Festival di Venezia/ Sgarbi sulle polemiche per il film di Polanski. «Insopportabile censura frutto di una posizione ridicolmente moralistica e femminista
Festival di Venezia/ Sgarbi sulle polemiche per il film di Polanski. «Insopportabile censura frutto di una posizione ridicolmente moralistica e femminista
VENEZIA - Lo storico e critico d'arte Vittorio Sgarbi commenta la decisione di Lucrecia Martel, presidente della giuria del Festival di Venezia 2019, di non partecipare alla serata di gala in onore del regista Roman Polanski «per ciò che ha fatto in passato. Non voglio alzarmi in piedi ed applaudirlo. Non sarebbe giusto nei confronti di tutte le donne che rappresento e delle donne argentine vittime di stupro».
Commenta Sgarbi: «Parte male il festival se un'opera artistica viene discriminata per una posizione ridicolmente moralistica e femminista della presidente della giuria. Questa insopportabile censura poggia sopra l'inchiesta giudiziaria e la sentenza di condanna, con molte luci ed ombre, per i comportamenti di Polanski non come regista ma come uomo»
Secondo Sgarbi «la confusione delle due posizioni, uomo e artista, conduce a un pregiudizio che è stato riconosciuto dalla stessa presidente. Con quale animo la giuria potrà esprimere un giudizio? Sconfessando la presidente o assecondandola?»
«È evidente - argomenta Sgarbi - che questi criteri di giudizio, condizionati da una esperienza personale dichiarata dalla stessa presidente, porterebbero alla conseguenza di censurare o giudicare, per esempio, negativamente l'opera di Caravaggio, Balthus e persino l'opera di Pasolini che, com'è noto, fu processato per atti sessuali nei confronti di minorenni suoi allievi. Sembra preistoria, ma sarà bene ricordare alla presidente che il Partito comunista espulse Paolini per indegnità»
Conclude Sgarbi: «Il produttore Luca Barbareschi, con queste premesse, ha fatto bene a ritirare il film di Polanski dalla competizione. E sarebbe grave se, dopo la mediazione con il presidente Baratta, lo riproponesse in concorso. Nessun giudizio a queste condizioni potrebbe apparire equanime»
l'Ufficio Stampa
(Nino Ippolito)
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