SIMONE WEIL E LA NECESSITA' DI SOPPRIMERE I PARTITI POLITICI

Nulla è in politica di più pericoloso della passione collettiva. I partiti, al riguardo, sono delle macchine intese a fabbricare la passione collettiva. Conviene dunque sopprimerli. Questo è in poche parole il pensiero di Simone Weil (1919-19443). Tali idee sono esposte nel su breve saggio NOTA SULLA SOPPRESSIONE GENERALE DEI PARTITI POLITICI, pubblicato postumo nel 1950 e ripreso in questi giorni da un editore francese. La filosofa cristiana, impegnata nelle Brigate Internazionali e poi entrata nei ranghi della Resistenza sostiene senza mezzi termini che il pensiero collettivo non è in grado di sollevarsi dal limite dei fatti. Pertanto un partito politico non ha altro fine che sé stesso. "Esattamente come i partiti comunisti staliniani sono animali da ingrassoe che l'universo è stato creato per farli proprio ingrassare" dice Weil, che afferma anche che il tutto è finalizzato al dominio degli esseri pensanti. Si sviluppa così una quantità politica, che estingue il senso critico e la libertà di pensiero. Ma con che cosa, in democrazia, bisogna sostituire i partiti? Da dei circoli culturali e da intellettuali che si ritrovino intorno a riviste di idee, mentenute allo stato di fluidità. Tutto ciò per impedire le dimissioni dello spirito, risultato al quale ormai siamo puntualmente arrivati.
Casalino Pierluigi