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Ferrara città di Scrittori: Giovani Poeti decollano, sublime 2.0

Gruppo del Tasso Ferrara-Italia


http://ricerca.gelocal.it/lanuovaferrara/archivio/lanuovaferrara/2014/02/04/NZ_26_01.html


LA POESIA COLLETTIVA SALVERÀ FERRARA  *di Matteo Pazzi


04 febbraio 2014 —   pagina 26   sezione: Nazionale
La poesia collettiva salverà Ferrara e mi riferisco all'introduzione de I poeti del Duca (2013) di Matteo Bianchi, a Poeti di Corrente. Antologia del Collettivo “Corrente Improvvisa” (2013), a L'amore è qualcos'altro (2013) di Casalicchio-Bianchi, all'Elegia dell'inverno (2013) di Alberto Amorelli, a Segno dei Pesci. Ascendente Acquario (2010) di Rita Bertoncini, a Le sette vite di Penelope (2011) di Eleonora Rossi, a Leggende (2009) di Riccardo Corazza, agli inediti in versi di Sara Macchi e Linda Morini: Matteo Bianchi ha intuito un nuovo possibile percorso per la poesia del XXI secolo. Nelle scuole di ogni ordine e grado, in via generale, si studiano i movimenti letterari e gli autori più rappresentativi di questi ultimi. Si tratta un orrido riduzionismo accademico ex post. Facendo un esempio politologico è risaputo come prima nasca il nazionalismo e poi la Nazione. Gli studi storico-politologici hanno ampiamente dimostrato come prima nasca il Fascismo nazionalista e, poi, i fascisti nazionalisti ricostruiscano un'immagine mitico-mitizzata della Nazione. Simile tecnica vale anche in letteratura. Prima nasce Baudelaire e in un secondo tempo “qualcuno” inserisce un insieme di autori nel cosiddetto “simbolismo”. Il Futurismo non sfugge a tale logica anche se ribaltata: prima una serie di personaggi pensano a una poetica futurista e, in un secondo tempo, generano il manifesto futurista (Soffici), da qui nasce il movimento letterario e si innesca il riduzionismo categorizzante. Matteo Bianchi, grazie alla sua attività critica e alle sue iniziative letterarie antologiche, ha e sta scardinando le dinamiche critico-letterarie accademiche indicando in maniera tacita una nuova soluzione per la poesia contemporanea. Tale nuovo percorso, ancora tutto da esplorare, lo definirei come “poesia collettiva”. Come la corrente elettrica in un filo elettrico, un insieme di persone si mettono a fare poesia insieme pur mantenendo la loro individualità espressiva. Un po' come in Wu Ming, si giunge a trasvalutare l'idea della poesia come fatto emotivo individuale per re-inventarla come sentire comune. Non più una “social catena”, ma una “poetica catena” nella quale ognuno può davvero “contribuire con un verso” (Whitman) alla realizzazione di un'opera di insieme. La poesia collettiva si può tradurre nella concretezza in un fiume non prestabilito (in quanto “vivo”) di “stanze” o “sezioni” o “parti”. Solo persone appartenenti a nuove generazioni possono generare un esperimento di poesia post-novecentesca di carattere collettivo, poiché occorre essere lontani dagli orrori del Novecento per mettere a nudo il proprio cuore (Baudelaire) non di fronte, ma insieme ad altre persone. Il poeta cessa d'essere poeta singolo per dare spazio alla poesia. Nell'epica, in un certo senso (Omero), accadde qualcosa di simile. Una poesia collettiva potrebbe far cessare o interrompere il dualismo “autore” - “movimento letterario” (o movimento letterario nel quale si riconoscono vari autori) attraverso la comune creazione di un'opera collettiva. L'opera di poesia abbraccia l'autore moltiplicato, spingendolo al di là di ogni movimento letterario. Forse la poesia del XXI secolo risiede-risiederà anche nella revisione dell'idea di autore-poeta e nella creazione di una nuova "funzione-ruolo" dell'opera poetica, concepita come cammino-insieme. Un esperimento di forte discontinuità con il passato.

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*nota di Roby Guerra futurista


*tra gli autori segnalati in La Città Lunare... (Este Edition, 2006)

 

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