, città della mutevolezza, dove giochi di luce e acqua disegnano uno spazio in continua trasformazione.

«La musica è la stella dentro», dice Barbieri, «è il desiderio di cose grandi, di vastità. Scintilla di mondi, ci apre all’infinito». Concepita come una forma vivente, la musica si manifesta come organismo autopoietico, capace di evolversi e creare proprie leggi, una metafora del cosmo e del suo incessante divenire. Un processo che, nel fluire del suono, porta chi ascolta in un presente di ascolto profondo e interconnessione con l’universo. È in questa risonanza che la musica si rivela anche come esercizio di empatia, capace di superare visioni antropocentriche e di suggerire «modelli più ecologici di coesistere».

Nel complesso, una presentazione che nel suo ermetismo quasi poetico non sorprende chi conosce la musica di Caterina Barbieri (basata sull’autogenerazione e sull’evoluzione continua), ma che dà anche qualcosa in più: un invito a rispettare le complesse costellazioni umane e non umane che compongono il nostro mondo.