Da: Newsletter Financecommunity.it
Eguaglianza di genere sul lavoro: ma perché ci interessa così tanto?
Di laura morelli
Venerdì è l'8 marzo, la festa della donna. Un appuntamento che negli ultimi tempi è diventato anche un'occasione per portare l'attenzione sulla discriminazione di genere che esiste in gran parte delle professioni legate al business (un bell'esempio è il Women in Finance, il riconoscimento per le professioniste del settore che si svolgerà domani sera in Borsa Italiana e di cui financecommunity.it è media partner assieme al Corriere della Sera).
Questa maggiore attenzione sta avendo degli effetti. Ogni anno c'è qualche donna che per la prima volta ricopre un determinato ruolo - un esempio su tutte, Stacey Cunninghamm alla guida del NYSE - e lo stesso vale per gli uomini: nel 2018 nel Regno Unito c'è stato il primo uomo laureato al Norland College, un istituto che forma tate per i bambini delle ricche famiglie inglesi.
Cinquant'anni fa questo sarebbe stato impensabile. Come riporta il The Economist in un articolo sul tema, oggi nei Paesi occidentali quasi tutti i lavori sono aperti a entrambi i sessi (ci sono volute delle sentenze per togliere il divieto per gli uomini di essere assistenti di volo o per le donne di essere ferrovieri) e ciò ha portato ricchezza: negli Stati Uniti il 25% della crescita del pil per lavoratore tra il 1960 e il 20120 può essere attribuito a una più equa allocazione dei talenti.
Resta però il fatto che gli uomini lavorano ancora soprattutto con gli uomini e le donne con le donne. Nell'Unione Europea il 69% delle donne è impiegata in un posto con oltre il 60% della presenza di lavoratrici. In Germania, il 69% degli uomini che ogni giorno si reca nel suo luogo di lavoro, se incontra dieci persone sette saranno uomini e tre donne.
Auspicabilmente, ogni luogo di lavoro dovrebbe essere più equo dal punto di vista del genere. Ma perché? Perché l'eguaglianza sessuale è così importante per il mercato del lavoro? Perché ci spendiamo così tanto tempo ed energie per promuoverla? La risposta si racchiude in una parola: ricchezza.
La segregazione occupazionale ha delle conseguenze sulle buste paga delle donne, e lo sappiamo. Ma forse ci rendiamo meno conto che le conseguenze sono molto più ampie e generali.
È come il salario minimo. Non è solo "giusto" da un punto di vista sociale ma è un modo per stabilizzare i consumi e dare un sostegno all'economia. Nel caso del gender pay gap la situazione è la stessa. In Europa, ha rilevato l'Organizzazione internazionale del lavoro, la paga oraria è il 35% più bassa nei lavori a predominanza femminile rispetto a quelli con la maggioranza di uomini. Parliamo di insegnanti o infermieri, per dirne qualcuno. A ottobre a Glasgow, donne delle pulizie, addette al catering e infermiere hanno protestato contro una paga oraria di 3 sterline inferiore a quella dei netturbini. Se più donne raggiungessero occupazioni a predominanza maschile, tutti i professionisti di quel settore, e le donne in generale, guadagnerebbero mediamente di più nel lungo periodo.
Se vi serviva un altro motivo per promuovere l'eguaglianza di genere sul lavoro che non fosse solo una questione morale eccolo qua. Potreste pensarci su, cari uomini, casomai vostro figlio (maschio) decidesse di diventare da grande un insegnante o un infermiere.
NEWSWIRE
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