Intervista a Sandro Battisti di Stefania Romito

Sandro Battisti, a partire dal 2005, si è dedicato allo sviluppo di uno scenario comune a molti suoi lavori successivi, noto come "Impero Connettivo" dapprima con racconti apparsi inizialmente su NeXT, la fanzine del movimento di cui ha assunto anche la direzione, e con il fumetto Florian, successivamente in più romanzi, tra cui spiccano: PtaxGhu6, scritto in collaborazione con Marco Milani (2010), Olonomico (2012) e L'impero restaurato (2015), con cui vince il Premio Urania (ex aequo con Bloodbusters di Francesco Verso). Suoi racconti sono stati pubblicati nelle antologie Noir no War (a cura di Alda Teodorani e Marco Milani), Supernova Express (a cura di Giovanni De Matteo e Marco Zolin), Frammenti di una rosa quantica (a cura di Lukha B. Kremo), Notturno alieno e Terra Promessa (entrambe a cura di Gian Filippo Pizzo), The origins (a cura di Marco Milani), NeXT-Stream (curato assieme a Lukha B. Kremo e Giovanni De Matteo), oppure in e-book (tra gli altri La mappa è una contrazione e Ancient name). Nel 2009 ha curato l'antologia di racconti connettivisti A.F.O. – Avanguardie Futuro Oscuro..


D - Ciao Sandro, è un grande piacere per me poter approfondire la tua conoscenza. Tu sei stato uno dei fondatori del movimento letterario connettivista, nato ufficialmente nel 2004 con la pubblicazione di un Manifesto. Ce ne vuoi parlare?

R - Fu un'avventura esaltante, fin dall'inizio. Ma aveva i connotati del casuale, perché Giovanni De Matteo aveva stilato il Manifesto almeno un anno prima, in solitaria e me l'aveva proposto. Ricordo di essere stato lì minuti interi a rileggerlo, soppesando ogni singola parola e apprezzandone la carica dirompente, poetica, innovativa, futuribile; solo che all'epoca – fine 2003 – né lui né io né Marco Milani, il terzo angolo del nascente collettivo, avevamo idea di come sfruttare tale intuizione. Fu verso la fine del 2004, quando ero impegnato nella stesura del primo capitolo della saga Impero Connettivo, che mi tornò all'evidenza il documento: lo lessi, dimentico di quello che era, e feci un salto sulla sedia, perché nel frattempo il contenuto era maturato in noi e sapevamo di cosa si parlava; chiamai Giovanni e Marco e da lì a un mese il Connettivismo era nato.

D - Un movimento, quindi, che si propone di coniugare estrapolazione scientifica e speculazione sociale in una sintesi che non disdegna le sperimentazioni tipiche dell'avanguardia. In che modo si riflettono questi aspetti nei tuoi lavori letterari?

R - I miei lavori letterari, di speculazione cerebrale ed empatica, sono costantemente sulla frontiera dell'umano e spesso e volentieri vanno oltre. Amo essere oltre il limite del conosciuto, provo così poca attrazione per le miserie umane da voler costantemente cercare l'espressione dell'inumano, oltre anche il postumano; voglio, in altre parole, sondare l'etereo, spostare la speculazione esistenziale oltre il range dell'incarnato, così foriero di problemi e limitazioni da non interessarmi: percepire il libero fluire dell'energia senziente mi riempie di emozione, attenzione, surrealtà, mi rende libero da ogni miseria umana.

D - Nel 2005 hai iniziato a porre le basi di uno scenario fantascientifico che in seguito costituirà la base di molti tuoi lavori: l'Impero Connettivo. Ci vuoi spiegare di che si tratta?

R - Nasce dalla passione per la Storia, per Roma. Sono nato e vivo a Roma, ed è così naturale essere interessato all'enorme calderone in cui si vive quando si sviluppa il demone della conoscenza storica; altresì, possedere la passione per lo stacco del Fantastico mi ha fatto coniugare – sono o no un connettivista? – la Storia con la Fantascienza, e pensare a un impero che si estende sì sullo spazio, ma anche sul tempo, è stato davvero facile. Inoltre, inserirci elementi esoterici, altra mia passione, mi ha fatto intravedere il lato occulto della nostra esistenza, e pensare ai Nephilim di biblica memoria e inserirli come imperatori e demiurghi del genere umano e postumano è stato proprio un attimo. Al momento ho scritto svariati romanzi e una pletora di racconti imperiali, il tutto per descrivere al meglio un organismo statale in continua espansione e modificazione; il penultimo romanzo, Olonomico, e la raccolta di racconti imperiali, I dispacci imperiali, sono usciti per Kipple Officina Libraria nell'ambito della collana Spin-Off. L'ultimo romanzo edito, L'impero restaurato, è uscito invece sempre alla fine del 2015 come vincitore del Premio Urania Mondadori.

D - Questo Stato modellato sull'esempio dell'Impero romano, il cui il dominio si estende su spazio e tempo, governato da una stirpe di alieni semieterni, rappresenterà lo scenario privilegiato di molti tuoi racconti pubblicati sulla rivista del movimento (NEXT) e di diversi romanzi tra cui "L'impero restaurato" con il quale ti aggiudichi il Premio Urania nel 2015. Ti aspettavi di riuscire a conseguire questo importante riconoscimento?

R - Onestamente, no. Non pensavo di vincere il Premio. Devo dire che averlo vinto non mi ha smosso nessun sentimento particolare, ho semplicemente avuto un riconoscimento che certo è importante, ma a parte ciò mi sono sentito sempre come uno scrittore che prova a sondare il continuum nei suoi aspetti ineffabili, ponendomi sempre oltre il limite e l'incarnato; anzi, se posso essere ancora più ardito, ora sono ancora più interessato all'inumano di prima, e se il Premio Urania dovesse essere il mio ultimo riconoscimento, ciò mi lascerebbe completamente indifferente: è troppo importante, per me, pensare e scoprire cosa esiste oltre, quali sconvolgimenti frattalo-quantici operano nel nostro misero mondo di esistenza, quali traguardi l'esplorazione dei continuum pone senza soluzione di continuità… Cosa volete importi di un pur importante riconoscimento, in questi ambiti semantici? Ho sentito il fantastico calore dei Premi importanti, ed è una sensazione di famiglia e apprezzamento, di cui ringrazio, ma non sono più umano, ormai.

D - In questo straordinario romanzo di fantascienza il futuro si intreccia con la Storia. Due imperi, quello bizantino di Giustiniano I e quello dell'Impero Connettivo governato dal sovrano Totka_II, entrano in contatto in un affascinante intreccio spazio-temporale. Cosa hanno in comune questi due mondi diametralmente opposti?

R- In comune c'è Roma. Entrambi gli imperi nascono da Roma, anzi lo Stato Connettivo genera Roma, poiché il Nephilim è la causa dell'umanità e poi della postumanità. Gli imperi affascinano sempre, e il concetto di dominazione è quanto di più bieco l'umanità possa esprimere: per questo il concetto imperiale non morirà mai e ci sarà sempre qualcuno che vorrà sottomettere più individui possibili, in barba alle esigenze di esistenza psichica di ognuno di noi, di ogni clan, gentes, popolo. L'uomo domina, sottomette, rende le cose prossime al suo bieco delirio di bassa onnipotenza, ed ecco perché parlo dell'inumano, per questo motivo narro della trascendenza e tratto ogni fatto incarnato come un'orrenda e vomitevole deviazione iperliberista.

D - Insieme ad altri connettivisti hai scritto il cortometraggio "La trentunesima ora" nel quale hai partecipato anche come attore. Quali sono le sensazioni che hai provato nel far rivivere sulla scena un tuo personaggio?

R - Amo far Cinema. Purtroppo ne ho realizzato pochissimo per motivi di budget, quanto basta però per comprendere che il media ha potenzialità incommensurabilmente superiori alla scrittura: un'immagine ha un peso specifico notevolmente più elevato rispetto alla parola scritta, che altro non è che un simbolo grafico che si presta a interpretazioni e balzane imitazioni. La parola rappresenta un'emulazione imprecisa del nostro sensorio, l'immagine sa essere notevolmente più definita e chirurgica.

D - Non solo scrittore, attore ma anche ideatore e conduttore di un programma radiofonico. Parlaci di questa tua altra grande passione.

R - Beh, la musica rappresenta un'altra bella fetta della mia anima. Parliamo di sonorità di frontiera, ovviamente, per cui ascolto Gothic, Electro, Dark ambient, psichedelia, Industrial, acidumi tecnologici vari e lamentazioni oscure dell'anima sospese nell'aria. Per un po' di anni ho tenuto una trasmissione settimanale, Tersicore, in cui mischiavo brani dei generi elencati sopra con brevi reading personali e notizie provenienti dal mondo dell'arte, della SF, della tecnologia e quant'altro interessasse il continuum connettivista, mondo editoriale compreso che con Kipple Officina Libraria – www.kipple.it – occupa il posto della proposta artistica affacciata sull'asfittico mercato librario, prevalentemente rivolto al genere Fantastico. L'impegno che comportava Tersicore, però, era notevole, e i risultati assai scarsi; accarezzo di tanto in tanto l'idea del ritorno a trasmettere, così come mi piacerebbe fare ancora Cinema e pubblicare altri numeri di NeXT, la rivista del Movimento: il tempo è però poco, l'onda del riflusso mi ha colpito e delle decine di progetti che in dodici anni di Connettivismo abbiamo partorito e realizzato, alcuni sono rimasti solo sulla carta mentre altri hanno avuto una vita e una fine, e credo proprio che debba farmene una ragione di alcune cose che non potrò più realizzare, perché hanno vissuto il giusto e io non riesco ancora a scrollarmi di dosso l'incarnato. To be inhuman, soon…

E' stato stupendo, Sandro, parlare con te dei tuoi lavori letterari! Ci hai proiettato nello spazio in un avventuroso viaggio interstellare che non dimenticheremo e hai stimolato la nostra fantasia come solo i Grandi sanno fare.

Stefania Romito (Ophelia's friends)